Approfitto di queste ore estive e bollenti, cari lettori, per darvi una notizia in anteprima assoluta; non molto allegra (almeno per il sottoscritto) ma pur sempre una notizia: Romano Prodi sarà il prossimo Presidente della Repubblica. Lo scoop non è certo, ma ci sono ottime probabilità che si avveri. E vi spiego subito il motivo.

Anzitutto perché, nonostante la crisi dei partiti, la crisi economica, l’antipolitica e tutto il resto, quello di Romano Prodi rimane – a mio avviso del tutto immeritatamente – un nome spendibile e che a livello parlamentare metterebbe d’accordo un po’ tutti: da Di Pietro, che con il governo del professore è stato già ministro, a Casini, come Prodi proveniente dal mondo democristiano e particolarmente incline, specie ultimamente, ad alleanze trasversali; per non parlare del Partito Democratico, che ha nell’ex presidente della Commissione europea un riferimento quasi spirituale.

Dunque, tra le possibili (non molte, dopo il terremoto del grillismo), quella di Prodi sarebbe figura spendibilissima per una candidatura al Quirinale. Anche perché da un po’ di tempo il Nostro si è defilato dal mondo romano, pur non essendoci mai uscito del tutto. E qui arriviamo alla seconda ragione su cui poggia lo scoop che vi servo quest’oggi. E cioè il fatto che Prodi – lo dico per coloro che ancora lo ignorassero – è il vero regista del governo Monti. Il solo che lo avesse in mente ben prima che lo spread prendesse a ballare in alto. Non lo dico io, bensì fonti insospettabili come il quotidiano La Repubblica. Che il maggio scorso, a proposito di Prodi, riportava: «“Serve un ricambio” ripete […] osservando […] Mario Monti» (“La Repubblica”, 15/5/2011, p. 9).

Straordinario, non trovate? Prodi – ben prima che la tempesta si abbattesse sull’Italia e sul governo Berlusconi – sapeva già tutto. Una notizia, questa, confermata anche da un articolo che abbiamo già ripreso [1], quello del giornalista Fabio Martini, pubblicato sul quotidiano La Stampa, nel quale si riferiva di «un incontro di cui nulla si è saputo, riservato a pochi e selezionatissimi invitati» tenutosi il 18 luglio al Ca’de Sass, storico palazzo della finanza milanese, al quale – oltre a Carlo De Benedetti (uno a caso), Giovanni Bazoli (un superbanchiere) e Corrado Passera (un futuro ministro!) – parteciparono anche Monti e Prodi. Interessantissimo il colloquio tra quest’ultimo e il futuro premier: «Poco prima che il convegno avesse inizio in un angolo si erano appartati Prodi e Monti. Il primo dice al secondo: “Caro Mario, secondo me Berlusconi non se ne va neppure se lo spingono, ma certo se le cose volgessero al peggio, credo che per te sarebbe difficile tirarti indietro”. Monti resta colpito. Conosce bene Prodi, sa che il professore non è tipo da sprecare parole, soprattutto non è mai uscito dai giri che contano» (“La Stampa”, 24/7/2011, p.11).

In realtà nulla di nuovo, dato che Prodi – come abbiamo visto – pensava a Monti da mesi. E questo ci fa capire come, anche se in apparenza defilato, il professore sia in verità sempre stato presente ai piani alti. Del resto, già a maggio 2011 le cose erano piuttosto chiare. Tanto è vero che Fabrizio Rondolino, giornalista che conosce bene il mondo di centro-sinistra (essendo già stato consigliere di Massimo D’Alema), in quei giorni scriveva: «Il suo ritorno (per ora soltanto sui giornali […]) non è, come qualcuno vorrebbe far credere, l’amichevole rimpatriata di un pensionato prodigo di consigli, ma la definizione di una strategia molto precisa che ha nel 2013, l’anno del Quirinale, il suo punto d’arrivo e, almeno per i prodiani, il suo sbocco naturale» (“Il Giornale”, 19/5/2011, p.8).

Lo stesso Bersani, intervistato sempre a maggio 2011 sull’ipotesi di Prodi al Quirinale, non ha potuto negare più di tanto: «Finché c’ è Napolitano, un grande presidente, non parlo del Quirinale se non per sbarrare la porta a Berlusconi. Non è in dubbio la mia stima per Prodi ma qui mi fermo» (“La Repubblica”, 31/5/2011, p. 9).

Insomma, la strategia è quella che avete capito: anche se ben nascosto, il professore si sta scaldando a bordo campo da tempo (L’Espresso ne scrisse addirittura a marzo 2011 [2]), certo che quando sarà il momento una maggioranza parlamentare disposta sostenerlo ci sarà. Ben compatta, per giunta. Bene, ora che lo sappiamo è il caso di chiederci: il centro-destra sarà in grado di evitarsi (ed evitarci) questa ennesima fregatura?

[1] Cfr. https://giulianoguzzo.wordpress.com/2012/07/06/quando-e-nato-davvero-il-governo-monti/; [2] Cfr. Damilano M. Prodi, tentazione Quirinale: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/prodi-tentazione-quirinale%3Cbr-%3E/2145960