
Dopo le surreali risate dell’altro giorno, ecco spuntare un altro spezzone dalla trasmissione del podcast Muschio Selvaggio in cui Fedez ne fa un’altra delle sue. Nell’estratto, commentando la frase di papa Francesco sulla ragazza scomparsa – «Emanuela è in cielo» –, il giornalista Gianluigi Nuzzi osserva: «Fa pensare che evidentemente sia mancata»; e il rapper subito ironizza: «O che faccia la pilota». Una battuta che dice purtroppo parecchio di chi fa. Ma il punto, vorrei dire, non è questo.
Sarebbe infatti sbagliato prendersela con Fedez e con la di lui non meno celebre consorte, Chiara Ferragni – la stessa che, per osteggiare la «destra», lo scorso agosto disse che nelle Marche è «praticamente impossibile abortire» (balla enorme: lì l’aborto è eseguibile nel 93% delle strutture sanitarie, contro la media nazionale del 62%). Quello contro cui scagliarsi è invece altro: un sistema mediatico che da anni – direi dal debutto del Grande Fratello, quando i social albeggiavano o non c’erano – alimenta un meccanismo perverso.
Il meccanismo è quello di trasmissioni televisive, radiofoniche o grandi manifestazioni – come possono essere Sanremo o il Concerto del Primo Maggio – in cui figure magari anche simpatiche e con delle discrete capacità artistiche, di colpo, vengono elevate ad intellettuali; a gente che possa parlare di aborto come dei più complicati gialli italiani, spaziando dalla bioetica alla Chiesa, alla cronaca nera senza averne titolo. Attenzione, non auspico il diritto di parola per i soli “esperti”. Ma neppure assicurarlo a personaggi che boh, ecco, è sempre un gran affare.
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Figuriamoci quando queste figure non sono nemmeno simpatiche e mancano di qualsivoglia capacità artistica…
Caro Giuliano hai proprio toccato il punto e poi questa grande ignoranza viene strumentalizzata per imbonire le masse altrettanto ignoranti. Ciao la tua amica Stella che ti segue da più di 13 e ti prediceva che avresti fatto un’ottima carriera.
Ciao Stella! Un abbraccio
Più che altro è il peso che viene dato a quelle parole: se ognuno può dire ciò che pensa, e ci mancherebbe altro, il problema è che dire qualunque cosa, anche la più inopportuna, genera contenuti virali, views e condivisioni (quindi potere economico di chi è capace di generare contenuti virali a basso costo), il livello qualitativo della discussione si abbassa.
Oltre a ciò conta anche la propensione media degli utenti di confrontarsi con contenuti brevi e non con approfondimenti di un’ora, per cui è vero, come ha detto il fratello di Emanuela Orlandi, che si è parlato per un’ora di lei, ma la viralità l’ha ottenuta la battutaccia e non il contenuto.
Io invece auspico proprio la riduzione di parola ai soli esperti. Uno per maggioranza uno per opposizione e basta. Ognuno si fa la sua opinione. Chiacchiere ridotte del 50%. Orecchie e cervello ringraziano!