
C’è un modo decisamente semplice per affrontare o addirittura chiudere la discussione – che si apre in modo spesso polemico -, sul sessismo, le discriminazioni e il «destino biologico» come odioso tentativo di relegare la donna solo ad alcuni ruoli e cariche: chiarire che la parità non sarà mai identità. Infatti, posto che alcune tesi sono inventate o banalizzate – per esempio quella, appena citata, del «destino biologico» (affermare che uomini e donne abbiano mediamente inclinazioni differenti, non significa escludere le eccezioni) -, va chiarito che è sacrosanto spendersi per la parità dei diritti tra sessi.
Tra l’altro, trattasi di tema su cui proprio la cultura cristiana ha tanto da dire e tantissimo ha già fortunatamente detto: se al posto dell’Occidente così come lo conosciamo, oggi ci fossero stati o il solo mondo greco romano – privo dello straordinario apporto del cristianesimo – oppure quello islamico, le pari opportunità su cui tanto ci scaldiamo non sarebbero un discorso a metà, bensì un capitolo ma iniziato. È bene ricordarselo. Detto ciò, ben venga ogni iniziativa che metta bambine e bambini, ragazze e ragazzi sullo stesso piano, perché la parità rappresenta davvero un fronte cruciale, su cui ogni sforzo è da salutare positivamente.
Questa consapevolezza però non deve e non può oscurare un aspetto: la parità di diritti non potrà mai portare all’identità tra i sessi (mi scuso se non impiego il termine «generi»: sono, mea culpa, rimasto alla «Costituzione più bella del mondo», del gennaio 1948). Per un motivo semplice: maschi e femmine sono differenti. Certo, condividono la medesima identità dignità umana – ci mancherebbe altro! – e ciò che li unisce è molto più di ciò che li differenzia: tutto vero. Ma esistono e resistono differenze il cui mancato riconoscimento costituisce elemento grave, perfino di violenza. Alludo a differenze comportamentali, di gioco e di attenzione, riscontrate in neonati di pochissimi mesi di vita.
Alludo, poi, a quanto osservato nei cuccioli di primati, che si può escludere siano influenzati dal temibile patriarcato ma riflettono schemi d’azione assai simili agli umani. E non solo i primati: se si considera la cura dei piccoli – il temibile «accudimento» -, si scopre come essa coinvolga le femmine pressoché ovunque mentre le cure paterne risultano facoltative, e vengono osservate al massimo nel 5% delle specie di mammiferi. Beninteso: l’esistenza di simili differenze, nelle quali l’influsso biologico ed ormonale è inoppugnabile, non autorizza il perpetuare equilibri arcaici e che lo stesso, vituperato Medioevo ha scardinato, dato che proprio da quell’epoca abbiamo traccia di donne alle prese con professioni di tutto rispetto e perfino esercitanti il diritto di voto.
Repetita iuvant, allora: viva le pari opportunità, sacrosanto diritto, abbasso la pretesa identità tra uomini e donne. Non c’è un Paese al mondo – non uno, inclusi i più progrediti – dove maschi e femmine siano egualmente distribuiti nelle professioni. Anzi, a dire il vero i lavori maggiormente a rischio, quelli in cui ci si lascia la pelle più spesso, restano specialità maschile. Ci son, pure qui, le eccezioni – si pensi a Luana D’Orazio, la ventiduenne morta i primi di maggio a Prato, nella fabbrica tessile dove lavorava -, ma la tendenza generale resta chiara. E di ciò, ovviamente, nessuna femminista si lamenta e molto di rado si sente parlare; ma basta ed avanza a chiarire che sì, davvero la parità non sarà mai identità.
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Le donne moderne ritengono la maternità un ostacolo alla propria realizzazione. Grazie anche alla paternità responsabile tirata fuori dal mitico vaticano II il popolo italiano si sta estinguendo, nel menefreghismo degli italiani.
Le donne col velo fanno più figli di quelle in minigonna. Tra un paio di generazioni la parità di genere sarà bandita.
La sopravvivenza genetica del popolo Italiano è un argomento che ha senso solo per chi crede che l’umanità debba per forza essere divisa per discendenza di sangue.
Tra 1000 anni il popolo italiano o francese o tedesco non esisteranno più , ma continueranno (se Dio vuole) ad esistere le persone , con altri nomi ed altre aggregazioni . È patetico credere che l’attuale situazione geografica e politica si mantenga all’infinito , ed è patetico credere che sia volontà di Dio che questo avvenga.
La “patria”, così come le razze , sono concetti esclusivamente umani , perché per Dio siamo tutti uguali, e infatti mai Gesù a parlato alle singole nazioni o ha dato importanza alla appartenenza geografica o etnica , ma ha sempre parlato alle singole persone.
Sinceramente di essere discendente di nobili o plebei, italiani o tedeschi o africani o esquimesi non me ne frega niente . Per Dio conta dove vai, non da dove vieni.
Basta leggersi il Catechismo della Chiesa Cattolica per scoprire che l’amor di Patria è dovere discendente dal IV Comandamento…
@Luigi , ma infatti l’articolo 2199 del CCC è una forzatura di quanto mai espresso in questi termini da Gesù, che dovendo rivolgersi ai presenti del tempo doveva necessariamente riportare esempi che fossero comprensibili.
L’articolo parla di un onore al padre ed alla madre che “si estende infine ai doveri degli alunni nei confronti degli insegnanti, dei dipendenti nei confronti dei datori di lavoro, dei subordinati nei confronti dei loro superiori, dei cittadini verso la loro patria, verso i pubblici amministratori e i governanti”, ed è evidente figlio di culture di sudditanza.
Si confonde l’onore con il rispetto, che è dovuto a tutti in funzione del ruolo momentaneo assunto da una persona rispetto all’altra. Rispetto che è però sempre subordinato alle leggi e alle normali norme di educazione umana e che deve essere reciproco. Altrimenti ritorniamo al tempo del saluto al capoufficio alzandosi in piedi.
Nei confronti della Patria poi, che è un termine generico che può essere tutto e niente, mai Gesù si è espresso . Non a caso se nei secoli le varie “patrie” fossero state rispettate saremmo oggi nella stessa situazione di 2.000 anni fa, mentre invece tutto è cambiato intorno a noi senza che ci spostassimo di un di metro
D’altra parte basta semplicemente vedere la storia dello Stato Pontificio, o Stato della Chiesa. Un abitante di Roma sarebbe stato chiamato ad “onorare” lo Stato Pontificio fino al 1870 e ad onorare allo stesso modo lo Stato Italiano dal 1870 in poi, senza spostare la sua casa di un millimetro. Ed allora quale è la “patria” da onorare? Tutte le “patrie” sono legittime, per il solo fatto di esistere ? E la patria dei curdi, per esempio, è la regione del Curdistan, o è la Turchia ? C’è corrispondenza tra patria e nazione ? Cosa bisogna onorare , la patria o la nazione ?
E questo romano di prima, che se fosse nato 2000 anni prima sarebbe stato etrusco, ed a cui quando è nato hanno insegnato a difendere i confini della “patria” pontificia fatta di marche e lazio, ed improvvisamene è stato chiamato a difendere i confini di una nuova “patria” , dalle alpi alla sicilia? Ma allora la vecchia era sbagliata ed i vecchi nemici erano invece amici ?
Col nome di patria si chiama tutto e niente, ma la realtà è che le varie patrie sono solo concetti facenti parte di una tradizione umana in continua lenta o forzata trasformazione, mentre l’amore di Cristo per il prossimo non è mai subordinato alla appartenenza alla stessa patria umana (vedi parabola del buon samaritano, che soccorre uno sconosciuto). Quindi uccidere un uomo in nome della “patria”, magari su ordine dei governanti del momento, è attività magari umanamente lecita ed anche comprensibile, ma non collegata ai comandi di Gesù.
Diciamola tutta: secondo gli anni, le morti sul lavoro in Italia sono di uomini fra il 95% e il 98 % dei casi.
Solo che sono appunto maschi, per cui razza inferiore di cui l’80% dei membri potrebbe tranquillamente scomparire lasciando Gaia più pulita e respirabile.
La nauseabonda pretestuosità del vittimismo femmineo – “mi ha guardato per 0,3 secondi!” Coprirsi no, eh? – è dimostrata scientificamente dal fatto che nessuna pretesa in materia di quote rosa venga avanzata per miniere, autotrasporti, piattaforme di trivellazione, lavori boschivi, etc. etc. etc.
La femmina media occidentale pretende tutti i diritti della civiltà costruita dagli uomini in cinquanta secoli di sacrifici, sangue e sudore, senza nessuna contropartita in fatto di doveri.
Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi. L’incipiente alluvione di maschi che si “scoprono” femmine per godere dei privilegi annessi alla condizione – magari con utero in affitto e/o artificiale – travolgerà tutto questo teatrino disgustoso.
E mi dispiace dirlo, anche quella delle “pari opportunità” è solo volgare menzogna.
Come se un laureato in legge pretendesse pari opportunità con un ingegnere (e viceversa).
La verità è che il femminismo, da subito, ha posto il fondamento della superiorità ontologica della femmina sul maschio. Il resto è solo stato fumo, tanto fumo…
Hai intenzione di partecipare al concorso “misogino dell’anno” e ti stai esercitando? O l’hai già vinto e vuoi mostrare a tutti quanto sei bravo?
C.V.D.
Mancando gli argomenti, si butta tutto sul personale.
Barbara tu sai quanto siamo in disaccordo su molti argomenti ..eppure non è la prima volta che sono costretto a farti un applauso a scena aperta. Spero che queste manifestazioni di sessismo, neppure troppo latente , di molti che scrivono su questi blog ti faccia aprire gli occhi su quali tipi di compagni di viaggio a volte ti sei scelta su altri argomenti , e ti faccia magari avere un occhio un po’ più aperto alle istanze di chi ti dice che dietro alla apparente difesa del diritto di opinione c’è la sostanziale difesa del diritto di offesa e discrimine.
Tu invece di argomenti sei ricchissimo, vedo, a partire da dati e percentuali.
Oltre al fatto che ho commentato il tuo commento, non la tua persona, ma forse cogliere la differenza è un’impresa troppo grossa per le tue capacità. Se poi vogliamo puntualizzare, i morti sul lavoro nel 2020 in base ai dati Inail sono stati un po’ più di 2000, di cui l’82% uomini, mentre le persone morte in incidenti domestici sono state 8000, la quasi totalità donne. Ma tu crogiolati pure nel tuo vittimismo di povero maschietto morto sul lavoro al 98%.
@Mentelibera65: ti ringrazio per l’esplicito apprezzamento, però devo dire che io non scelgo mai “compagni di viaggio”: valuto le posizioni di ognuno su ogni singola circostanza e decido se manifestare accordo, manifestare disaccordo o menare botte da orbi – fermi restando, beninteso, alcuni principi non negoziabili: se Giovanni Brusca esprimesse opinioni identiche alle mie su questo o quel tema, non credo proprio che mi verrebbe in mente di manifestare il mio accordo e fargli pervenire il mio appoggio. Ma alla mia veneranda età (banale e un po’ insulso modo di dire: in realtà chiunque si ritenga venerabile solo per il fatto di avere un sacco di anni è un emerito imbecille) ho imparato a valutare e prendere in considerazione piuttosto i tratti brevi che i viaggi interi, che troppe incognite possono nascondere lungo il percorso. Quanto al sessismo e alla misoginia, li ritrovo spesso e volentieri in tutte le parti politiche, a volte nascosti dietro le “sane tradizioni antiche”, a volte dietro il cosiddetto progressismo che pretende di dare dignità di donna al mediocre atleta che dichiara di “sentirsi donna” per stravincere in gara con donne vere grazie alla propria muscolatura maschile, capacità polmonare maschile,, potenza cardiaca maschili e un paio di chili di testosterone.
“Oltre al fatto che ho commentato il tuo commento, non la tua persona”
Hai dato del misogino a me, non al mio intervento.
Dopo di che hai rincarato; a parti inverse sarebbe stato “mansplaining”, ma ovviamente così è invece permesso e auspicato.
Per non farti mancare nulla, ironizzi infine grevemente sui morti sul lavoro (che appunto sono in grande maggioranza maschi).
Comunque a breve qualsiasi opinione non prona all’ideologia woke sarà reato – a questo serve il ddl Zan – così tu e le altre menti risvegliate sarete “libere” di contarvela e ricontarvela a vostro piacimento.
@Barbara. Apprezzo sempre l’onestà intellettuale.
Personalmente sono assolutamente contro la partecipazione di atlete transessuali a competizioni femminili, e d’altra parte le federazioni nazionali ed internazionali lo vietano espressamente persino quando si tratta di atlete donne nate con degli squilibri ormonali (vedi la storia di Caster Semenya). Non so come sia potuto venire in mente agli Stati Uniti di autorizzare questo abuso nelle gare minori, che saranno anche minori ma danno accesso a borse di studio etc etc, ma credo che se ne riparlerà a livello giudiziario e vedrai che verranno vietate.
Per quanto riguarda i compagni di viaggio io ho imparato a leggere sempre tra le righe i vari Luigi , ma anche le varie Costanze o altri che siano. Perchè le ragioni, a volte ben argomentate, sono la coperta pulita che copre il vero cadavere.
Ed il vero cadavere può essere il disprezzo o la misoginia , ma anche la preparazione del terreno per una discesa in campo politica a fianco di questo o quel partito in funzione di una elezione locale o nazionale, da cui poi deriva un vantaggio personale reputazionale ed economico.
Partito del quale si condivide la linea politica molto più di quanto si dia importanza alle parole del Vangelo, utilizzate come mezzo di promozione personale invece che come scopo di vita.
Credo che con le persone come te, Barbara, si possa sempre, pur nella distinzione di idee, avere un dialogo costruttivo ed arrivare ad una sintesi comune oppure ad una onesta conta democratica basta su opinioni opposte ma dignitose.
Detesto invece chi pur di far vincere la propria parte è disposto a mentire a diffondere mezze verità , secondo una ideologia che fa sempre prevalere se stessi sul diritto altrui, accada quel che accada.
Da cattolico , vedendo la vita di Gesù, egli praticava la tipica disobbedienza civile: manifestava le proprie opinioni e ne subiva le conseguenze dirette su se stesso, senza mai scansarsi.
D’altra parte egli promette il centuplo più le persecuzioni, e le due cose non possono essere scisse.
Questi cattolici che invece a tutti i costi vogliono evitare le persecuzioni o persino la lontana possibilità di essere perseguitati, cercando di orientare la società sempre secondo i propri pensieri, anche se minoritari ed incidenti sulle libertà altrui, mi infastidiscono perchè non è questo che Gesù ci detto di fare.
Salve
Per quanto riguarda gli atleti trans, oltre alla questione delle borse di studio, che è comunque importantissima, c’è che nessuna donna potrà mai più battere un record e vincere una gara, per non parlare delle due lottatrici che hanno avuto il cranio sfondato dall’avversaria trans, mentre un sollevatore di pesi neozelandese è stato ammesso alle prossime olimpiadi come donna.
Quanto all’altra questione, io leggo dentro le righe e tra le righe, e valuto di volta in volta senza preconcetti – in un paio di occasioni mi è capitato addirittura di trovarmi d’accordo con Sgarbi, pensa tu. E quanto ai cattolici – un buon numero di cattolici – mi sconvolge l’indifferenza al genocidio cristiano in atto in tutto il mondo islamico, il silenzio. “Il silenzio incoraggia sempre il torturatore” ha detto Elie Wiesel, che di torturatori se ne intendeva. E questo osceno silenzio è il peccato più grave che, in un momento come questo, un cristiano possa commettere.
Appunto… nonostante tutto il lavorio per annientarla, la lingua italiana è ancora lì. E questa frase è un attacco personale:
“Hai intenzione di partecipare al concorso “misogino dell’anno” e ti stai esercitando? O l’hai già vinto e vuoi mostrare a tutti quanto sei bravo?”
L’insulto è chiaramente e inequivocabilmente rivolto a me.
“Personalmente sono assolutamente contro la partecipazione di atlete transessuali a competizioni femminili”
Perché sei transfobico.
Mi pare ci sia appena stata una giornata, nel vostro calendario balengo, dedicata proprio alla condanna di omofobia e transfobia.
Attenzione, c’è sempre qualcuno più “puro” che ti epura…
L’ha ripubblicato su Organon.
Pingback: La parità non sarà mai identità – l'ovvio e l'evidente
Per rispetto nei confronti dell’autore e responsabile del blog, inserisco qui i dati sugli infortuni lavorativi mortali accaduti a personale femminile nel quinquennio 2015-2019, sul totale dell’anno (cifre desunte dal sito INAIL):
– 2015: 8,93%;
– 2016: 9,67%;
– 2017: 9,67%;
– 2018: 9,24%;
– 2019: 8,19%.
I dati sono superiori a quelli da me forniti sul tamburo. Me ne scuso, rimanendo però che la percentuale delle morti maschili è sistematicamente superiore al 90%.
L’evento eccezionale (almeno si spera) costituito dal 2020 è tanto umanamente considerevole quanto statisticamente dannoso, proprio per via della sua eccezionalità (sarebbe l’ABC della statistica, ma tant’è).
Più in generale, non volendo dar adito a polemiche sterili, la semplice logica classica dice che – una volta affermato che A=B – ne discende immediatamente che B=A.
Le donne avendo preteso e ottenuto di essere uguali agli uomini, da sessant’anni a questa parte, risulta ovvio che vale anche il contrario.
Inutile indignarsi allora per le conseguenze delle cause che si sono volute e cercate.
Le donne hanno invaso plurimillenari ambiti maschili (fondamentalmente con disastri ineguagliabili), tocca loro ora sopportare il risvolto della medaglia; nello sport come nella politica e in tanti altri contesti (con similari, inesausti disastri).
Se, per fare solo un esempio, a parità di ISEE si riducono le tasse universitarie alle studentesse (come già succede) piuttosto che edulcorare i parametri di arruolamento per le aspiranti “soldate” (idem), inutile indignarsi se allora qualche maschietto si trova improvvisamente a disagio nei suoi abiti (che tanto ormai sono unisex…).
Tantissime donne hanno fatto lo stesso giochetto, in quest’ultimo mezzo secolo. Una volta pretesa l’uguaglianza, questo è il risultato.
Ancora più in generale, san Paolo è sempre lì: scripta manent, verba volant.
Chi ha scelto il mondo pensi e faccia quello che vuole. Chi vuole optare per Cristo, sa che non deve andargli dietro, al mondo.
In base alle stime Istat 2018, in Italia, la speranza di vita alla nascita per le donne è di circa cinque anni superiore a quella dei maschi (85,2 – 80,8). A livello mondiale la differenza è più o meno la stessa (72,8 – 68,4). La cosa viene tranquillamente accettata.
A parti invertite, un divario così marcato generalizzato e persistente, avrebbe scatenato il rancore femminista e la mobilitazione politica, per ottenere una qualche affirmative action a titolo di riparazione e risarcimento permanente. Con soddisfazione generale.
Il rancore femminista è però considerato un rancore buono, come del resto è reputato buono il razzismo nero o la discriminazione verso gli studenti maschi; si arriva al caso del sindaco femmina di Chicago che non parla coi giornalisti bianchi (solo maschi o anche femmine e incerti? Boh!).
Almeno si cessasse la finzione ipocrita dell’antirazzismo e dell’antisessismo, che non sono veramente tali ma solo la meschina scusante morale per chi non ha nemmeno la schiettezza di dire “sono razzista” o “sono sessista”.
Intanto che qualcun* si dava ai discorsi d’odio misandrico, fra giovedì e venerdì altri otto uomini sono morti in Italia sul lavoro.
Non hanno avuto una centesima parte dello spazio (giustamente) riservato a Luana D’Orazio; nemmeno i nomi sono riuscito a conoscere, trattandosi di non-persone. Poi quando una massa critica sufficiente di queste non-persone si stancheranno di tirare la carretta ricevendo in cambio solo palate di materia organica anfibia, vedremo chi li sostituirà.
Immagino già le “diavoletta 87” e consorti sgomitare per fare gli idraulici e i camionisti (per tacere dei BLM loro sodali).