Ho da poco appreso della nuova campagna UAAR, l’Unione Atei Agnostici Italiani, secondo cui l’«aborto farmacologico» sarebbe «una conquista da difendere» e la Ru486 – la pillola abortiva, appunto – addirittura una «scoperta scientifica meravigliosa». Siccome sono un uomo e va di moda la convinzione totalmente demenziale secondo cui di queste cose, da maschio, non dovrei impicciarmi, per una volta me ne chiamo fuori. Mi limito ad osservare un fatto: sarà pure, l’aborto chimico, una «scoperta scientifica meravigliosa», ma la prima a criticarla sono donne.
Qualche esempio? Ancora 15 anni fa, la docente universitaria e membro del Comitato Nazionale di Bioetica Assuntina Morresi e la giornalista e politica Eugenia Roccella diedero alle stampe in libro dove, a proposito degli «effetti collaterali usualmente» osservati dopo l’assunzione della Ru486, si faceva questo simpatico elenco: «Vomito, nausea, diarrea, dolori addominali, crampi, abbondanti perdite di sangue, e poi emicrania, febbre, vertigini […] I dolori e le perdite di sangue sono i meno tollerabili, quelli a cui può seguire una visita medica non programmata» (La favola dell’aborto facile, FrancoAngeli 2006, p.131).
Un’altra donna, Cinzia Baccaglini, laureata in Psicologia Clinica e di Comunità, sulle conseguenze dell’aborto che alcuni chiamano eufemisticamente «farmacologico» ha riferito ripercussioni emotive, nelle donne, degne di un film di Dario Argento: «L’impatto emotivo di quel succede è persino peggiore nelle scene che raccontano: possono vedere l’embrione abortito, vivono tutto il flusso emorragico, i dolori addominali, nausea, vomito, diarrea in presa diretta fino all’espulsione con reazioni che possono andare dal buttarlo nel water o nella spazzatura all’andare a seppellirlo in cimitero di nascosto» (Nuova Bussola Quotidiana, 16.3.2012).
Un’altra donna ancora, la giornalista Nicoletta Tiliacos, qualche anno fa ha rincarato la dose: «Più che delle donne, la Ru486 è amica soprattutto di chi preferisce che corrano rischi in più» (Il Foglio, 25.4.2014). Maria Rachele Ruiu, laureata in Psicologia, definisce oggi l’iniziativa UAAR menzognera a «violenta» (Il Timone, 18.2.2021) E potrei continuare, non già fosse scontata l’obiezione: quelle che citi sono tutte pro life, oscurantiste, bigotte. Primo: a me interessa la fondatezza – che nessuno ha mai negato – delle loro parole, non se costoro siano cattoliche, islamiche o pastafariane. Secondo: se tante intellettuali contrastano la Ru-486, direi che la campagna Atea, che pure sfoggia una giovane sui manifesti, non la conta giusta. Affatto.
>> Iscriviti al mio Canale Telegram >>
Pingback: Ru486 «scoperta meravigliosa»? Ma le prime a criticarla sono donne – l'ovvio e l'evidente
L’ha ripubblicato su Organon.
Mah, considerare l’uccisione del feto una “conquista” è proprio degno di una società decadente e nichilista. Totalmente alla deriva.
Quello che mi fa impazzire è la presa di posizione: “Del mio corpo ho il diritto di fare quello che mi pare”. Vero. Giusto. Sacrosanto. Solo che quello che finisce nella spazzatura non è il tuo corpo, bensì quello di tuo figlio. Che sarà un grumetto di cellule, ma sono cellule del corpo di tuo figlio.