Se c’è una certezza, a seguito di queste elezioni Usa molto combattute e tutt’ora parecchio incerte, è il ruolo platealmente militante dei media che, guardandosi bene dal seguire e commentare le presidenziali, sono scesi manu militari nell’agone politico mettendosi prima a contrabbandare come attendibili i sondaggi che davano al candidato democratico, Joe Biden, un vantaggio astronomico poi rivelatosi fasullo e, poi, a presentare come farneticazioni le proteste del presidente uscente Trump contro presunti brogli ai suoi danni, con tanto di interruzioni di interventi in diretta dello stesso tycoon, liquidato alla stregua di un allucinato bisognoso di un bravo medico.
Ora, quale che sia l’idea che ciascuno può legittimamente avere di queste elezioni americane, un fatto appare pacifico: davvero i media tifano democratico. Non lo insinuano nello staff di Trump, lo ammettono apertis verbis gli stessi giornalisti progressisti. Basti pensare a quanto dichiarato ancora lo scorso anno da una brava giornalista come Lara Logan, a lungo inviata di guerra in Iraq e Afghanistan e corrispondente del programma della CBS 60 Minutes: «I media di tutto il mondo sono per lo più liberal. Non solo negli Usa, anche se qui l’85 per cento dei giornalisti è tesserato come democratico, quindi non si tratta di illazioni, ma di dati di fatto».
Che queste non siano congetture è provato dalla letteratura, che conferma come circa l’80% dei giornalisti sia progressista anche se viene detto che «nonostante la schiacciante composizione liberal dei media» non ci sono «prove di pregiudizi di questi media nella copertura delle notizie» (Science Advances, 2020). In realtà, il modo arrogante con cui, come si diceva poc’anzi, in questi giorni si è da una parte interrotto il collegamento ad una conferenza di Trump e, dall’altra, si son prese per oro colato le proiezioni della Cnn per dichiarare vincitore Joe Biden, che allo stato non ha ancora 270 grandi elettori, ha colmato ogni asserita carenza di «prove» sulla faziosità mediatica.
D’altra parte, ciò che si vede ora ha illustri precedenti. In un bel libro curato dal giornalista Massimo Pandolfi (Inchiostro rosso, Ares 2004), si dava per esempio conto di una ricerca realizzata in 6 mesi di monitoraggio di giornali, lanci di agenzia e programmi; l’esito di quel lavoro sottolineava che sì, la gran parte dei giornali italiani di allora era – dato che parliamo di un volume di oltre 15 anni fa – smaccatamente ostile a Silvio Berlusconi. Non c’è insomma nulla di che stupirsi del fatto che oggi il mondo giornalistico militi per il fronte liberal, tema su cui peraltro esistono ormai vari volumi, come Left Turn (Griffin, 2012) di Timothy Groseclose, docente alla George Mason University.
Certo, ci si potrebbe chiedere come mai, se in generale l’elettorato – non solo in America – tende a spaccarsi tra conservatori e progressisti, il mondo dei media sia quasi del tutto progressista. Le spiegazioni di tale sbilanciamento sono varie, e spaziano dal fatto che già le università sono spesso culturalmente progressiste alla maggiore militanza – con conseguente voglia d’indirizzare gli altri secondo le proprie visioni – che caratterizza l’elettorato progressista che, essendo tra l’altro in generale più laico, pone scarsa fiducia nella Provvidenza e moltissima nella facoltà umana di plasmare fatti, eventi e naturalmente opinioni. Il vero dilemma, ora, non è quindi se i media siano di parte – cosa acclarata -, ma che cosa si sta aspettando a ritenere tutto ciò un problema.
Sono perfettamente d’accordo con te! Bisogna ripeterlo con pazienza…Complimenti comunque, bravo come sempre! Paola Guzzo
L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
Due considerazioni.
La corrispondente Rai Botteri 4 anni fa dopo la vittoria di Trump si era rammaricata: “Ma allora il nostro lavoro non è servito a niente.”
Il PdR mattarella si è subito congratulato con biden; tale fretta è un evidente sgarbo nei confronti del presidente in carica.
“Il vero dilemma, ora, non è quindi se i media siano di parte – cosa acclarata -, ma che cosa si sta aspettando a ritenere tutto ciò un problema.”
Sacrosanto, si tende a dare la cosa per scontata. Grazie per averlo messo in evidenza
“Certo, ci si potrebbe chiedere come mai, se in generale l’elettorato – non solo in America – tende a spaccarsi tra conservatori e progressisti, il mondo dei media sia quasi del tutto progressista. Le spiegazioni di tale sbilanciamento sono varie, e spaziano dal fatto che già le università sono spesso culturalmente progressiste alla maggiore militanza – con conseguente voglia d’indirizzare gli altri secondo le proprie visioni – che caratterizza l’elettorato progressista che, essendo tra l’altro in generale più laico, pone scarsa fiducia nella Provvidenza e moltissima nella facoltà umana di plasmare fatti, eventi e naturalmente opinioni. Il vero dilemma, ora, non è quindi se i media siano di parte – cosa acclarata -, ma che cosa si sta aspettando a ritenere tutto ciò un problema.”
Credo che in questo capoverso tu abbia inconsapevolmente centrato la realtà, seppur pensando di evidenziare un problema.
Se le persone che, nel mondo, si affermano attraverso la cultura e la scienza sono tendenzialmente liberal è perché ci sono altrettante persone liberal che investono i propri soldi e tempo nel sostenere tali persone.
Comprano i giornali, vendono i film di un certo tipo, mandano i figli all’università, frequentano i teatri , le mostre , leggono i libri etc etc.
Questo sostiene economicamente la cultura liberal, sicchè come stupirsi che la maggior parte dell’informazione sia fatta da liberal ?
Ed è normale che chi pensa di avere ragione tenti di passare il proprio concetto ad altri : non si tratta di plasmare i fatti, ma di esporli, ovviamente secondo il proprio punto di vista.
Non è colpa della cultura “liberal” infatti se la cultura conservatrice invece di puntare sugli stessi mezzi (cioè spingere i propri giovani alla lettura, all’approfondimento , alla cultura, alla frequentazione di musei etc etc ) ha abdicato a tutto questo scegliendo invece la scorciatoia della fake news.
Se nonostante i governi conservatori si siano succeduti nel mondo le università occidentali sono ancora fortemente “liberal” è perché evidentemente dal basso gli elettori conservatori non hanno chiesto e partecipato a questo cambiamento.
Quindi i mezzi di informazione sono liberal perché i conservatori non sono mai stati capaci di costruirne molti di credibili grazie al sostegno economico dei lettori ed ascoltatori.
I media sono liberal perché chi compra i giornali o si abbona ai giornali online ,spendendo 2 euro o 2 dollari al giorno , e molto più spesso un liberal che un conservatore. Per questo le più grandi e diffuse testate sono liberal.
Si tratta di priorità. Finanziare l informazione per molti conservatori non è una priorità. Questo è il risultato è vale per i giornali , la tv , i cinema , i teatri , i musei , le università, etc etc.
Ciao
I media si presentano “di parte” (qui in italia quasi tutti di area post socialista et similia o post catto-comunista et similia) perchè l’altra parte (conservatori, estremisti, anarchici e altro) “rende meno” in termini di pagnotta. L’altra parte spende meno per comprare giornali o abbonamenti ma, soprattutto, è meno “sensibile” alla pubblicità. Detto in altri termini, i “progressisti” sono più inclini a subire pubblicità diretta, indiretta o subliminale (soprattutto) e comportarsi di conseguenza (e senza battere ciglio…).
L’elettorato conservatore e di destra è meno sensibile alla pubblicità ? Ma dai…e dove l’hai trovata questa perla di saggezza? Nel biscotto della fortuna ?
A voler cercare qualche indizio concreto direi che il re della tv commerciale italiana, bombardata di pubblicità, fosse un certo Silvio Berlusconi, e non mi sembra che le sue tv mancassero di inserzionisti e quindi non mancavano certo di pubblico condizionabile dalla pubblicità.
Ma se mi dici dove hai preso questa preziosa informazione ne possiamo discutere.
1) la “perla di saggezza” sono speculazioni mie… non le trova in rete.
2) quanto al Berlusca… la questione è molto semplice: al tempo di Craxi (di sinistra) le sue televisioni erano protette da Craxi; sparito Craxi un certo Dalema (di sinistra) voleva chiuderle e di conseguenza venne fondata “Forza Italia”. Per ventanni il Berlusca ha vivacchiato succhiando “voti moderati” ma in realtà con il fine primario di salvare le sue attività. Ora non si può certo dire che le sue televisioni siano “conservatrici” (tranne rarissime trasmissioni … che del resto vanno avanti poco…) e sempre disposte a prestare il fianco alla visione liberal del mondo (citiamo per esempio trasmissioni ossessivamente omosessualiste come quelle della D’Urso dove addirittura vogliono insegnare ai preti a fare i preti…).
3) “tutti” i grandi e i medi imprenditori italiani sono conniventi con la sinistra moderata o estrema (tranne rari casi).
4) L’ultimo media nazionale arrivato (TV7) è di proprietà di un imprenditore che non è certamente di sinistra ma sulla sua TV propone tutti (dico tutti) programmi monorientali a sinistra (e anche in modo fazioso).
Il popolo della “sinistra” (o “socialista” come scrivono negli USA o ex comunisti o ex catto-comunisti come potremmo citare qui in Italia) è fatto di persone che “rendono” e facilmente “abbindolabili” dalla pubblicità, se non altro perchè la componente più giovane è prevalente rispetto a quella dell’altra sponda….
Non posso quindi fare di lei una persona contenta e delucidarla sulle fonti della “preziosa informazione” (in realtà casomai “opinione”). Me ne farò una ragione se non ne vuole discutere; il mondo va avanti lo stesso.
L’ha ripubblicato su Organon.