Non ho seguito il primo dei tre dibattiti tra Donald Trump e il suo sfidante democratico, Joe Biden, e non credo seguirò i prossimi. Però una cosa già la so: se nel 2016, pur non potendolo votare, ero trumpiano, oggi, pur essendo nella medesima condizione, lo sono ancora di più. Infatti, pur riconoscendo tutti i limiti della sua presidenza – penso alla gestione dell’epidemia, rispetto alla quale le figure peggiori sono però state di gran lunga quelle inqualificabili dell’Oms -, col tycoon alla Casa Bianca l’economia americana è andata forte e, cosa ancora più importante, non sono stati innescati nel mondo nuovi conflitti.
Non è un dettaglio irrilevante: dai Bush a Clinton fino ad Obama scatenare guerre è stata una specialità della Casa Bianca. Invece Trump non solo non lo ha fatto, ma ha stabilito accordi importanti, alcuni epocali, penso in particolare all’incontro con Kim Jong-un. Non solo. Grazie al biondo e lampadato magnate, la cultura pro life, della difesa del più debole dei deboli, il bambino non ancora nato, ha fatto incontestabili passi in avanti sotto molti punti di vista, ultima la nomina alla Corte Suprema della pro life Amy Barrett. A queste obiezioni, si può rispondere che però Trump ha incoraggiato il razzismo e le violenze da parte della polizia.
Ora, a parte che la polizia dei singoli Stati non è sotto il potere presidenziale, annoto come purtroppo negli Usa i morti per mano della polizia siano tanti da anni (7.663 persone solo dal 2013 al 2019, oltre 1.100 l’anno, più di tre al giorno da anni). Siamo quindi sicuri che Trump possa aver peggiorato la situazione? Pensiamoci, senza comunque dimenticare che le proteste mosse contro di lui, per usare un eufemismo, non sono affatto state sempre pacifiche, a meno che non si simpatizzi per Black Lives Matter, che però è una sigla violenta ed iperideologizzata, tanto che tra i suoi scopi si propone la distruzione della famiglia nucleare: cosa c’entra col razzismo?.
A proposito di razzismo, Daniel J. Hopkins e Samantha Washington, due studiosi sociologi dell’Università della Pennsylvania, hanno deciso di «misurare» con un’indagine pubblicata nel 2019 gli effetti dell’elezione di Trump sui pregiudizi contro neri e ispanici, selezionando in maniera del tutto casuale un campione di 2.500 americani le cui opinioni sono state studiate e monitorate sin dal 2008. Risultato: dall’elezione trumpiana, il razzismo yankee è risultato in calo. Nota finale: dopo il dibattito delle scorse ore, Telemundo – emittente ispanica Usa non proprio trumpiana – ha effettuato un sondaggio: il 66% si è detto pro Trump. Un riscontro, insieme a molti altri, che dovrebbe far pensare.
Per quanto riguarda il dibattito, mi permetto di segnalare questo:
https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2020/09/30/trump-biden-dibattito-truccato-ecco-le-prove/
Io Trump lo voterei solo perché meno peggio di Biden…
Un cattolico non giudica le persone ma le loro azioni (e i relativi effetti), il che facilita le cose, quindi il giudizio su Trump deve partire da ciò che ha “fatto come Presidente”. Per Biden è più difficile, perché non c’è nulla di concreto su cui basarsi, ci si deve necessariamente accontentare delle sue esternazioni.
Il mio personale giudizio su Trump (come Presidente) non può che essere positivo, nel complesso mi pare rappresenti ciò che dovrebbe essere una prassi politica conservatrice post-liberale (quindi +”cristiana”): frenare l’individualismo liberale che mina la lealtà familiare e nazionale, minaccia l’ordine morale e attenta alla libertà di pensiero.
Su Biden, di concreto su cui basarsi, c’è la pedofilia. Se non ne ha mai sentito parlare finora, cerchi “Joe Biden pedophile” su youtube e troverà materiale in abbondanza.
Sinceramente faccio fatica a trasformare un sospetto in un’accusa, a volte ci vuole troppa fantasia…
È un gioco sporco che, in politica, piace molto a tutte le persone di sinistra, perché ne escono sempre vincenti (le destre quasi mai!).
Penso che l’avversario politico vada screditato per il male che “politicamente” può aver fatto o abbia in programma di fare. E Biden, che è un Obama in versione outlet, si scredita proprio per il suo programma pseudo-obamiano.
Su questo siamo perfettamente d’accordo, e se dovesse vincere lui, non c’è dubbio che completerebbe il disastro obamiano, dal Medio Oriente al nucleare iraniano all’avanzamento dell’islam in casa eccetera. Detto questo però, quelle mani che brancicano quei piccoli corpi, i cui visi manifestano tutto il disagio e l’impotenza del non potersi sottrarre data la situazione ufficiale, quelle mani che si posano sulle spalle e poi scendono, credo che dicano, sullo spessore morale del soggetto, quanto basta per avere un elemento in più per decidere a chi dare la propria preferenza. Vero che se devo farmi tagliare la pancia cerco di sapere se chi deve operare sia un bravo chirurgo e non se sia un marito fedele o se paghi tutte le tasse, però un pizzico di immoralità in meno in chi deve governare, direi che non guasta.
Per restare sul piano strettamente politico, segnalo quello che potremmo chiamare un peccato di omissione a carico di Biden e cioè che ci è voluto l’uomo arancione cattivo perché il Ku Klux Klan venisse inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Evidentemente per qualcun altro 47 anni di carriera politica e 8 anni di vicepresidenza non sono stati sufficienti. I dettagli si possono trovare nel “Platinum Plan”, il nuovo programma contenente le iniziative per gli afroamericani, che includerà una iniezione di 500 miliardi di dollari per le comunità nere, che renderà il linciaggio un crimine d’odio nazionale e ce n’è pure per Antifa. Aggiungo, perché forse non tutti lo sanno, che è stato il partito democratico a creare il KKK, ed è stato il partito democratico a opporsi prima all’abolizione della schiavitù (Abraham Lincoln era repubblicano) e poi all’emancipazione dei neri (John Kennedy per esempio è sempre stato molto cauto in materia, per non rischiare di scontentare il suo elettorato).
Buongiorno Antonio,
su Biden – a parte l’evidente ricorso alla chirurgia estetica – non posso affermare nulla per mia mancanza di informazioni.
Sul discorso pedofilia, in ambito “progressista”, le notizie sono ormai troppe e fondate per non concludere che è uno degli obiettivi conclamati dell’agenda mondialista.
OMS in testa.
Mi permetto di segnalare, a te e a tutti coloro che volessero farsi un’idea propria, questo breve ma ottimo punto di partenza:
https://lanuovabq.it/it/pedofilia-un-culto-satanico-diffuso-nei-centri-di-potere
a cui aggiungo, visto che sono entrati nel discorso anche i razzisti assassini del BLM, questa ulteriore analisi del loro substrato ideologico:
https://www.ricognizioni.it/black-lives-matter-molto-di-piu-e-di-peggio-del-razzismo-una-proposta-per-non-essere-complici/
Le attuali elezioni USA sono un pochino di più, di più vasto e profondo, di quanto spacciato dai nostri “giornalisti” e “intellettuali”.
Il cui spessore, per altro, è dato dal fatto di cui si può leggere qui:
https://www.lafionda.com/il-gruppo-gedi-e-la-velina-di-regime-sui-femminicidi/
con gli ulteriori sviluppi:
https://www.lafionda.com/ogm-opinioni-giornalisticamente-modificate/
Se vince ancora Trump, rischiano di scoppiare i bubboni “Russiagate”, “Pizzagate”, “Chinagate”, “Covidgate” e chissà quali altri…
Buona domenica.
Luigi
Tutto vero Luigi, tutto tristemente vero!
Ma attenzione a non sopravvalutare la forza della menzogna contro la forza della verità.
Le persone intelligenti che ricoprono un ruolo importante, nella politica, nella magistratura, nei media o nelle università, non mancano, ma sono ormai costrette da un regime orwelliano a “sdoppiarsi” per far dire al falso sé stesso quelle idiozie che il vero sé stesso non può neppure pensare. Quando queste persone parlano in pubblico, è in realtà la persona immaginaria, che vi si sovrappone come una maschera, che parla.
La verità resta “sotto” ma mai sarà “sottomessa” alla menzogna, insieme alla persona “reale” che la custodisce.
E presto tornerà allo scoperto, di questo dobbiamo essere certi.