Le parole non sono mai solo parole, dovremmo essere tutti d’accordo. Ebbene, se le cose stanno così urge ribadire l’importanza – giacché l’argomento è tanto di moda – di difendere il Creato, non l’ambiente. Lungi dall’essere questione di lana caprina, il distinguo è fondamentale. Perché il Creato rinvia al Creatore: l’ambiente, al massimo, a Greta o Pecoraro Scanio. Da una parte dobbiamo cioè gratitudine all’eterna generosità del Padre, dall’altra alla temporanea autonomia di un’auto elettrica, capirai che roba; inoltre in un caso possiamo considerarci orgogliosamente i vertici di tutto ciò che esiste – addirittura «immagine e somiglianza» di Dio (Gen 1,26) –, nell’altro possiamo solo aspirare ad essere, se va bene, zelanti netturbini.

Inoltre, se so che devo tutelare il Creato so anche che Qualcuno, un giorno, me ne chiederà conto – e quindi mi adopererò con maggiore attenzione – se invece si tratta solo di proteggere l’ambiente potrò sempre dire: che me ne importa? Del resto, viviamo in un’epoca in cui è riconosciuto il «diritto» al suicidio: ma dove sta scritto, di grazia, che non posso scegliere di suicidarmi giorno per giorno inquinando, devastando, sporcando? Chi siete voi per impedirmelo con i vostri sermoni ecologisti? Come si può vedere, quella tra Creato e ambiente tutto è fuorché una semplice distinzione. Peccato che non la faccia più nessuno, forse perché appunto il Creato ci parla dell’esistenza di Dio, e quindi implicitamente di doveri, di comandamenti e devozione incondizionata. Altro che raccolta differenziata.

Giuliano Guzzo

*****

«Da leggere!» (Diego Fusaro)

«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon