C’è qualcosa di tragicomico, in queste ore, nel sentire la sinistra italiana affermare che ci sono «leggi ingiuste» alle quali è doveroso disobbedire. C’è del tragicomico perché, pur di difendere Carola Rackete – la figlia della buona borghesia tedesca subito elevata a nuova Antigone per aver disobbedito al Salvini nuovo Creonte –, i cari progressisti non si accorgono che, se da un lato non è chiaro cosa ci sia di vergognoso nel presidiare i confini della patria, dall’altro le «leggi ingiuste» sul serio non solo non le avversano, ma le hanno perfino approvate. O forse si possono ritenere leggi conformi al bene comune la Legge 55/2015 – che con il “divorzio breve” rende ancor più liquida la società italiana –, la Legge 76/2016 – che, con le unioni civili, riconosce rapporti giudicati gravemente immorali da pensatori del calibro di Platone (Leggi, 836 B), Aristotele (Etica Nicomachea, 1148b 24-30) e Kant (Metafisica dei costumi § Dottrina del diritto) – e la Legge 219/2017, che con la scusa del biotestamento introduce l’eutanasia omissiva, ossia l’omicidio?

Per non parlare della Legge 194/1978, che la sinistra italiana non ha varato ma osanna come un feticcio: si tratta di una norma in virtù della quale, lo ricordiamo, nel nostro Paese sono stati uccisi nel grembo materno 6.000.000 di bambini. Ripetiamo: 6.000.000 di bambini eliminati e poi gettati come rifiuti speciali ospedalieri, il che è un po’ più grave – si converrà – dai 42 naufraghi della Sea Watch, mai stati in pericolo di vita e scesi con le loro gambe dall’imbarcazione, speditamente, non appena approdata a Lampedusa. Ciò nonostante, con il solito riferimento alle leggi razziali (leggi ingiuste, ma un tantino più datate di quelle fin qui citate e difese a spada tratta dai compagni), ci tocca ora ascoltare i sermoni di personaggi che fino a ieri prendevano in giro papa Benedetto XVI perché criticava il relativismo etico, mentre oggi, come se nulla fosse, si riscoprono custodi inflessibili di quell’etica che proprio il loro relativismo ha fatto a pezzi. Uno spettacolo indegno, che vorremmo definire clownesco, se ciò non risultasse offensivo per i clown. Antigone, intanto, si rivolta nella tomba.

Giuliano Guzzo

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