Bisogna sapere unire i punti. E la Lega di Salvini stimata ad oltre il 36% dei sondaggi negli stessi giorni in cui Emmanuel Macron è politicamente travolto dalla rivolta dei gilet jaunes e uno studio su 31 Paesi europei a cura di un team di 20 politologi diffuso dal Guardian – secondo cui l’onda populista ha ancora margini di crescita -, stanno ad indicare tutti la stessa cosa: questa Ue sta sprofondando. Non solo perché è il nido di quelle élite che tutto hanno compreso, in questi anni, fuorché il cambiamento consumatosi sotto i loro occhi, ma anche perché, con gli assetti attuali, incarna alla perfezione quell’establishment inviso, per usare un eufemismo, a settori crescenti della popolazione.

La stessa buona riuscita di Donald Trump alle elezioni di metà mandato, a ben vedere, conferma che il populismo non solo non è una meteora, ma è una stagione politica appena aperta e con cui, in fondo, fino ad oggi l’Europa aveva fatto i conti per modo di dire. Ma con Macron – che non è “solo” il Presidente francese, ma pure l’enfant prodige dei poteri forti – sotto scacco, Salvini in continua ascesa nei consensi e tutto il resto, si è facili profeti nel pronosticare, alle prossime elezioni europee, un terremoto fatale. Non è esattamente dato sapere di quale intensità sarà il sisma, ma è certo che ci sarà e che il suo potere distruttivo continua, settimana dopo settimana, ad aumentare. Il motivo è semplice.

Nel cercare di contenere il nuovo imprevisto corso della politica occidentale, certi ambienti non hanno compreso che l’andamento dei mercati impugnato come clava, il catastrofismo dei media e la riduzione del populismo a festival di analfabeti e fascisti – le armi difensive dell’establishment -, non solo non disinnescano il clima populista, ma lo arroventano. Da questo punto di vista, Maria Antonietta che durante una rivolta popolare afferma stizzita «se non hanno più pane, che mangino brioche» (in realtà, un falso storico), giganteggia come fine politologa rispetto a chi non ha finora considerato che, anche se hai in pugno, università, agenzie di rating, redazioni di giornali e perfino istituzioni europee, alcuni potrebbero aprire gli occhi. E potrebbero non essere così pochi.

Giuliano Guzzo