Al di là del conteggio esatto dei voti del referendum, una cosa, in Irlanda, è già chiara: i «Sì» all’aborto legale hanno trionfato – secondo gli exit poll -, col 68% delle preferenze favorevoli, rispetto al 32% delle contrarie. Un risultato, è stato notato, del tutto sovrapponibile a quello del referendum italiano del 1981; come e a dire che la «cattolicissima» Irlanda è oggi dov’era la «cattolicissima» Italia ieri. Una batosta, quella del fronte pro life, dalle molteplici cause, sia esogene – le menzogne propagandistiche, la pressione abortista dei media e gli endorsement mortiferi dei vip (U2, Liam Neeson, Ed Sheeran) – sia endogene, con la secolarizzazione, un popolo cattolico anestetizzato e confuso ed una Chiesa, quella irlandese, che ha scelto di non combattere davvero la battaglia.
E quindi, adesso? Che si fa? La svolta abortista irlandese è senza dubbio, per chi ha cuore la difesa della vita umana, pessima. Tuttavia credo non debba scoraggiare, per tutta una serie di motivi. Il primo sta nel fatto che, quello del referendum, era un risultato purtroppo prevedibile: possiamo cioè rattristarci, ma non certo stupirci. Il secondo consiste nel fatto che se l’Irlanda segue con decenni di ritardo ciò che accade in Italia, allora anch’essa sarà seguita dalla rinascita, in corso di questi anni, di uno schieramento pro life sempre più combattivo e che, accanto allo storico Movimento per la Vita, vede l’affermarsi di nuove realtà come Pro Vita e CitizenGo. L’esercito pro life italiano, insomma, si sta riorganizzando alla grande. E il nervosismo in casa progressista è lì a dimostrarlo.
Un terzo motivo per cui non disperare, correlato al precedente, sta nella totale inconsistenza – che viene sempre più a galla – della cultura abortista, ai cui mantra (l’autodeterminazione, l’incubo patriarcale, il ritorno del Medioevo e bla bla bla) abbocca sempre meno gente. Certo, il fatto che in Irlanda i favorevoli all’aborto siano stati, a quanto pare, soprattutto i più giovani, non mette particolare ottimismo. Va però precisato, come dicevo poc’anzi, che si va delineando un nuovo fronte pro life, composto da giovani che padroneggiano i segreti della comunicazione, corpi speciali che si muovono in autonomia (anche senza, cioè, la benedizione del vescovo di turno) e che ora, cosa ancora più importante, giocano all’attacco; per rendere l’aborto non illegale, bensì impensabile. Dunque dispiace tanto per l’Irlanda, ma la battaglia continua.
Roma, 26 mag. (AdnKronos) – “La legalizzazione dell’aborto è un risultato storico per l’’Irlanda e per tutti quelli che lottano e credono nell’affermazione dei diritti. In Italia non la daremo vinta a chi vorrebbe spostare le lancette dell’orologio al 1978”. Quanto sopra viene attribuito a Laura Boldrini. Se sua mamma avesse abortito, noi non avremmo potuto godere di così sublimi considerazioni.
L’Irlanda non è più una nazione cattolica da decenni: i giovani irlandesi lavorano in Gran Bretagna, un paese notoriamente governato dalla massoneria; la cultura dominante è totalmente schierata con il politicamente corretto, a livelli assolutamente impensabili persino da noi; tutta la politica, la cultura (specialmente quella pop), l’economia, la stampa sono schierate da una sola parte, senza sfumature. Chi si oppone viene marginalizzato e discriminato; la Chiesa è stata sottoposta ad un attacco senza precedenti a colpi di fake news su pedofilia, suore assassine e amenità del genere e ha perso ogni credibilità, specie tra i giovani completamente assuefatti al mondialismo e incapaci di pensiero critico: se anche parlasse chiaramente verrebbe immediatamente zittita a suon di scandali creati ad arte. Mi dispiace per una terra che ha avuto nell’alto medioevo il suo periodo di massima fioritura e che è stata sottratta alla barbarie e all’anarchia dalla Chiesa Cattolica, ma, ormai, l’unica Irlanda rimasta cristiana è quella del Nord. E non è cattolica.
Erin go Bragh!
Ahime’, agli argomenti stupidi degli abortisti gli irlandesi hanno creduto, mi pare. Adesso migliaia di vite umane saranno macellate nel grembo delle loro madri, in quella che era una delle roccaforti del cattolicesimo europeo.
L’Irlanda e’, come il Belgio, un esempio di come un paese culturalmente cattolico si sia potuto trasformare in paradiso dei laicisti.
Caro Giuliano la battaglia continua è vero… Ma permettimi di essere molto pessimista. Ormai la secolarizzazione ha pervaso ogni strato della società. Non ci resta che attendere l’avveramento dei segreti di Medjugorje. Allora il Signore con grande potenza rinnoverà questo mondo.
Non è soltanto la vittoria degli exit poll, ma quella del buon senso in un paese fondamentalmente ipocrita, qual è stata l’Irlanda che si vantava di rappresentare una roccaforte cattolica. Una vittoria indiscutibile contro l’ipocrisia imperante di chi ha preteso di governare imponendo il perbenismo di facciata a scapito della realtà. Una vittoria che però, è bene non dimenticarlo, non imporrà a nessuno di abortire se non lo desidera e se sappia come evitarlo.
Un paese che ha partorito una legge severa che impedisce l’interruzione della gravidanza anche nei casi di stupro o di incesto e perfino a fronte di anomalie che portano alla morte del feto e fino al 2012, anche nei casi di evidente pericolo di vita della gestante, come accaduto a una giovane donna indiana morta di setticemia dopo una straziante agonia, alla quale fu negato l’aborto terapeutico e a cui dissero che “l’Irlanda era un paese cattolico”. Bella morale davvero.
Una legge che punisce l’aborto con pene fino a 14 anni di carcere e che tuttavia racchiude in sé un paradosso che rappresenta come meglio non potrebbe l’apoteosi dell’ipocrisia tanto cara ai benpensanti. Consente sì di praticare l’aborto, ma all’estero un modo per rafforzare la filastrocca assai nota anche dalle nostre parti: “Fate ciò che volete, ma che non si sappia”!
Una scappatoia che permette tuttora a una media annua di circa 3500 donne irlandesi benestanti di recarsi ad abortire in Inghilterra. Niente di nuovo: accadeva anche in Italia prima della legge 194. Le donne del popolino si affidavano alle mammane o ai “macellai” compiacenti, costrette a mettere in gioco la propria vita e le signorine bene andavano in Svizzera o a Londra a ripulirsi la coscienza e a ricostruire la verginità perduta.
Un’ultima cosa. «…Un popolo cattolico anestetizzato e confuso e una Chiesa, quella irlandese, che ha scelto di non combattere davvero la battaglia».
Più che anestetizzato, direi finalmente consapevole di sé. Per quanto riguarda la scelta della Chiesa irlandese di non combattere la battaglia non c’è di che stupirsi: dopo i noti e ignominiosi scandali venuti alla luce che l’ha travolta con quale faccia e che cosa avrebbe potuto dire alla gente?
Dunque signor Mario, coraggio:
– brindiamo al “buonsenso” degli irlandesi, illuminati dai miserabili esecutori del più spregevole tra i tanti di quell’orrore materialista che invade il mondo.
– brindiamo a un “diritto” assolutamente non imposto a nessuno, pagato solo col sangue di quel bambino condannato a morte nel grembo di sua madre.
– infine brindiamo al realismo davvero “eroico” di una Chiesa intimidita, che per paura di essere sbeffeggiata e calunniata vigliaccamente tace.
A questo punto, non possiamo esimerci dal complimentarci col principe di questo mondo (vero artefice di questo contro-miracolo), che sta con gran destrezza strappando a piene mani i cuori di carne dell’umanità post-cristiana, per metterci quelli di pietra della sua tetra morale libertaria e utilitaristica.
Il “diritto” assolutamente non imposto a nessuno – ed è così piaccia o no – è sempre stato pagato col sangue del bambino abortito e sempre lo sarà, ma questo accade ahimè da sempre e non muterà a prescindere da qualsiasi legge e da qualsiasi referendum. Il numero delle donne che abortiscono nonostante tutto è lì a dimostrarlo e non da oggi.
Se vuole, si può anche brindare al realismo “eroico” di una Chiesa intimidita che vigliaccamente tace e che di eroico davvero non ha più nulla.
La Chiesa tace non per vigliaccheria ma perché sa di non essere più credibile agli occhi di chi vorrebbe non soltanto ascoltare un insegnamento cui conformarsi, ma anche un esempio autentico e specchiato di vita cristiana.
Altrimenti – ed è ciò che ormai fanno tantissime persone – ci si rivolge umilmente al Padreterno in modo diretto, impegnando la propria coscienza e sgombrando il campo dagli inutili intermediari. Ci sono, è vero, le eccezioni ma sono poche e non riescono a incidere una realtà ormai avvelenata e sfuggita di mano.
In soldoni: il detto in auge ai tempi di mia madre “Fa quello che ti dico ma non fare ciò che faccio” non attacca più. Gli scandali che in passato restavano relegati e ben custoditi nell’ambito del paese e a conoscenza di pochi, oggi si propagano nel mondo alla velocità della luce ed è questo soprattutto che ha spiazzato la Chiesa.
In ogni caso, piuttosto che polemizzare, credo sia più utile leggere ciò che ha scritto il vaticanista Aldo Maria Valli, persona notoriamente credente e intellettualmente onesta come poche, sul proprio blog. Un intervento dal titolo significativo: “Irlanda addio”, dal quale riporto qui un breve passaggio.
«È vero che i tassi di frequenza alle messe e alle altre cerimonie religiose sono ancora tra i più alti d’Europa, ed è vero che qui, molto più che in Italia, è facile vedere famiglie numerose. Ma l’anima irlandese è cambiata. E certamente la Chiesa ha più di una responsabilità: poiché controllava quasi tutto (giornali, scuole, ospedali) si era illusa di poter continuare così. Una svolta determinante fu segnata dai casi di pedofilia emersi a partire dal 2005, quando il governo decise di rendere noto il Rapporto Ferns sugli abusi del clero. A poco a poco l’enorme dimensione del fenomeno pedofilia emerse in modo sempre più chiaro, come dimostrarono altri tre drammatici documenti: il Rapporto Ryan e il Rapporto Murphy del 2009 e il Rapporto Cloyne del 2011. Ne venne fuori una Chiesa profondamente malata e la sua credibilità ne risultò minata in modo devastante».
Buon senso dice lei? Eppure nel 2015 la restrittiva Irlanda aveva un tasso di mortalità materna inferiore alla liberale Gran Bretagna (8 vs 9/100000). Giusto per informazione il tasso di mortalità più basso era in Polonia (3/100000).
La sua concione è dunque assolutamente fuori luogo, come lo è il riferimento alla donna morta di setticemia nel 2012 (curioso che in un paese di macellai si riesca a trovare solo un caso di sei anni fa); ammesso e non concesso che la morte sia sopravvenuta per un aborto terapeutico negato, la legge era già stata emendata 5 anni fa introducendo una scriminante nel caso di pericolo di vita per la donna (un po’ come avveniva in Italia prima del 1978).
Venendo alla presunta ipocrisia sulle donne che abortiscono all’estero, mi spieghi lei come è possibile fermare una donna alla frontiera sulla base del sospetto indimostrato e indimostrabile che la gestante si stia recando all’estero ad abortire. Senza contare inoltre che nei primi 3 mesi il “pancione” è quasi inesistente, per cui facilissimo da occultare.
Poiché credo che lei sia contrario all’utero in affitto (almeno quando è praticato sfruttando donne che vivono nella miseria) pensa di poter bloccare in aeroporto le coppie italiane che affrontano la rotta Milano-Kiev?
“anche nei casi di evidente pericolo di vita della gestante, come accaduto a una giovane donna indiana morta di setticemia dopo una straziante agonia”
L’Irlanda ha uno dei tassi piu’ bassi di mortalita’ dovuta al parto, decisamente piu’ bassa di paesi in cui l’aborto e’ libero e praticato come il Regno Unito, anche secondo i documenti della World Health Organization:
http://www.hazteoir.org/noticia/50972-tasa-mortalidad-materna-irlanda-es-casi-cero-muy-al-contrario-que-reino-unido-y-eeuu
Fai clic per accedere a mme_2005.pdf
Per il resto, si riferisce al caso di Savita? L’ethos cattolico non c’entra con quella terribile morte:
https://www.irishtimes.com/news/catholic-ethos-suggestion-dismissed-1.552420
La morte di quella povera donna fu causata da batteri resistenti ad antibiotici, anche in base a rapporti ufficiali e non alla negazione dell’aborto, che era gia’ previsto in circostanze gravi:
https://www.irishexaminer.com/viewpoints/savitas-death-may-have-been-due-to-resistant-bacteria-strain-214431.html
https://www.irishtimes.com/news/health/report-identifies-multiple-failures-in-treatment-of-savita-halappanavar-1.1427332
Lasciamo poi perdere il fatto che, dato che l’aborto e’ legale all’estero, allora e’ meno ipocrita permetterlo anche da noi. Seguendo questo “ragionamento”, allora sarebbe meno ipocrita legalizzare anche da noi il lavoro senza diritti che c’e’ in vari paesi del mondo, per esempio in Asia. Via questi benpensanti che vogliono tutele per i lavoratori, sicurezza sul lavoro e paghe oneste da noi, via queste ipocrisie, tanto noi non compriamo i prodotti da questi paesi dove lavorano i bambini e tutte queste cose volute da anime belle non ci sono?
Quanto alle mammane, lei ricorda tutte le balle sulle cifre immense di aborti clandestini che i radicali pronunciavano per favorire l’aborto vero?
La tecnica dei sostenitori dell’aborto e’ sempre la stessa. Balle, balle, balle.
Che il popolo irlandese abbia fatto un errore sesquipedale e’ fuori di dubbio, dato che adesso sara’ lecito maciullare vite umane nel grembo della loro madre. Lei conosce le tecniche per sopprimere i nascituri, vero? Se io mi oppongo a questa cosa terribile mentre in altri paesi e’ legale, sono ipocrita?
“… questo accade, …a prescindere”
Lei dice una cosa vera, traendone una conclusione ahimè sbagliata, quasi ci trovassimo costretti come cittadini e come società, per il bene di tutti, a sostenere che la pratica della distruzione dei feti indesiderati non possa essere altro che un diritto tutelato dalla legge, o un male minore rispetto a ogni ipotesi contraria.
La legalizzazione di un danno così grave e irreparabile è forse “un male minore” per qualcuno e per la società nel suo complesso? Nella legalizzazione dell’aborto non vede un rovesciamento di valori di civiltà fondamentali giustificato e avvalorato dal consenso?
Un male di tali proporzioni, impareggiabilmente più devastante dei pur orrendi abusi sui minori che scatenano ancora (fortunatamente) un’indignazione senza se e senza ma, solo per il fatto che si ripeta senza sosta non dovrebbe mai essere riconosciuto come un diritto, esattamente come non lo è (fino a quando?) la pedofilia che, come altre aberrazioni, comunque è destinata a restare una realtà vasta e probabilmente inestirpabile.
Altro paese “convertito” alla efficienza e alla ipocrisia dell’ignavia (se non vigliaccheria in qualche caso…) “giustificata” dalla Legge. E in qualche modo avvallata quindi dal “pensiero collettivo” che con la maggioranza democratica fa nascere la stessa Legge. Ma c’é poco da girarsi attorno…, il procurato aborto rimane, in primis e oggettivamente, annullamento ed eliminazione di chi non si può difendere a seguito di “decisione” che è spesso tutto fuorchè “consapevole” in relazione a quello che si sta facendo; tutto il resto potrà anche essere “importante” ma diventa secondario o almeno ridimensionato rispetto a questo aspetto. Da qualche decennio il dado è tratto e alcune conseguenze le vedremo presto anche in Irlanda… già si intuisce qui in Italia e oramai è “acquisito” in alcuni paesi “evoluti”, “efficienti, “maturi” e “avanzati” quali Islanda, Danimarca, Svezia ecc… ecc… Li, ad esempio, non nascono più bambini down; hanno acquisito il tanto ricercato “free down state”. Fra poco, quando gli esami nella prima fase della gravidanza potranno individuare la presenza di feti che “possono” portare a bambini autistici (non manca molto… su queste cose la ricerca è molto veloce… e come per i vaccini l’importante è che la “malattia” non si sviluppi piuttosto che darsi da fare per imparare a curarla…) non nasceranno neanche più bambini autistici. Col tempo si avrà un probabile progressivo ridimensionamento delle nascite perchè quando la “paura” della gravidanza è edulcorata dal rendere eticamente “lecito” e legalmente “giustificato” quanto di più inumano c’é la gravidanza stessa viene ad essere circondata da ben diverse e ben altre sensibilità e consapevolezze e col t.s.o. del procurato aborto viene altrettanto edulcorato il fatto essenziale che l’intervento è solo sopraffazione di chi non può difendersi. A seguire il discorso dell’eugenetica e amenicoli vari… ma il discorso si fa lungo.
L’anno scorso più di 80.000 aborti in Italia. Fin da quando è entrata in vigore la 194 c’è sempre stato un rapporto relativamente costante fra nati e abortiti (5, 6 volte se va bene…), con numeri impressionanti in termini assoluti. Dicono che la 194 ha eliminato le “sofferenze” e le “morti” correlate agli aborti clandestini del tempo in cui l’inciviltà di voler preservare quanto possibile la vita del bambino che sta nascendo imperava e non era vista come un “problema”… mah.
Comunque su queste dinamiche la Chiesa Irlandese ha poche colpe, a mio parere, come ha poche colpe la Chiesa italiana fin da quando divenne operativa la 194… ma questo è un altro discorso.