«È difficile non definirlo, come minimo, un pasticcio». Bastano le parole sul Corriere della Sera di Massimo Franco, uno che di solito dosa bene i commenti, per capire che in Vaticano, stavolta, qualcuno l’ha combinata davvero grossa. Per capire il «pasticcio», urge un piccolo passo indietro. Tre giorni fa viene diffusa, da parte della Segreteria per le comunicazioni vaticane, «una lettera» di Papa Benedetto XVI «in difesa di Francesco: “Basta stolto pregiudizio contro di lui”». Un gentile pensiero insomma, alla vigilia del quinto anniversario del conclave, da parte del Papa emerito, volto a omaggiare pubblicamente il suo successore. Tanto che, a corredo della notizia, viene anche diffusa una fotografia della lettera, accanto a dei volumi di Papa Francesco.
Questo è ciò che passa in un primo momento, anche se i più appassionati lettori del Papa emerito arricciano subito il naso, specie davanti a quell’espressione – «stolto pregiudizio» – che, in effetti, suona ratzingerianamente anomala. C’è qualcosa sotto, mormorano alcuni sui social, subito subissati dall’accusa di complottismo. E invece. Trascorrono poche ore e il vaticanista Sandro Magister fa detonare una bomba, pubblicando la lettera integrale di Papa Benedetto XVI. Perché dico bomba? Ma perché leggendo il messaggio nel suo insieme si capiscono tante cose inizialmente non chiare. Anzitutto, quello non era un omaggio generico a Papa Francesco, ma una risposta di Ratzinger a monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per le comunicazioni vaticane, il quale gli aveva chiesto di commentare degli scritti papali.
Una risposta – “dettaglio” numero due – con cui se da una parte il Papa emerito pareva difendere Francesco dai suoi critici elogiandone scritti («I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati»), dall’altra rivelava di non aver neppure preso in mano la collana intitolata La Teologia di Francesco e di non volerne sapere: «…Non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti […] tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».
Tradotto dal curialese: non ho tempo da perdere né voglia di soffermarmi, caro Viganò, su quello che mi ha mandato. Una risposta chiara – a dir il vero una mazzata in piena regola, anche se intarsiata di convenevoli e ironia – della quale il prefetto delle comunicazioni vaticane ha però divulgato, tramite i media vaticani, soltanto i primi due paragrafi, dove appunto Ratzinger sottolineava lo «stolto pregiudizio» di chi ritiene Francesco solo un papa attento alla prassi e poco preparato in teologia e filosofia, e la «continuità interiore» tra i due papati. Un taglia e cuci in piena regola, dunque. Cui è seguita un’altra operazione giornalisticamente quanto meno discutibile e, purtroppo, pregna di intenzionalità.
Si tratta della decisione di rendere pubblica una foto della lettera del Papa emerito nella quale si potevano chiaramente vedere solo le ultime due righe del primo foglio oscurate in modo da non renderle leggibili, e poi un secondo foglio su cui sono stati artatamente posati i libri della collana in modo da coprire il resto dello scritto e lasciare in evidenza solo la firma di Benedetto XVI. Un piano perfetto, dunque, vanificato dalla pubblicazione integrale della lettera, cosa che ha spinto il Vaticano – come ha riportato l’Associated press – ad ammettere di aver confezionato una fake news. La domanda quindi ora è: perché? Per quale motivo arrivare a censurare uno scritto del Papa emerito?
Cosa può spingere il Vaticano stesso a pubblicare a metà una lettera di Ratzinger? Forse per ripicca, dato che il Papa emerito aveva declinato l’invito a impreziosire con un suo contributo La Teologia di Francesco? O per avvalorare a tutti i costi l’idea di una Chiesa in armonia, quando invece «solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione» come ebbe a dire il cardinal Caffarra? Che la risposta sia la prima o la seconda, purtroppo, il risultato cambia di poco. E quello che per Franco è «come minimo, un pasticcio», per chiunque abbia a cuore la Chiesa non può non apparire come un segnale preoccupante. Da chiarire subito. Ne va del rispetto dei fedeli e, cosa non secondaria, di quello dovuto a Benedetto XVI.
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Dentro l’istituzione non ci sarà mai una sconfessione pubblica, al massimo dubbi senza risposta. Ma la cricca vaticana (cei, segreteria di stato e pav) di confusione non soffrono più. Gesù lo hanno messo da parte chiaramente.
non solo fake news da Oltretevere… ad esempio è del tutto confermata la notizia che a capo della Segreteria vaticana per le comunicazioni regni la malafede mista a pura idiozia. Una miscela altamente esplosiva.
Date un’occhiata al curriculum di Dario Edoardo Viganò, il maldestro autore di questa ridicola pantomima: vi troverete che – dopo innumerevoli dottorati – è stato persino “Diviene docente incaricato di etica e deontologia dei media presso l’Alta Scuola di Specializzazione in Comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano”
Chissà cosa avrà insegnato veramente….
Si deve dire che in realtà la lettera era stata letta integralmente durante la conferenza stampa, l’omissione grafica è avvenuta sull’opuscolo consegnato ai giornalisti, dunque si può escludere a mio parere la volontà di nasconderne il contenuto, oltretutto il testo integrale è stato poi pubblicato. Vero è che è stato montato dai giornali un caso mediatico strumentale alle ideologie di parte sul pontificato di Papa Francesco, da entrambe le fazioni in campo. Detto ciò mi pare poco attendibile una interpretazione che vuole evidenziare una frecciata ironica della parte omessa che renderebbe falsa la parte pubblicata in prima istanza. Il contenuto della prima parte a me pare chiaro, non è neppure la prima volta che Ratzinger esprime la sua simpatia nei confronti di Bergoglio. Alimentare l’inesistente contrapposizione dottrinale fra i due non porta al bene per la Chiesa, con ciò non si può negare che fra i due non ci sia diversità di metodo di sensibilità e obbiettivi particolari. Bergoglio ha impostato il suo pontificato accentuando la questione della misericordia e della compassione, secondo il pensiero Tomista per cui esiste qualche cosa di maggiore al bene, ovvero il male redento, ed esiste qualche cosa di superiore alla felicità, ovvero la sofferenza consolata
(Padre Barzaghi docet).
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In realtà l’ultima parte della lettera (“solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa ecc.”)non era stata letta da Viganò alla conferenza stampa ed è chiaro che una volta letta nel suo insieme la lettera di Bendetto XVI (che non dimentichiamoci doveva restare “riservata e personale”) acquista un significato del tutto diverso da quello proposto dal Monsignore in questione. Questi sono fatti.
Il fatto che la nota a margine non sia stata pubblicata non pregiudica la vetidicità della prima parte, ed è comprensibile che non sia stata divulgata trattandosi di un giudizio sull’operato di una persona terza. Rimane quanto affermato nella prima parte, che se non letto in modo ideologico risulta una affermazione chiara sulla continuità dei due papati sotto l’aspetto dottrinale.
Ho letto la lettera in cui mons. Viganò chiede che venga accolto il suo desiderio di “farsi in disparte” ma nel contempo si dichiara “disponibile a collaborare in altre modalità”. Bergoglio ha prontamente accolto la richiesta e nominato il monsignore “Assessore”. Nella lettera in questione, non si fa accenno ad alcun errore di condotta né si chiede scusa ad alcuno; ovvero non ne viene esplicitato il motivo. Se non ci fosse alcun problema, come taluno afferma, la lettera del monsignore non avrebbe senso; ma è stata scritta e, guarda caso, proprio dopo che c’è stata una certa risonanza. Altri più bravi di me traggano le conclusioni.