C’è voluto del tempo, lo ammetto, ma alla fine ce l’ho fatta, ci sono arrivato. Ho capito cosa cela l’acronimo DAT, che i più credono stia per disposizioni anticipate di trattamento mentre invece sta per altro: dichiarazioni di alto tradimento. Tradimento della realtà, per essere precisi. Tradisce difatti la realtà l’idea che un cittadino, qui e ora, possa assennatamente immaginare le proprie volontà terapeutiche in un futuro indefinito, quando avrà cambiato idea venti volte e cure oggi inimmaginabili saranno disponibili e di provata efficacia. Tradisce, anzi umilia la professione che fu di Ippocrate la riduzione del terapeuta a burattino esecutore non di indicazioni, bensì di ordini su terapie o omissione delle stesse che il cittadino potrà redigere senza neppure consultare un medico, i cui studi verranno così parificati a un giretto su Google. E che dire, poi, del totale tradimento della realtà delle cose, determinato dall’inclusione di alimentazione e idratazione fra le terapie rifiutabili? Me lo chiedo pensando alla faccia che farà il mio medico, quando – grazie alla legge votata oggi in Senato – a breve mi presenterò per farmi prescrivere due fette di pandoro.

Giuliano Guzzo

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