Sono usciti ieri, immediatamente rilanciati dai grandi media, gli esiti di “Stereotipi e pregiudizi degli italiani: dagli immigrati agli ebrei”, una ricerca condotta sondando, con 38.000 interviste, umori e malumori degli abitanti del Belpaese, risultati sempre meno tolleranti verso gli immigrati. E chi l’avrebbe mai detto? Dopotutto, una ricerca intitolata “Stereotipi e pregiudizi degli italiani” – ha notato qualcuno – lascia intendere dove volesse andare a parare chi l’ha realizzata. In effetti, è da qualche tempo che i sondaggisti si prestano a rilanciare quell’allarme razzismo che, guarda caso, suona oggi utilissimo ai politici favorevoli allo Ius soli e alla necessità di procedere, il più speditamente possibile, verso nuovi modelli di integrazione.
Solamente una coincidenza? Chi può dirlo. Sta di fatto che il nostro Paese – così paurosamente intollerante – è stato praticamente il solo, come hanno notato, stupiti, fior di osservatori internazionali, nel quale il terrorismo islamico non ha compiuto delle stragi. Tutto merito delle pur validissime forze dell’ordine oppure, anche se si fa fatica ad ammetterlo, qui l’integrazione funziona già più che decentemente, anche senza Ius soli? E’ un dubbio con il quale – pur senza negare che talvolta, anche da noi, episodi di razzismo possano essersi verificati – vale la pena confrontarsi. Anche perché un conto è confrontare quel che gli Italiani dicono, un altro è andare a vedere cosa poi concretamente avviene.
Un compito, quello di conteggiare pazientemente gli episodi di razzismo verificatisi in realtà, che si sono sobbarcati gli autori del rapporto dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (Odihr) dell’Osce – organizzazione per la sicurezza e la cooperazione che dal 2006 raccoglie e sistematizza informazioni e statistiche ricevute dagli Stati aderenti – si scoprendo, per il nostro Paese, in effetti come da un lato i casi di violenza segnalati siano in aumento, anche se questo è verosimilmente determinato da un sistema più efficiente di rilevazione e di comunicazione dei dati, ma, dall’altro, come il confronto fra altri importanti Paesi europei veda l’Italia particolarmente tollerante.
Gli episodi di razzismo e xenofobia segnalati nel nostro Paese nel 2014 (appena 3 anni fa) ammontano difatti a poco più di 400 – per la precisione, 413 –, che è comunque un numero da non sottovalutare anche se, questo è il punto, molto più basso di quelli registrati in Francia (678), Finlandia (829), Germania (2.039), Svezia (2.768) e Regno Unito (43.113), tutti Paesi solitamente osannati come più avanzati e civili del nostro. Certo, si può sempre obiettare che questi dati possono risentire di una differente propensione, da Paese a Paese, alla segnalazione degli atti di violenza ma, a parte che la cosa è tutta da dimostrare, la discrepanza tra quanto rilevato in Italia rispetto agli altri Paesi è troppo elevata per essere spiegata solo così.
Vuoi vedere che gli italiani pieni di “stereotipi e pregiudizi”, in realtà, sono meno razzisti di altri? Un’ipotesi, questa, suggerita anche da un’analisi, realizzata nel 2013, sui dati World Values Survey – rilevamento ultradecennale dell’opinione pubblica mondiale – in ordine alle tendenze razziste degli abitanti di 80 Stati. Sondando, in particolare, la difficoltà di avere come vicini persone straniere, si è visto come l’Italia, pur risultando meno tollerante della Germania e dell’Inghilterra, risultasse comunque mentalmente più aperta della Francia e ai livelli della civilissima Finlandia. Non proprio quello che si direbbe, insomma, un Paese razzista. Attenzione, però, perché le sorprese di quell’analisi internazionale non sono finite.
Andando infatti a verificare quali fossero, in cima alla classifica del razzismo, i Paesi più problematici, questa è la classifica emersa: India, Bangladesh, Indonesia, Vietnam, Corea del Sud, Arabia Saudita, Iran e Nigeria. Una classifica altamente imbarazzante per i paladini del politicamente corretto. Non solo, infatti, non vi figura alcun Paese europeo, ma la maggioranza di questi Paesi molto razzisti – cinque su otto – vanta come prima religione quella mussulmana. Ma l’Islam, scusate, non era un credo tollerante? Non erano gli Europei a dover spalancare menti e cuori? Questo è quanto ripetono, con frequenza ormai ossessiva, i corifei del buonismo, sempre pronti a denunciare l’Italia come Paese che deve sbarazzarsi del razzismo. La realtà, però, è un’altra cosa.
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Pingback: Il falso mito dell’Italia razzista — Giuliano Guzzo – Piergiorgio Dellagiulia Blog
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“Tutto merito delle pur validissime forze dell’ordine oppure, anche se si fa fatica ad ammetterlo, qui l’integrazione funziona già più che decentemente, anche senza Ius soli?”
A mio avviso nessuna delle due ipotesi è quella corretta, anche perché l’essere più tolleranti di altri popoli non implica necessariamente che l’integrazione funzioni (infatti non funziona).
Si tratta, invece, soltanto della prosecuzione del “lodo Moro” con altri attori.
Appena non farà più comodo avere l’Italia come “zona franca”, sorpasseremo di gran carriera le stragi altrui; come del resto già accaduto storicamente (vedasi Bologna, 2 agosto 1980).
A controprova di quanto affermo, appena è stato lievissimamente sollevato il piede dall’acceleratore della Grande Sostituzione sono iniziati gli atti isolati di attacco a poliziotti e militari.
Come dire: comprendiamo che avete bisogno di un attimo di tregua in vista delle elezioni, ma non esagerate!
Inoltre ci sarebbe da discriminare – absit iniuria verbis! – fra quanto è vero razzismo e quanto è invece legittima difesa, a cui il politically correct dà però una verniciata di intolleranza per i suoi sordidi interessi.
Certo, se diventa razzismo anche il pretendere che la risorsa di turno non urini sulle colonne di san Pietro, lo è anche il comperare un pacco di spaghetti invece del cous cous…
Razzismo perché? Perché la maggioranza dei cittadini italiani è contraria allo ius soli?
E comunque sia, ammesso che esista un problema razzismo in Italia, sono le istituzioni politiche che la governano a fomentarlo, per via delle loro irresponsabili e criminose politiche migratorie che stanno portando ad un vero e proprio trapianto di intere popolazioni dall’Africa e dall’Asia. La nostra cultura e quella degli immigrati non possono coesistere essendo anni luce distanti l’uno dall’altra, e se questi imponenti flussi continueranno a verificarsi il rischio di una guerra civile è più che concreto.
Gli immigrati sono ormai l’8% della popolazione complessiva, addirittura oltre 15% in molte aree del Nord, una presenza troppo ingombrante per non generare “razzismo” o quantomeno ostilità da parte degli autoctoni, ma soprattutto inassimilabile.
…nel quale il terrorismo islamico non ha compiuto delle stragi. Tutto merito delle pur validissime forze dell’ordine oppure, anche se si fa fatica ad ammetterlo, qui l’integrazione funziona già più che decentemente, anche senza Ius soli?…
Pur con la piu’ brillante intelligence, non si riuscira’ mai a prevenire un attacco terroristico sul territorio nazionale; forse si potra’ limitare fortemente il rischio in alcune aree di interesse strategico dispiegando ingenti risorse umane e materiali. I fatti sono quasi all’ordine del giorno: i terroristi possono colpire come e quando vogliono, per cui sotto a chi tocca. Il fatto che l’Italia non sia stata toccata (per ora) da atti barbari e truculenti contro persone inermi, non dipende sicuramente dal fatto che l’integrazione funzioni a meraviglia, perche’, del resto, cosi’ non e’. Siamo allineati, piu’ o meno, con gli altri paesi dell’unione europea ma, a differenza degli altri stati dell’unione, in particolare Francia ed Inghilterra, abbiamo sempre avuto e da tempo memorabile, soprattutto verso i paesi terzomondiali ed instabili, un contegno ed una politica improntati alla cooperazione, all’aiuto materiale, all’abiura della guerra, alla non ingerenza negli affari altrui. Abbiamo sempre tenuto, si potrebbe dire, il piede in due scarpe”: siamo apprezzati dai palestinesi quanto dagli israeliani, dal governo (?) libico, dagli egiziani e pure, in un certo senso, dagli indiani che, in occasione dell’increscioso incidente in cui sono rimasti coinvolti due nostri fucilieri della marina, ci hanno snobbati e imposto le loro regole certi che l’Italia non avrebbe mostrato “i muscoli” come invece sono adusi fare tutti gli altri stati bersaglio degli atti terroristici. Noi no: ci siamo affidati a qualche furberia e per il resto alla diplomazia, instaurando solo schermaglie giudiziarie. Se poi qualche nostro connazionale viene rapito all’estero da predoni e terroristi noi paghiamo sull’unghia e mica li bombardiamo come ad esempio fanno gli americani, francesi e inglesi. Siamo apprezzati sicuramente pure dai terroristi. Si, siamo prudenti e questo paga, siamo brava gente che si fa’ voler bene: da sempre riluttanti a spargere sangue fuori dai confini, durante la prima guerra del golfo quando americani inglesi ed anche francesi avevano costituito una formidabile macchina bellica, noi vi avevamo partecipato solo in maniera simbolica con il dispiegamento di 10 tornado, con specifico mandato di colpire solo obbiettivi e infrastrutture strategiche e non truppe nemiche. Siamo su una linea secondaria anche per chi regge la strategia del terrorismo; ci snobbano, veniamo dopo i suddetti paesi guerrafondai e questo, almeno per il momento, ci permette di dormire sonni abbastanza tranquilli….