Caro Charlie, salvo un miracolo che sono il primo ad augurarmi, questo sarà il tuo ultimo giorno di vita, anzi sarà quello in cui lascerai tutto quanto per andartene altrove, ben lontano da un Paese e da un’Europa che non ti merita, e ormai blatera di diritti solo per nascondere a se stessa di non conoscerne più il significato. Per questo, anche se non leggerai mai queste parole – non da quaggiù, purtroppo -, mi permetto di scriverti, per il semplice fatto che non posso accettare quanto oggi sta succedendo. Ho provato a non pensarci, ma proprio non riesco.
L’idea che tu, un bambino di dieci mesi colpevole solo di non essere sano, possa essere ucciso per il «suo bene» – prima ancora che col diritto o l’arte medica -, fa a pugni con la semantica, la logica più elementare e, soprattutto, con l’umanità. E’ qualcosa di orribile che testimonia come, per quanto grave sia la tua malattia, le condizioni in cui versi sono infinitamente meno serie delle nostre, in apparenza sani ma in realtà ostaggio della cecità delle cecità, quella che disumanizza, che brutalizza, che umilia, che uccide anche se non sembra. La cecità dell’anima.
Un mondo che non solo non sa proteggere, ma giunge a sopprimere un bimbo già piegato dalla malattia, infatti, non è neppure vigliacco, ma semplicemente cieco nell’anima. Spento. Incapace di guardare oltre l’abito trendy che sfoggia l’odio. Che oggi, sul passaporto, vanta tanti bei nomi – «morte pietosa», «no all’accanimento terapeutico», «cessazione di ogni sofferenza» -, ma che pur sempre, in fondo, odio rimane. Odio per la vita, chiaramente. Perché se si ritiene l’esistenza da respingere quando manca la salute, significa che forse si ama la salute, ma di certo non si ama vita. Difatti la si rifiuta.
Per questo i tuoi amati genitori, la tua famiglia e tutti coloro che ti vogliono un bene enorme, non sono riusciti nella loro impresa: hanno avuto a che fare con un pianeta di zombie. Eruditi. Rispettabili. Laureati in medicina e con una conoscenza enciclopedica del diritto, ma comunque zombie. Tutta gente che oggi, fingendo disagio, dirà a se stessa che alla tua morte non c’era alternativa. E non si accorgerà che non sei tu a morire, ma sono loro ad essere già condannati. Non dal giudizio di Dio, al quale non oso sostituire il mio, ma dalle loro anime senza occhi.
Uno stato, questo sì terribile, perché non fa apprezzare nulla di quella bellezza della quale, a Te, il destino ha riservato solo un piccolo e rapido assaggio. Oggi, sai oggi non so esattamente dove andrai Charlie. Secondo i miei calcoli – però considera che in matematica ho sempre zoppicato, eh – in alto nel Cielo, parecchio in alto, vicino, anzi direttamente tra le braccia di Dio. E di sicuro, da lassù, nonostante l’età della tua partenza, tutto sarà chiaro. E scorgerai le numerose anime spente complici o colpevoli della tua fine, le persone di cui scrivevo poc’anzi.
Oltre a ciò, però, vedrai anche un grande esercito triste, di gente che non si dà pace. Per tutti costoro, per tutti noi, avrei una richiesta: perdono. Perdonaci, piccolo. Per quello che non abbiamo saputo fare e per non aver saputo creare le condizioni perché un bambino con la sindrome da deplezione del DNA mitocondriale possa venire al mondo e – com’è sacrosanto – sentirsi al sicuro restandosene tra le braccia di mamma e papà. Non so come sia stato possibile, davvero. Sapevo che le cose a quanto mondo andavano male, ma non immaginavo fino a questo punto.
Posso però assicurare che non ci arrenderemo. Il tuo sacrificio non verrà dimenticato, così come non lo saranno le lacrime della tua famiglia. Perché – nella speranza che del tuo perdono, anche se non so come, possa giungerci notizia – ci rialzeremo. Ci riorganizzeremo e, affilando ancor meglio le nostre ragionevoli armi, torneremo presto sul campo. Lo dobbiamo a Terry, Eluana e, da oggi, anche a Te, piccolo angelo, che stai per spiccare il volo. Grazie per esserci stato e per l’umanità che, anche senza parole, hai provato ad insegnare a un mondo che ne ha un disperato bisogno.
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L’ha ribloggato su kos64.
charlie lascia perdere sti coglioni, EUTANASIA LIBERA
Si, eutanasia libera, certo, ma questo non è il caso di Charlie. Lui non ha chiesto di morire, ma qualcuno che si sostituisce a Dio ha deciso così . E questo è inaccettabile.
Già caro mark (coglione tra i coglioni), solo che Charlie non ha potuto e non potrà scegliere un bel nulla!
è proprio vero che la madre degli imbecilli è sempre incinta. Io però resto contrario all’aborto anche in questo caso.
Quando Mark?
no in realtà mettere “mi piace” non era corretto….era più corretto mettere non mi piace.
Non sono un sostenitore del diritto alla vita a prescindere, sono a favore della pena di morte, ma per chi si è macchiato di crimini indicibili non di certo per i bambini.
Quello che hai scritto lo condivido in pieno, è inconcepibile che un governo possa decidere sulla vita di un figlio, abbiamo sbagliato tutto.
E grazie anche a voi che scrivete con l’anima perché date parole e quindi ordine e calma ai nostri pensieri.
Leggere il mio stesso dolore nelle parole di altre persone mi dà un po’ di speranza.
Non c’è altro da aggiungere.
Ho pianto, leggendoti… Grazie
“…vedrai anche un grande esercito triste, di gente che non si dà pace. Per tutti costoro, per tutti noi, avrei una richiesta: perdono. Perdonaci, piccolo.”
E visto che si può a ragione sperare che tu sia nella braccia del Padre condividendo e partecipando al suo infinito Amore per l’Uomo, perdona anche “le numerose anime spente complici o colpevoli della tua fine…”.
Iintercedi per loro, che abbiano a pentirsi, convertirsi e accedere alla Salvezza che Cristo a meritato per ogni Uomo.
Non ci sono davvero parole per commentare una barbaria del genere.E`inaccettabile che uno stato si prenda la briga di decidere della vita di un altra persona. A maggior ragione di un bambino. La vita e`un dono che ci e` stato fatto e va`preservato sempre. Davvero che il signore possa perdonare tutti questi nostri errori
io ho letto che la malattia gli procura un dolore indescrivibile .sono molto confusa di fronte questa notizia ,sono madre e nonna e amo tutti i bambini e non riesco a districarmi se scegliere per lui infinita sofferenza o il sonno .Capisco il dolore che ci procura la morte ma forse lui non meritava il dolore per tutta la vita.Rispetto i genitori ed la loro tragedia.
NON si è voluto neanche permettere ai genitori di portarlo a casa: di cosa ha paura lo Stato ed i medici?
e poi perché impedire di portarlo in America? non fosse altro che per poter fare “da cavia” alle nuove terapie?
Luigi
Grazie per questa triste ma assolutamente condivisibile riflessione.
Sono un medico, un Pediatra che per tutta la sua vita professionale si è occupato anche di bambini affetti da malattie genetiche rare o addirittura ultrarare, per lo più senza la possibilità di un trattamento efficace. Malattie che è solo possibile (nemmeno sempre) diagnosticare ma quasi mai curare (raccapricciante: noi medici siamo così “ignoranti” da non riuscire nemmeno a diagnosticare un così grande numero di malattie e al contempo così supponenti da sapere che per un malato è meglio morire anzichè continuare ad essere coccolato dal suo papà e dalla sua mamma!).
Io non so spiegare il mistero della sofferenza, tanto più in un bimbo di pochi mesi; non ho niente da insegnare a nessuno su cosa sia giusto o non giusto fare in casi come quello del piccolo Charlie (a differenza di molti altri che pontificano, molto spesso dall’alto della loro totale ignoranza in materia).
Però ho il mio sentire personale e questo mi dice che non si può sopprimere la vita di una persona, di qualunque età e non si può rubare la speranza ad un papà e ad una mamma. Nè tantomeno si può negare ad un bimbo o a chichessia di passare gli ultimi istanti della sua vita tra le braccia delle persone che lo amano e nell’ambiente sereno di una casa. Dove, peraltro, sarebbe benissimo possibile fare tutto ciò che la scienza ci consente di fare per alleviare le sofferenze (mai sentito parlare, nella modernissima Inghilterra, dell’assistenza domiciliare?!). Tutto quanto sopra è semplicemente disumano.
La nostra società credevo avesse toccato il fondo con aborto, teoria del gender, eutanasia. E invece pare proprio che dopo avere toccato il fondo ora stiamo scavando. Direi che a forza di scavare troveremo l’inferno, se non fossi convinto che lo abbiamo già trovato.
Contro l’irragionevolezza forse la ragione non può più nulla (ma vale sempre la pena tentare). Ma la preghiera può ancora. Per Charlie, per la sua mamma e il suo papà, per la sua famiglia, per tutti noi.
😢😢😢😢😢😢😢😢❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️👼🏻
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