Sin dal primo numero, come molti amici sapranno, ho avuto l’onore di essere incluso tra le firme de La Verità, il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro dopo la conclusione della sua direzione a Libero, avvenuta come sappiamo per divergenze con l’editore a proposito del referendum costituzionale e, soprattutto, del modo di raccontare la riforma Boschi-Verdini.  Si è così realizzata la possibilità, per me, non soltanto di collaborare ad una testata con tante firme importanti del nostro giornalismo – da Stefano Lorenzetto a Giampaolo Pansa, da Mario Giordano a Luca Telese –, ma di farlo nella più totale libertà, raccontando fatti libero qualsivoglia condizionamento. Non è un modo di dire, ma la realtà: su oltre 40 articoli da scritti, zero “suggerimenti”, “consigli” o “influenze”. Libertà totale, libertà vera. E dire che di temi politicamente scorretti, ne ho trattati e continuo a trattarne: aborto, divorzio, gender, “droghe leggere”, famiglia, denatalità, contraccezione, suicidio assistito. Come mai tutto ‘sto panegirico, vi chiederete.

Semplice: perché ritengo che la stampa libera sia un valore oggi estremamente minacciato. Per questo occorre difenderlo attivamente, in un momento in cui la quasi totalità dei quotidiani nazionali – ve ne sarete accorti – dei valori non negoziabili non vuole più sentir parlare. Per questo, aggiungo, è importante continuare a leggere La Verità, che peraltro è il più economico quotidiano nazionale: appena 1 euro. E se non la leggete, vi consiglio caldamente iniziare a farlo. Perché se da un lato mantengo attivo questo blog, oramai una mia seconda casa, dall’altro continuerò a inviare i miei articoli più attuali e significativi al giornale (senza poi postarli qui). Non per chissà quali ritorni economici, eh, ma appunto perché credo alla libertà di stampa. E considero la parte di chi si lamenta e basta del fatto che le cose, in Italia e non solo, vadano come vanno, sostanzialmente inescusabile. Abbiamo difatti certamente la possibilità di lanciare un segnale a chi governa recandoci alle urne, quando ci è permesso; ma possiamo farlo anche recandoci in edicola ogni giorno, per far capire ai burattinai dell’informazione che certe balle, noi, non le si beve più. Ricordiamocelo.

Giuliano Guzzo