Non accenna a placarsi, nella Chiesa, il dibattito sull’interpretazione di Amoris laetitia, l’esortazione apostolica il cui capitolo ottavo aprirebbe, secondo alcuni, alla possibilità, per i fedeli divorziati e risposati (o in genere per tutte le coppie cosiddette irregolari) di accedere – almeno in alcuni specifici casi – all’Eucaristia. Altri contestano però con forza tale interpretazione anche se papa Francesco, pur stimolato dai dubia sottopostigli da alcuni cardinali, non pare intenzionato ad offrire ufficialmente chiarimenti al riguardo. Prosegue così una guerra di interpretazioni, in corso ormai da mesi, con alcune diocesi che si sono sentite autorizzate a dare ai propri fedeli le letture più permissive del documento papale. Come a Malta dove, in un documento firmato da monsignor Mario Grech, vescovo di Gozo, e da monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, pubblicato per la prima volta in inglese l’8 gennaio 2017, da una parte la continenza coniugale è definita un ideale «molto difficile» e, dall’altra, si spiega che vi possono «essere coppie che, con l’aiuto della grazia, praticano questo ideale senza mettere a rischio altri aspetti della vita comune».
Poche ma esplosive parole con le quali si è implicitamente affermato che la continenza coniugale, da sempre insegnata dalla Chiesa, sarebbe in conflitto, almeno in alcuni casi, con «aspetti della vita comune». Nelle guide linea maltesi viene poi aggiunto che a chi – anche se in posizione irregolare – ritenga, dopo attento discernimento, di essere in pace con Dio non può essere rifiutato l’accesso ai sacramenti. Ora, anche se l’intento primario dei vescovi maltesi sembra quello di garantire l’accesso alla comunione ai divorziati risposati che convivono more uxorio, pare evidente come le loro parole aprano le porte a comunioni sacrileghe anche per chi si sia reso autore di un altro peccato mortale, purché si senta – bontà sua – «in pace con Dio». Non sorprende quindi apprendere della gioia delle associazioni Lgbt, entusiaste per quelle che giudicano un’apertura dei vescovi maltesi alla comunione anche per quanti peccano contro il sesto comandamento. Tutti contenti dunque?
Non proprio. Qualcuno di deluso pare esservi. E potrebbe essere nientemeno che la Madonna. Esagero? Giudicate voi. Come alcuni già sapranno, dal 29 settembre 1986, nello stato di Bahia, la Vergine apparirebbe regolarmente al brasiliano Pedro Regis ad Anguera in quello che, fosse confermato, sarebbe essere uno degli eventi più prodigiosi della storia. Il condizionale però è d’obbligo dal momento che su queste apparizioni la Chiesa non si è ancora pronunciata, anche perché sono ancora in corso. Tuttavia molti segni inducono a ritenere il fenomeno autentico: il veggente dice che colei che gli appare chiede insistentemente la conversione, raccomanda la recita quotidiana del rosario e la frequente ricezione dei sacramenti, consigliando la confessione settimanale e ricordando la realtà del purgatorio e dell’inferno, realtà spesso dimenticate dai cristiani di oggi. In nessuno dei messaggi si sono riscontrate, a quanto pare, contraddizioni con gli insegnamenti della Scrittura, della Tradizione o del magistero della Chiesa.
Che cosa c’entra tutto questo con le aperture sulla comunione dei vescovi maltesi? C’entra eccome. Infatti, un messaggio riferito dal veggente l’1 febbraio 2008 recita: «La Chiesa camminerà su strade difficili. Affronterà molta ingratitudine dei cattivi pastori e berrà il calice amaro del dolore. Da Malta verrà un ordine che scuoterà la Chiesa e farà soffrire i fedeli. Sono vostra Madre Addolorata e so ciò che vi attende. Non allontanatevi dalla verità». Ora, la corrispondenza temporale della profezia – in anticipo di otto anni esatti rispetto al documento dei vescovi di Malta, cui sembra proprio riferirsi – e il fatto che parecchi altri messaggi abbiano effettivamente previsto eventi futuri notevoli, dal terremoto di Haiti al terrorismo in Europa, dalle dimissioni di Benedetto XVI all’elezione di un papa gesuita, dovrebbero suggerire qualche riflessione. Non solo per Malta, ma per tutti i «cattivi pastori». Intanto la Madonna di Anguera, come viene chiamata, continua a parlare del periodo che stiamo vivendo come quello della «grande confusione spirituale», anche se invita a pregare e a non scoraggiarsi.
‘Da Malta verrà un ordine’
Mah, quella dei vescovi maltesi è un’interpretazione, sbagliata, di AL e non un ordine. Se penso a Malta e ad un ordine penso allo SMOM.
Per leggere un documento pontificio meglio lasciare stare le profezie, che tutti le stiracchiano per fargli dire quello che pensano loro, dai Socci ai cattoliciapostoliciromani che si sono persi un Papa.
Enrico come al solito è un comico involontario… Un negatore di evidenze da primato mondiale.
“quella dei vescovi maltesi è un’interpretazione, sbagliata, di AL”
Peccato Enrico non sappia che l’interpretazione cosiddetta “sbagliata” di AL è appoggiata nientemeno che dal Papa, il quale ha voluto che questa interpretazione fosse tradotta e pubblicata integralmente sull’Osservatore romano del 14 gennaio:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351437.html
Papa Bergoglio, ovviamente, non l’avrebbe fatta tradurre e pubblicare sulla voce ufficiale della Santa Sede se non fosse interpretazione a lui graditissima.
Infatti tutte le interpretazioni di AL sgradite a Bergoglio non solo non sono state pubblicate integralmente sull’Osservatore, ma nemmeno menzionate di sfuggita.
Perfino quella del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede cardinal Mueller (perfettamente coerente con il Magistero autentico e agli antipodi di quella maltese) non se l’è filata minimamente l’Osservatore (manco una riga), e la possiamo leggere solo perché l’ha pubblicata quel noto organo ufficiale vaticano che è… il sito di Sandro Magister!
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351295.html
Quindi, tirando le somme, Enrico ritiene che quel Papa Francesco che tanto egli apprezza appoggi una interpretazione sbagliata di un documento firmato da Francesco stesso…
Enrico poi forse spiegherà (a noi e forse anche a Bergoglio) qual è l’interpretazione giusta!
Alessandro,
cosa vuoi, mi ero fidato di quanto scritto da Guzzo, non avevo letto quanto detto dai vescovi maltesi. Grazie al tuo link l’ho fatto e non mi pare più che scrivano cose sbagliate.
E invece scrivono cose sbagliate, sbagliatissime, gravemente incompatibili con il Magistero autentico della Chiesa e gravemente lesive dei Sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e del Matrimonio.
Scrivono i vescovi maltesi:
“Qualora come esito del processo di discernimento, compiuto con «umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa» (Amoris laetitia, 300), una persona separata o divorziata che vive una nuova unione arriva — con una coscienza formata e illuminata — a riconoscere e credere di essere in pace con Dio, non le potrà essere impedito di accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia (cfr. Amoris laetitia, nota 336 e 351).”
Che un divorziato risposato perseverante nella convivenza more uxorio possa ricevere l’assoluzione sacramentale e quindi l’Eucaristia è esplicitamente escluso dal vigente Codice di diritto canonico al canone 915 (secondo l’interpretazione autentica emanata dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi):
http://www.delegumtextibus.va/content/testilegislativi/it/attivita/dichiarazioni/ammissibilita-alla-santa-comunione-dei-divorziati-risposati.html
Quanto i vescovi maltesi intendono autorizzare contraddice anche palesemente e irrimediabilmente al Catechismo n. 1650 (non allego il link, il testo è notissimo e comunque facilmente reperibile).
Pertanto, quanto intendono autorizzare i vescovi maltesi trasgredisce nientemeno che il Catechismo della Chiesa Cattolica e il vigente Codice di diritto canonico.
Quello dei presuli maltesi è dunque un abuso che ogni fedele cattolico è tenuto a contrastare, anzitutto non collaborando in alcun modo alla sua consumazione.
Affermare inoltre – come fanno i presuli maltesi – che il sacerdote sia tenuto ad amministrare l’assoluzione sacramentale qualora il divorziato risposato che intende perseverare nella convivenza more uxorio si consideri nondimeno “in pace con Dio” è uno sproposito che snatura l’essenza stessa del sacramento della Penitenza (e dell’Eucaristia e del Matrimonio).
Come ribadisce infatti al riguardo Giovanni Paolo II, richiamando il Magistero infallibile del Concilio di Trento, condizione necessaria perché sia impartita l’assoluzione sacramentale è che il penitente sia un vero penitente, cioè che manifesti al confessore il fermo proposito di rinunciare alla condotta peccaminosa di cui si è macchiato (ma nel caso del divorziato risposato che intende perseverare nella convivenza more uxorio, manca con ogni evidenza proprio questo fermo ed esplicto proponimento di dimettere la convivenza more uxorio, ossia di recedere dalla condotta adulterina):
“È inoltre evidente di per sé che l’accusa dei peccati deve includere il proponimento serio di non commetterne più nel futuro.
Se questa disposizione dell’anima mancasse, in realtà non vi sarebbe pentimento: questo, infatti, verte sul male morale come tale, e dunque non prendere posizione contraria rispetto ad un male morale possibile sarebbe non detestare il male, non avere pentimento.” (Lettera al cardinale William W. Baum e ai partecipanti al corso annuale sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria apostolica, 22 marzo 1996, n. 5)
Inoltre, in spregio all’essenza stessa del Sacramento della Penitenza, i presuli maltesi fanno del sacerdote confessore un mero esecutore passivo della volontà di qualcuno (nel caso: del divorziato risposato che intende perseverare nella convivenza more uxorio), al quale – a detta dei presuli maltesi – il confessore non può negare l’assoluzione sacramentale se questi la richiede pur non intendendo rinunciare alla condotta adulterina, cioè alla convivenza more uxorio.
In questo modo, il sacerdote viene ridotto ad accondiscendente apologeta dell’errore di una coscienza in fallo e ad acquiescente complice di quel peccato indubitabilmente grave che è l’adulterio (Catechismo n. 2384: “Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente”).
Come immagini ci sarebbe molto altro da contestare ai vescovi maltesi, ma basti quanto detto a dare la misura del colossale e pernicioso abbaglio in cui sono incorsi.
Fermenti vari e autodidatti,
“ senza di Me non potete far nulla” apprendiamo dal cateschismo cattolico della Chiesa romana.
E’ ovvio a tutti e non e’ possibile dire altro.
Ancoriamoci e facciamo nostre l’eterna Parola che ci vene dalla Rivelazione via la Fonte della Verita’ : Cristo e dette per essere comprese anche dai lattanti.
Preghiamo fratelli che il sacrificio mio e vostro sia accetto a Dio padre onnipotente.
Cordiali saluti, Paul Candiago
Scicluna è uomo di Borgoglio. Al è eretica e va rigettata. Stop.
Signora Aurora, la Russia, come ci ha detto lei mesi fa, sistemera’ tutto nel Medio Oriente e la ringrazieremo di avere pacificato quell’area del Mondo. Detto questo potremmo congratularci con lei per non vendere solo pubblicita’ e propaganda al vento, ma dimostrera’ con fatti su fatti come la Russia mettera’ pace invece che invasioni. Cordiali saluti, Paul Candiago. (candigao.p@bmts.com)
Fin da quel primo “chi sono io per giudicare” si poteva intuire quale dovesse essere il pensiero di Bergoglio sulle questioni più scottanti del confronto e dello scontro tra Chiesa e mondo.
Oggi non è più possibile ritenere che il papa la pensi diversamente rispetto a coloro che ha scelto tra i suoi più vicini collaboratori e che non ha mai smentito.
Ho fatto fatica a ammettere questa realtà, ma ormai si è fatta lampante.
Una fatica e una sofferenza… anche se quel “chi sono io per giudicare”, volendo, poteva anche far sorgere intuizioni diverse…