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Houston, abbiamo un problema: la Chiesa, o comunque una parte non trascurabile dei suoi esponenti, si è innamorata persa dei radicali. Sì, proprio di quelli che – battendosi per divorzio, aborto, figli in provetta, spinelli liberi, eutanasia – hanno dato e continuano a dare un contributo decisivo alla devastazione culturale, demografica e spirituale dell’Italia; per capirci, Erode, con la sua strage degli innocenti, a confronto era uno sprovveduto. Esagero? Non è vero niente? «La CEI guarda con attenzione a questa iniziativa e come Segreteria generale dà una convinta adesione». Queste le parole con cui il sottosegretario e portavoce della CEI comunicava l’adesione della Chiesa italiana alla Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà promossa dal Partito Radicale il 6 novembre scorso a Roma. Vorrei tanto sbagliarmi, ma di fronte ad «una convinta adesione» è la lingua italiana ad inchiodare alla realtà chiunque non viaggi coi paraocchi.

Un caso isolato? Nient’affatto. Lo scorso 17 febbraio, direttamente dalla sede del Partito Radicale, è arrivata non da parte di un pretino di periferia bensì da un arcivescovo, oltretutto Presidente della Pontificia accademia per la vita, un’apologia di Marco Pannella: «Credo che il Marco pieno di spirito continua a soffiare. Un uomo che […] che sa aiutarci a sperare […] Questo nostro mondo ha bisogno più che mai forse più di prima di uomini […] come lui […] mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione». Purtroppo, in questa sbornia radicaleggiante, anche il Santo Padre in persona ci ha messo del suo. Il riferimento, qui, è all’inserimento papale di Giorgio Napolitano ed Emma Bonino «tra i grandi dell’Italia di oggi», effettuato – senza più smentita -, nel febbraio dello scorso anno, in un’intervista concessa da Casa Santa Marta al Corriere della Sera.

Avessero potuto parlare, Eluana Englaro e i nascituri aspirati dal ventre materno con una pompa di bicicletta avrebbero dissentito, ma c’è la concreta speranza che il pontefice, essendo argentino, ignori le vicende italiane o le segua distrattamente. Tuttavia, il fatto grave resta: della politica radicale, tra uomini di Chiesa, pare non sia più possibile parlare, se non con commossa riconoscenza. In tempi normali, anziché parlare del bisogno di farsi guidare dallo «spirito» di Pannella, si sarebbe vigorosamente evidenziato quello di pregare per l’anima del leader radicale; «tra i grandi dell’Italia di oggi» si sarebbero richiamati Massimo Gandolfini e Paola Bonzi; si sarebbe data «una convinta adesione» al Family Day, che invece il giorno dopo ottenne più spazio sulla prima pagina di Repubblica, ed è tutto dire, che su quella di Avvenire. Gli attuali, dunque, non sono affatto tempi normali, anzi pare si faccia a gara a chi la spara più grossa ed è questo, Houston, il nostro peggior problema.

Giuliano Guzzo