Secondo Roberto Saviano, l’«aborto non è un omicidio». Questa l’affermazione con cui lo scrittore partenopeo, ieri, ha esordito in un post su Facebook nel corso del quale ha poi ricordato che «abortire è un diritto spesso negato», «un diritto acquisito da difendere a tutti i costi» e che dovremmo tutti «studiare cosa accade in Brasile» con riferimento «alle morti dovute agli aborti clandestini». Su quest’ultimo punto, debbo dire che il Nostro sfonda una porta aperta. A proposito di morti «dovute agli aborti clandestini», sarebbe difatti molto utile andarsi a studiare cosa si diceva in Italia prima della Legge 194, ossia che ogni anno morivano circa 20.000 donne.
Peccato che l’Annuario Statistico del 1974 quantificasse le donne in età feconda (dai 15 ai 45 anni) decedute nell’anno 1972, prima cioè della legalizzazione dell’aborto, in 15.116 e spiegasse come le morti riconducibili a dinamiche legate alla gravidanza o parto fossero 409: sempre troppe, intendiamoci. Tuttavia, inutile negarlo, un numero svariate decine di volte più contenuto di quello propagandato dagli abortisti per terrorizzare gli Italiani sull’emergenza degli aborti clandestini, pure quelli stimati – tanto per cambiare – abbondando alla grande con gli zeri. Ma fermiamoci qui, per oggi, con le scomode verità (o post verità, fate voi) di cui è vietato parlare.
E torniamo all’autore di Gomorra, secondo cui «aborto non è un omicidio». Mettiamo che abbia ragione. Ma allora l’aborto che cos’è? Una forma di diarrea? Una specie di varicella? Una carie? Non è polemica, ma curiosità. Troppo comodo, infatti – specie con un tema così serio –, ripiegare su una negazione e poi, zac, tagliare la corda. Se qualcuno è convinto che l’aborto non sia un omicidio, allora dica cosa è in realtà. Perché già da troppi anni ci si occupa del tema dell’aborto senza però parlare dell’aborto, virando furbescamente sui diritti della donna, sull’autodeterminazione e sull’obiezione di coscienza bistrattando chi, molto semplicemente, vorrebbe capire quale sia esattamente l’argomento di cui si sta parlando.
no, l’aborto non e` un omicidio: in nessuna cultura umana e neppure nella Bibbia ebraica il feto e` considerato un essere umano formato.
tanto e` vero che nel Pentateuco la pena prevista per chi colpisce una donna incinta e ne provoca l’aborto e` un semplice risarcimento.
e neppure Tommaso d’Aquino e il restante pensiero teologico cristiano lo hanno mai considerato tale, a parte qualche eretico come Tertulliano.
l’aborto non e` neppure una carie: e` la distruzione di un PROGETTO umano, scelta grave, ma non omicidiaria, perche` la persona umana non c’e` ancora.
non sembra cosi` difficile da capire: ma forse per farlo occorre non ragionare in bianco e nero, ma sapere cogliere le sfumature e le transizioni.
si`, se fossi ancora cristiano direi che chi afferma che il feto e` un essere umano formato e` un eretico.
Gent. bortocal15, mi risulta che il feto, durante la gestazione, comunichi con la mamma che lo porta in grembo e che addirittura memorizzi e canti ciò che ascolta e canta la stessa: non è forse vita questa?
a quale punto dello sviluppo del feto avvengono questi bellissimi fenomeni?
peraltro, come genitore e come nonno, so che il feto e` in grado di “comunicare” con la mamma (e a volte anche col papa`) soltanto con i movimenti non intenzionali che compie nell’utero: altre forme di comunicazione non mi risultano.
sul cantare del feto e sul memorizzare le canzoni, di che cosa stiamo parlando? Lei ha mai visto un neonato di pochi giorni? sembra di no…; io ho proprio in questi giorni la gioia di osservare una nipotina che sta per compiere un mese e non canta proprio per niente neppure adesso.
poi, certamente, il feto ha qualche forma di ricezione e di condizionamento anche dai rumori ambientali, ma totalmente inconsapevole e simile ai processi per cui le mucche che ascoltano Mozart producono piu` latte, ma nessuno si sognerebbe di dire per questo che le mucche sono umane e che amano la musica.
dopo di che solo un demente potrebbe negare che un feto o un embrione siano vivi. e certamente in quanto esseri vivi che fanno parte di un progetto umano meritano il nostro amore e il nostro rispetto.
ma qui non stiamo parlando di vita generica, dato che anche gli animali, le piante, i batteri sono vivi; ma del riconoscimento di un pieno carattere di persona umana compiuta ad un essere ancora non nato e la cui nascita e` un processo che dipende pienamente dalla donna che lo ospita e lo aiuta a svilupparsi.
L’aborto è omicidio, lo dice il buon senso, la coscienza e la scienza infatti basta aprire qualsiasi manuale di biologia o medicina, la vita inizia con il concepimento; è un fatto così come il sole è caldo è l’acqua è bangata, inutile stare a girarci attorno.
Con le sfumature è molto facile far vedere il male come bene.
Per quanto riguarda S. Tommaso inizia da qui:
http://www.uccronline.it/2013/01/13/il-falso-pensiero-attribuito-a-tommaso-daquino/
I Cristiani da sempre hanno ritenuto l’aborto omicidio, non solo Tetulliano, informati http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/PagineDiocesi/AllegatiTools/146/Aborto.pdf
Le ripeto che Lei sta negando l’evidenza: mi indichi in quale cultura, civilta` o sistema giuridico l’aborto e` trattato come un omicidio.
perfino la cultura islamica, che consideriamo a volte per definizione integralista, e` molto piu` aperta di questa posizione del cattolicesimo fanatico:
«In verità creammo l’uomo da un estratto di argilla. Poi ne facemmo una goccia di sperma in un sicuro ricettacolo, poi di questa goccia facemmo un’aderenza e dell’aderenza un embrione; dall’embrione creammo le ossa e rivestimmo le ossa di carne. E quindi ne facemmo un’altra creatura. Sia benedetto Allah, il Migliore dei creatori!» (XXIII, 12-14).
ragionevolmente anche l’islam, come Tommaso d’Aquino, considera la nascita di un essere umano un processo e colloca la formazione dell’essere umano alla fine e non all;inizio di questo processo.\
la vita non inizia col concepimento: e` gia` presente nello spermatozoo e nell’ovulo che si fondono; e quello che viene dopo e` vita, e` un progetto di vita umana, meritevole di grande tutela, ma non e` una persona umana pienamente identificata.
grazie dei riferimenti del secondo link.
la rassegna conferma quanto dicevo:
1. la Bibbie ebraica non assimila l’aborto all’omicicio; si cita lo stesso passo che citavo io; del resto sarebbe strano lo facesse, visto che il dio biblico ordina ad Abramo l’uccisione del primogenito, e secondo gli studiosi biblici, in una versione originaria il sacrificio veniva effettivamente compiuto
2. nessuna discussione sul fatto che il cristianesimo abbia sempre rifiutato da un punto di vista morale ;’aborto; non e` di questo che si sta discutendo, ma se lo abbia considerato un OMICIDIO.
quando Barnaba (o chi per lui) dice: Non provocherai la morte del bambino mediante l’aborto, né l’ucciderai dopo la nascita, sta distinguendo evidentemente due casi diversi.
3. perfino Tertulliano e` chiaro su questo, pur nella sua posizione dogmatica e considerata eretica: È una anticipazione d’omicidio impedire la nascita – non dice che e` un omicidio, nonostante il rigorismo morale col quale cerca di identificare le due stiuazioni -, né importa che si sopprima un’anima già nata o quando sta nascendo. È già uomo chi sta per divenirlo; ogni frutto è già tale nella semente.
ora si da` il caso, invece, che la semente ed il frutto siano ben diversi fra loro.
4. non si fa fatica poi a trovare nella vasta produzione del cristianesimo delle origini qualche posizione che si avvicina alla sua; rimane comunque che l’opinione prevalente distingueva di due casi.
5. anche la posizione di Agostino e` problematica qando scrive “uccidere in qualche modo nell’utero i feti concepiti e ad espellerli, volendo che il proprio figlio muoia prima di vivere oppure, nel caso che già vivesse nell’utero, che sia ucciso prima di nascere”.
Agostino mette perfino in discussione che il feto viva nell’utero sempre, a qualunque stadio di sviluppo; opinione che oggi non possiamo piu` condividere.
6. i penitenziali citati confermano la prevalenza della distinzione fra aborto dell’embrione e omicidio:
Le donne che fanno un aborto prima che il feto abbia l’anima, facciano
penitenza un anno o 3 periodi di 40 giorni o 40 giorni, secondo la qualità
della colpa; se dopo, cioè dopo quaranta giorni dall’aver ricevuto il seme,
facciano penitenza come omicide, cioè 3 anni, il mercoledì e il venerdì e
nelle tre quaresime. Questo peccato nei canoni è punito con 10 anni.
(XIV, 24)
La donna che concepisce e uccide il bambino nell’utero prima di 40
giorni, faccia penitenza un anno; se dopo i 40 giorni, faccia penitenza
come l’omicida. (XIV, 27)
7. quanto al primo link conferma pienamente che per Tommaso d;Aquino la formazione di un essere umano e` un processo, come per Aristotele.
grazie delle conferme numerose e puntuali.
non venga a trollare anche qua con le sue farneticazioni, basta di là.
Bortocal
la sintesi estrema è:
1) non uccidere, 5° comandamento, almeno questo mi pare sia scritto nella Bibbia…
2) è una evidenza scientifica che l’inizio della vita avvenga con il concepimento.
3) se l’Aquinate avesse avuto le conoscienze mediche biologiche attuali confermerebbe quanto dice la Chiesa Cattolica riguardo all’aborto.
Se lei non è in grado o non vuole prendere atto di quanto sopra non so che farci.
Buon proseguimento.
direi che i commenti sono molto mal moderati su questo blog; un commento di risposta come il Suo primo, io nel mio non lo avrei accettato.
mi spiace per Lei che Le manchi il gusto di discutere assieme tra persone civili che si rispettano anche se hanno opinioni diverse su punti particolari.
purtroppo non puo` sapere che cosa si perde…
In realtà quello che lei vede come primo commento è il secondo. Dopo averle risposto qua ho trovato lo stesso suo commento nel mio blog, pensando che avesse risposto anche di la le ho dato del troll, e me ne scuso, invece si trattava sempre dello stesso commento. Comunque non stia a fare tanto il delicato…
Se è un progetto di essere umano mi viene da dire che, una volta formato l’essere umano, il progetto dovrebbe rimanere, così come il progetto di una casa rimane (su carta o su file) anche dopo il completamento della casa stessa.
Eppure per l’embrione o per il feto così non è.
Oppure se lei mi dice che il feto non è una persona mi viene da chiedere quando lo si diventa: quando si acquista l’autocoscienza? Se così fosse allora neppure il neonato lo è, e in base a questa considerazione famosi bioeticisti laici come Singer ed Engelhardt deducono che i neonati non sono appunto persone. Altri, come l’italiano Maurizio Mori ammettono coerentemente la liceità dell’infanticidio.
Nazisti? No, solo coerenti con le premesse di partenza.
certamente un progetto, e a maggior ragione il progetto addirittura di un nuovo essere umano, e` meritevole di tutela.
e tuttavia molti progetti non possono essere realizzati e ci possono essere casi, da considerare molto attentamente, nei quali anche il progetto di un essere umano deve purtroppo essere abbandonato: ad esempio quello nel quale conduca a morte certa la madre e questa non voglia rinunciare alla propria vita, magari per non provare altri propri figli della presenza materna.
direi poi che il feto non diventa persona tutto di colpo, ma lo diventa attraverso passaggi graduali, che sono scanditi culturalmente: nel mondo precristiano neppure il neonato era considerato pienamente persona e poteva essere soppresso dal pater familias: oggi certamente nessuno di noi puo` accettare una morale simile; ma nel mondo indiano o cinese, in certe aree rurali tuttora la soppressione delle neonate femmine e` accettata.
nella nostra cultura il concepito ha ad esempio gia` diritto di ereditare, ma questo non gli conferisce ancora pienamente lo status di persona.
recentemente la Chiesa – con una scelta che personalmente trovo aberrante – ha considerato lecito sopprimere una gemella siamese per salvare la vita al’altra.
non capisco come a maggior ragione non si possa accettare di interrompere una gravidanza per salavre la vita alla madre.
Egregio bortocal,
la sua risposta non scalfisce le mie obiezioni.
Assimilare l’embrione o il feto ad un progetto significa, per coerenza con il termine stesso “progetto”, riconoscere che una volta che l’essere umano esiste allora il progetto non cessa, ma continua ad esistere indipendentemente dall’essere umano stesso, così come il progetto di una casa o di una macchina industriali continua ad esistere anche dopo che la casa o la macchina siano state costruite, ed anzi può essere riutilizzato per la costruzione di altre case o macchine.
Così non è per l’embrione/feto e mi sembra che ciò sia sufficiente per evitare, stante i problemi che ho sopra elencato, la definizione di “progetto di essere umano”.
Per quanto riguarda l’inizio della persona, che lei fa, coerentemente con le sue premesse relativistiche già enunciate in altri post, dipendere da scelte culturali, finisce per dar ragione ai bioeticisti da me citati nel precedente commento: infatti, stante il sempre crescente pluralismo culturale all’interno delle società occidentali cosa vieta, se il concetto di persona è una definizione culturale e soprattutto se lo stato ha il compito di far sì che ognuno possa vivere la sua concezione del bene, la scelta di un genitore che intende procurare un infanticidio perché non ritiene il figlio ancora persona?
Sulle gemelle siamesi non so nulla, ma la Chiesa vieta l’aborto diretto e l’omicidio intenzionale quindi mi sa tanto che è incappato in una bufala.
no, non e` una bufala. ricordo bene la notizia perche` mi colpi` molto e negativamente.
ora ho ritrovato questa traccia: http://www.bolognatoday.it/cronaca/gemelline-siamesi-chiesa-avvenire.html
la scelta di dove collocare l’inizio della vita umana degna di piena tutela, ovviamente, non e` e non puo` essere individuale, ma sociale.
e l’attenzione alla vita umana e` fortunatamente un carattere forte della nostra cultura.
quindi non ci appartiene piu` la liceita` dell’omicidio del neonato da parte del pater familias dell’antica Roma o il sacrificio del primogenito a Jahwe` dell’ebraismo antico pre-mosaico, nel quadro di riti comuni a tutte le culture semitiche.
Ho letto il commento l’articolo da lei linkato e la posizione di p. Carbone è la stessa che si applica nel caso di un pericolo di vita per la gestante, ove il mancato intervento provocherebbe la morte della madre e del figlio. Se l’alternativa è la morte di entrambi, ad es. una donna in stato di gravidanza non avanzato che si ammala di tumore, si cerca di salvare almeno uno dei due. E come effetto subito ma non voluto si tollererà l’inevitabile morte del feto.
E difatti p. Carbone parla correttamente della separazione delle due gemelle come “extrema ratio”: “nell’ipotesi che il quadro clinico precipitasse verso un imminente pericolo di vita per le due gemelle e ci fosse la possibilità di salvarne una, allora l’equipe medica procederà alla separazione“.
Se ciò le appare aberrante, non credo che l’alternativa (non far nulla per far morire entrambe) le sembrerà accettabile.
Riguardo alla “scelta culturale” sull’inizio della vita umana, credo che lei non consideri un particolare importante. Nella situazione odierna dei paesi occidentali non si può più parlare di “nostra cultura” perché una piattaforma di valori comuni si assottiglia ogni giorno di più. La secolarizzazione, il pluralismo, la “identity politics” hanno rotto l’illusione di un’unica cultura su temi fondamentali della nostra vita. Il nostro stesso scambio di battute mostra come io e lei veniamo da culture che molto probabilmente sul 90% di queste tematiche la pensano in maniera differente. E il problema si aggrava quando lo stato si pone costituzionalmente il compito di farsi garante di questa “diversità”, che può essere di gruppo, oppure, più coerentemente, individuale. E quindi la scelta non sarà, come ritiene lei, sociale: al massimo sarà di un gruppo sociale, il quale la fa “digerire” anche agli altri. Oppure, nell’ottica dello stato laico e liberale, garante delle diversità, sarà di lasciare anche alla cultura di Singer, Engelhardt e Mori la possibilità di esprimere con parole e azioni la propria concezione della vita, del mondo e del bene.
Un minimo di conoscenze di come si forma la vita, di biologia (sconosciute agli autori del Pentateuco o a S. Tommaso) dicono che dopo il concepimento c’è vita e che il DNA di questo essere vitale lo contraddistingue come essere umano.
Dove sta la “gradualità” ?
Distruggere un “progetto” umano è già distruggere un uomo.
no.
si figuri se il Pentateuco o Aristotel non sapevano che c’e` vita dopo il concepimento; semplicemente non considerano questa vita quella di una persona umana compiuta – come e` del resto ragionevole.
perche` il progetto di una casa non e` una casa; e se distruggo il progetto di una casa, non distruggo una casa.
l’aborto non sarebbe un omicidio perché lo dice la Bibbia o non lo dice Tommaso d’Aquino.
Se voleva farci ridere, touché, ora la scritturiamo per Zelig.
e` sempre stata una delle mie massime aspirazioni, in effetti: speriamo che si realizzi.
devo recitare la prima frase Sua come non sense, per iniziare? 😉
L’ha ribloggato su Betania's Bar.
Nel ventre di una donna incinta si trovano due bebè.
• Uno chiede all’altro: «Tu credi nella vita dopo il parto?»
• E l’altro risponde: «Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi.»
• «Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?»
• «Non lo so, ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.»
• «Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione … Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto.»
• «Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.»
• «Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla.»
• «Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi.»
• «Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?»
• «Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.»
• «Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.»
• «Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai? … Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa …»
• «Sarà ma io mi fido poco o nulla di quello che non vedo…»
bellissimo! complimenti (senza ironia) 🙂
@bortocal
“recentemente la Chiesa – con una scelta che personalmente trovo aberrante – ha considerato lecito sopprimere una gemella siamese per salvare la vita all’altra.”
Mi cita una fonte? Grazie.
http://www.bolognatoday.it/cronaca/gemelline-siamesi-chiesa-avvenire.html
Mi dispiace ma l’uccisione di un feto, soprattutto oggi – alla luce delle conoscenze e delle sensibilità etiche attuali – non può non essere considerato omicidio, sebbene possa essere “tollerato” e dunque non trattato come tale, per il semplice motivo che riguarda un “individuo” (facilmente identificabile) appartenente alla specie umana, seppur non dotato di completa struttura e personalità, al quale va – per estensione – riconosciuto il diritto inalienabile alla vita.
L’aborto può pertanto essere consentito dalla legge solo in via eccezionale, per tutelare la madre dal pericolo di morte o di altri gravissimi danni attribuibili al proseguimento dalla gravidanza.
mi pare che dal punto di vista pratico le nostre posizioni non sono molto distanti.
sempre che ci intendiamo sulla parola feto, cioe` un progetto di bambino ad uno stadio gia` abbastanza avanzato (come diceva appunto Tommaso d’Aquino)
solo che personalmente non ritengo che un omicidio possa essere “tollerato” e preferisco pensare che l’aborto non sia un omicidio.
probabilmente differiamo imvece nelle valutazioni concrete a proposito della tutela dell’embrione o addiritura della merula.
vedi la cosiddetta pillola del giorno dopo.
non credo del resto che in alcun modo un embrione ad uno stadio molto iniziale possa essere considerato un individuo: basta pensare ai casi nei quali da un solo embrione si sviluppano due o piu` gemelli omozigoti, che saranno evidentemente individui diversi…
Ricordo che Christopher Hitchens, che non risparmiava critiche al vetriolo contro il Cristianesimo e la religione, era contrario all’aborto.
“I passi in avanti della scienza, della medicina, dell’embriologia hanno evidenziato «che un feto acquisisce caratteristiche umane prima di quanto eravamo abituati a pensare» e sono per Hitchens da annoverare tra i nemici più deleteri delle argomentazioni degli abortisti: «dato che i progressi in medicina hanno reso sempre più facile anche per un feto prematuro sofferente sopravvivere fuori da sua madre, l’argomento ha mostrato una tendenza allo slittamento. (…) Non c’era più disputa sul fatto che il soggetto non ancora nato era vivo. Di sicuro non poteva essere morto, dal momento che l’intera battaglia consisteva nel come o se fermare la sua crescita e il suo sviluppo (non metastatico). Di tanto in tanto potrebbe esserci una contesa sul fatto che sia una vita pienamente “umana”, ma questa è casuistica. Quale altra specie di vita potrebbe essere?».”
Sulla questione di Tommaso D’Aquino, qui e’ chiarito che anch’egli si opponeva all’aborto in maniera decisa:
http://www.uccronline.it/2013/01/13/il-falso-pensiero-attribuito-a-tommaso-daquino/
http://www.uccronline.it/2013/01/13/tommaso-daquino-il-suo-vero-pensiero-sullaborto-e-sulla-donna/
“È invece contenuta nei Commenti alle Sentenze di Pietro Lombardo la frequentemente citata opinione tomista secondo cui «il concepimento del maschio non si compie fino al quarantesimo giorno, come dice il Filosofo nel nono libro del De animalibus, mentre quello della femmina fino al novantesimo.» (Super Sent., lib. 3 d. 3 q. 5 a. 2 co.). Ma questo non è certamente un passo cruciale per la comprensione dell’opinione di Tommaso sul problema dell’infusione dell’anima, ed inoltre è anche una sua interpretazione piuttosto libera del testo originale aristotelico che parla dei primi movimenti e non si riferisce affatto all’animazione del feto: «Nel caso comunque sia stato concepito un maschio, i primi movimenti hanno luogo attorno al quarantesimo giorno per lo più verso il lato destro, quelli della femmina invece nel lato sinistro verso il novantesimo giorno.» (Historia Animalium, tr. it. di Mario Vegetti (a cura di), in Aristotele, Opere biologiche, cit., pp. 129-482, p. 405)
[…]
In particolare sappiamo per certo che Tommaso non accettasse la liceità dell’aborto, infatti, sempre nei Commenti alle Sentenze di Pietro Lombardo (lib. 4 d. 31 q. 2 a. 3 expos.), scriveva che praticare un aborto fosse un peccato grave, anche se non quanto l’omicidio, **e che fosse equiparabile al praticare dei malefici.**”
sto appunto dicendo che il pensiero cristiano della tradizione e Tommaso d’Aquino in particolare si sono sempre opposti all’aborto, ma non lo hanno considerato un omicidio.
qui sembra quasi che se l’aborto non e` considerato un omicidio, allora diventerebbe quasi moralmente lecito.
se fosse stato considerato un omicidio, per la donna che abortisce dovrebbe essere previsto l’ergastolo, non trova?
Nel suo messaggio di sopra, sembrava passare quasi in secondo piano la colpa di abortire prima del 40o giorno.Invece, ho ricordato quanto segue:
In particolare sappiamo per certo che Tommaso non accettasse la liceità dell’aborto, infatti, sempre nei Commenti alle Sentenze di Pietro Lombardo (lib. 4 d. 31 q. 2 a. 3 expos.), scriveva che praticare un aborto fosse un peccato grave, anche se non quanto l’omicidio, **e che fosse equiparabile al praticare dei malefici.**”
Il praticare dei malefici, per una persona religiosa come San Tommaso D’Aquino, era un qualcosa di assai pesante. Se non e’ colpevole quanto l’omicidio, poco ci manca.
“se fosse stato considerato un omicidio, per la donna che abortisce dovrebbe essere previsto l’ergastolo, non trova?”
Le cose sono piu’ complicate del semplice bianco e nero.
Il mio pensiero e’ simile a quello che un altro autore espresse in questo blog, riguardo un’altra discussione sull’aborto, che trascrivo qui:
“Credo che la punizione conseguente ad un aborto sia la sofferenza che in una gran parte delle donne che decidono di abortire scaturisce prima di tutto dalla decisione stessa di abortire; nonché la profonda sofferenza morale che deriva dalla consapevolezza di avere eliminato non una qualsiasi vita umana, ma la vita di un essere unico e irripetibile, il proprio figlio, desiderato o meno, progettato o meno.
Certo, mi riferisco a quelle donne non “anestetizzate”/”ipnotizzate”, come suggerisce il Dr Guzzo nel suo articolo: il rimorso è già una punizione di per se stesso e dura per tutta la vita; ma laddove non c’è alcun rimorso nessuna punizione può far comprendere a chi l’ha commesso l’enorme gravità di un atto tragico come l’aborto.
Uccidere un proprio figlio, ancor più se si tratta di una creatura indifesa che si sta sviluppando nel ventre materno, è una tragedia abominevole e lo è proprio per chi questa decisione prende. Se qualche donna davvero resta insensibile dopo avere ucciso la propria creatura allora non capirebbe nemmeno il perché di un’eventuale “sanzione”.
Io qui credo davvero che non si tratti di punire, di sanzionare, quanto piuttosto di continuare a dire a tutti che l’aborto è un crimine che, come tanti altri crimini (la storia e la quotidianità ce lo insegnano) non viene punito ma che resta un crimine, un obbrobrio, una tragedia.
Il fatto che sia una tragedia legalizzata, “benedetta” da una legge dello stato, non rende l’aborto una tragedia minore o una non tragedia.
Continuare a gridare (anzi, cominciare a gridare con più forza di quanto non abbiamo fatto fino ad ora) che l’aborto è una tragedia, un crimine, un obbrobrio, magari potrà contribuire a prevenirne alcuni casi; magari qualche coscienza un po’ più sensibile, all’udire questo grido deciderà di “svezzarsi” dall’anestesia che le è stata praticata da chi vuole farle credere che abortire sia una cosa normale, indolore, persino “etica” in qualche caso; e magari qualche mamma deciderà di tenere il proprio bimbo. E questo sarebbe un sicuro primo, piccolo passo (cui ne seguirebbero certamente molti altri) verso una società, un’umanità più civile e giusta. Perché non è una società civile e giusta quella che uccide o acconsente all’uccisione dei propri figli.”.
Giustamente, chi dice che l’aborto non sia omicidio, spieghi come definire lo spartiacque tra “abortibile” e “non ammazzabile”, spieghi inoltre perché le leggi sull’aborto o la scienza non diano una risposta univoca (chi tre mesi, chi nove, ecc).
Spieghi la differenza tra un feto (che parola orribile) di nove mesi ed un bimbo appena partorito… no, non mi dite che lo spartiacque tra le due realtà (feto = abortibile e bambino = non ammazzabile) sia il passaggio di un mese, lo stacco di un cordone o l’uscita dal grembo materno (o più brutalmente dalla vagina).
Questa non e Scienza, ma sofisma asservito all’ideologia, la vigliaccheria di non dare un nome alla barbarie perpetrata in nome di un falso ideale di libertà, ideale che contempla solo i diritti della donna e non quelli del bambino, che non riconosce lo sviluppo continuo della vita dall’embrione all’uomo adulto.
Serve scomodare antichi dottori della Chiesa o religioni? No, solo usare correttamente il nesso di causa ed effetto ed essere onesti intellettualmente.
mi spiace, la realta` e` piu` complicata dei Suoi schematismi.
la decisione sul momento in cui inizia una vita pienamente umana e` culturale e non biologica.
capisco che e` piu` semplice fissare un punto x e dichiararlo naturale e immodificabile, ma l’osservazione della storia dimostra che non e` cosi`: la Bibbia stessa conferma perfino l’uso antico del sacrificio sacro del primogenito alla divinita`.
i diritti della donna e i diritti del bambino che sta per nascere non sono del tutto separabili.
che vita prepariamo da un bambino che nasce per forza della legge contro la volonta` della madre per un errore non voluto?
importante e` piuttosto che l’eventuale rifiuto della gravidanza da parte della madre sia quanto piu` precoce possibile, anche per lei stessa.
la pillola del giorno dopo e` sempre una scelta da non banalizzare, ma riduce di moltissimo la portata del problema di questo rifiuto.
****la decisione sul momento in cui inizia una vita pienamente umana e` culturale e non biologica****
Vedo molto difficile considerarla “culturale”… visto che ci siamo passati TUTTI. Prima che il semino incontri l’ovetto non c’é nulla; subito dopo c’é tutto … basta lasciare che il tempo passi come basta lasciare che la notte sostituisca il giorno per renderci conto della nostra consapevolezza anche di noi adulti (che non possiamo avere quando dormiamo).
**** che vita prepariamo da un bambino che nasce per forza della legge contro la volonta` della madre per un errore non voluto?****
Ecco bravo, lo lasci decidere a lui. E’ molto semplice… non ci vuole una laurea per capirlo.
****importante e` piuttosto che l’eventuale rifiuto della gravidanza da parte della madre sia quanto piu` precoce possibile, anche per lei stessa*****
Perché deve essere più precoce possibile? Lascando stare per un attimo il concetto di omicidio (“questo” rimane comunque… ) per quale motivo una donna non potrebbe volere l’eliminazione di ciò che sta “sviluppando” sino anche a poco prima della nascita? E perché anche “dopo” la nascita visto che dal punto di vista neuronale e di sviluppo della consapevolezza non é ancora cambiato alcunché nel feto/bambino? Suvvia é solo questione di far combaciare permissività legale e disponibilità del medico…. (specialmente il “lavoro sporco” di quest’ultimo).
****la pillola del giorno dopo e` sempre una scelta da non banalizzare, ma riduce di moltissimo la portata del problema di questo rifiuto****
Infatti, é il classico sistema per tentare di allontanare il senso di colpa … che comunque rimane e rimarrà. Una piccola presa per il culo che non viene capita (perché volutamente, e di comodo, non approfondita…).
Una mucca fa più latte se ascolta Mozart ma non per questo è un essere umano. Non c’è che dire: una tesi non priva di validità scientifica. Ma, perdonatemi, mi pongo una domanda: cosa ha a che fare la non umanità della mucca con l’umanità del feto? Voglio dire: in che modo l’ovvietà che una mucca non è un essere umano anche se recepisce gli stimoli, confuta che un feto umano invece sia un essere umano? Non capisco: problema mio, per carità…
Ciò premesso, la scienza oggi ci dice molto di più di quello che ci poteva dire la Bibbia. In duemila anni in effetti, dal Pentateuco ai moderni manuali di embriologia, un po’ di acqua (e soprattutto di tecnologia) ne è passata sotto i ponti. Così come tra Sant’Agostino e i ricercatori dei nostri giorni un po’ di conoscenza in campo biologico e fisiologico, neurofisiologico in particolare, l’umanità l’ha acquisita. Anche se (peccato davvero!) talvolta sembra non volersene avvalere; perchè è molto più comodo volere restare nell’ignoranza che dovere ammettere certe verità.
Come quella che il feto prova dolore fin da un’epoca molto precoce di gestazione; o che reagisce diversamente allo stimolo sonoro della voce della mamma rispetto a qualsiasi altro rumore o voce; che, in generale, un feto è in grado di costruirsi già in epoca molto precoce un’esperienza sensoriale-intellettiva che, elaborata a livello cosciente, è in grado di strutturargli addirittura una “memoria” propedeutica allo sviluppo successivo, durante la fase post-natale. Non lo dico io: lo dice la scienza. La letteratura scientifica internazionale è piena di meravigliose scoperte.
Come scrissi qualche tempo fa in un articolo pubblicato su UCCR (di cui qui riporto le mie personalissime conclusioni), “non è certo perché lo dice la scienza che io credo che l’embrione, il feto, il bambino piccolo non possono essere uccisi e che farlo sia un omicidio” (io così chiamo l’eliminazione di un essere umano nel ventre materno: e, seriamente, in che altro modo la si potrebbe chiamare?). “È semplicemente il buon senso che mi dice che io sono stato un embrione e che quell’embrione era semplicemente e meravigliosamente il primo stadio del mio sviluppo; e poi sono stato un neonato, incapace di compiere calcoli matematici o imparare poesie a memoria o guadagnarmi da vivere, dipendente com’ero per la mia stessa sopravvivenza dalla mia mamma; e poi sono stato un adolescente brufoloso, spesso più istintivo che razionale, ombroso; ed ora sono un adulto (nemmeno più troppo giovane, ahimè!). Sono stato tutto questo e tanto altro ancora dovrò essere: in altre parole sono stato, sono e sempre sarò uomo, persona umana. E mi seccherebbe parecchio, ora, se qualcuno, ormai diversi anni fa, avesse deciso che non ero degno di vivere…”.
Il bimbo che ora il nonno stringe tra le braccia e che domani nessuno negherà sia una “persona” umana, fino a qualche mese prima era il feto di quella persona umana e qualche settimana prima l’embrione di quella persona umana. E all’origine era lo zigote di una persona umana. Poi possiamo equipararlo ad una mucca (ma allora come una mucca era anche suo nonno!); ma così facendo credo non facciamo un bel servizio all’umanità e ad ogni singolo essere umano.
tutto cio` che e` vivo e` un essere umano?
che lo sviluppo delle conoscenze scientifiche possa cambiare radicalmente le leggi morali della Chiesa stabilite da secoli a me pare una grave eresia.
non occorre aspettare la scienza del Novecento per sapere che l’embrione umano si sviluppa in 280 giorni!
e la conoscenza migliore attuale dei modi e dei tempi di questo processo non cambia il fatto che la Chiesa per secoli non ha fatto iniziare la vita UMANA dall’atto sessuale che la genera, ma l’ha considerata un processo di formazione progressiva a livelli di complessita` crescenti, tanto che l’essere umano pieno da ogni punto di vista viene a costituirsi soltanto con la nascita.
e il mondo cristiano nel suo insieme non ha mai sostenuto prima di Wojtyla che l’ovulo appena fecondato avesse un’anima immortale.
ma il vero problema sta qui: che con l’eresia di Wojtyla cio` che definisce la persona umana non e` piu` l’anima, cioe` la facolta` di pensare, ma il programma biologico, il DNA.
Wojtyla ha divinizzato il DNA e ne ha fatto il fondamento dell’identita` della persona, al posto dell’anima.
No, non tutto ciò che è vivo è un essere umano. Non trovo traccia nel mio commento precedente di questo assunto/assurdo.
E che lo sviluppo delle conoscenze scientifiche possa cambiare radicalmente le leggi morali della Chiesa stabilite da secoli non lo dico io (e dunque non mi sento eretico, :-)).
Io non sono esperto di teologia nè di morale cattolica; però sono un essere dotato di raziocinio e come tale provo a ragionare. E poichè da uno zigote umano, a mia conoscenza, non si è mai sviluppato un cammello, nè un baobab, nè una drosofila, nè una qualsiasi altra forma di vita che non sia umana, per me (e credo di potere asserire, senza presunzione, anche per la moderna embriologia, per la moderna biologia, per la scienza moderna) da uno zigote di un uomo e di una donna (entrambi esseri umani) si genera una vita umana.
Ergo, sì: uno zigote, un embrione e un feto umani SONO vita umana. E non mi pare proprio che la Chiesa Cattolica neghi questo fatto incontrovertibile e inconfutabile. Così come un embrione di mucca è vita bovina in sviluppo, un germoglio di baobab è vita vegetale in sviluppo e così via…
Zigote, embrione e feto umani SONO vita umana. Una vita umana in progressivo sviluppo, certo: e chi lo nega?! Si figuri che il cervello umano (ma basterebbe pensare allo sviluppo corporeo che “vediamo”, a differenza di quello del cervello che non “vediamo” direttamente con i nostri occhi) non raggiunge la sua maturità (ma, appunto, lo stesso vale per la struttura corporea in generale, per lo sviluppo sessuale, per molte delle funzioni corporee e sensoriali, oltre che cognitive) se non molto dopo l’adolescenza. Vogliamo dire che fino alla fine dello sviluppo quel DNA che si sta organizzando nell’uomo/donna che sarà alla fine dello sviluppo non è vita umana? Certo, si può dire tutto… però…
Quanto sopra non me lo fa dire la mia fede cristiana: me lo dice semplicemente il buon senso.
L’anima non è la facoltà di pensare, se con questa definizione si intende che prima della formazione di un abbozzo di sistema cerebrale allora non c’è anima.
Se così fosse dovremmo dire che la sede dell’anima è nel cervello, e ci ritroveremmo come Cartesio che la poneva nella ghiandola pineale ma non riusciva poi a risolvere il problema di come un ente immateriale potesse avere una collocazione nello spazio e un contatto con un ente materiale.
In realtà l’anima è il principio vitale, l’atto primo che coordina lo sviluppo ed il funzionamento delle attività del corpo per il raggiungimento del loro scopo, ossia il mantenimento della vita. E quindi, proprio in quanto principio, non può che sussistere dall’inizio dell’esistenza del corpo.
****ma il vero problema sta qui: che con l’eresia di Wojtyla cio` che definisce la persona umana non e` piu` l’anima, cioe` la facolta` di pensare, ma il programma biologico, il DNA****
L’anima non é la facoltà di pensare e la Chiesa non ha mai detto questo. Del resto anche gli animali pensano… ma gli animali non hanno la consapevolezza. QUESTO é quello che differenzia l’animale dall’uomo, cioé la capacità di percepire il proprio essere e nel contempo anche cercare le profonde ragioni che lo possano giustificare (oltre che “dare” a questi un senso….). Per arrivare alla consapevolezza é necessario avere un corpo deterministicamente predisposto al rapporto con il mondo esterno e avere l’involucro che ne permette l’attuazione (cervello); qualsiasi cosa in natura NON nasce già formata o già pronta ad essere attivata. QUALSIASI forma di vita biologica deve essere generata e si DEVE sviluppare. La generazione e lo sviluppo sono i presupposti per arrivare alla consapevolezza e formano un TUTTUNO nell’essere umano. Per questo l’aborto é un OMICIDIO.
Comunque faccia un bel respiro e per un attimo abbandoni la fede, la religione, la chiesa e amenità varie, per le quali mi pare si possa rintracciare in lei una idiosincrasia congenita. Prenda atto che per considerare l’interruzione volontaria della gravidanza un omicidio, e ragiornarci su, NON occorre scomodare 2000 anni di “storia” cristiana; basta, anche semplicemente, apprezzare e gustarsi un bambino che cresce. Soprattutto sul piano teologico poi… rischia solo di farsi male 🙂 .
Molto ben detto|
sono vita umana, ma non persona umana.
Tommaso d’Aquino e secoli di teologia cattolica avrebbero detto che non avevano ancora l’anima, che si introduce nel feto in fromazione solo ad un certo momento e NON dal momento del concepimento.
nel concepimento ci sono anche embrioni che genereranno nel loro sviluppo esseri gemellari distinit: come potrebbero avgere un’anima sola?
ora, siccome io non mi sogno affatto di negare che l’embrione o perfino lo spermatozoo siano vita umana, dove sta il nostro dissenso?
io sottoscrivo tutto quello che Lei ha scritto.
pero` penso anche che la vita a volte mette in conflitto gli esseri umani fra loro e puo` anche mettere in conflitto la persona umana della madre con la vita umana dell’appena concepito che ha nel suo utero.
questo conflitto non si risolve correttamente secondo me stabilendo il principio indiscutibile che, comunque stiano le cose, aldila` di ogni caso e ogni dramma concreto, i diritti umani della madre devono essere subordinati a quelli dell’embrione che si va formando e che deve essere considerato persona umana gia` formata, contro l’evidenza che direi proprio del buon senso.
A prescindere dal fatto che faccio una certa fatica a scindere l’essere “umano” dall’essere una “persona”. Lascio dissertazioni filosofiche e teologiche e finanche le spiegazioni giuridiche a chi ne è esperto: per me “essere umano” e “persona” coincidono; e non sono a mio parere le “competenze” (scarse nel feto e nel malato di Alzheimer, a titolo meramente esemplificativo) o il grado di sviluppo e maturità di un individuo che possono in qualche modo togliere o aggiungere nulla al fatto che un essere umano sia una “persona”.
Relativamente alla sua ultima asserzione, il problema è che non tutti i “diritti” hanno uguale … “forza” e “priorità”.
Nessuno discute che in caso di reale pericolo di vita per la mamma (diritto alla vita), ogni tentativo per salvarle la vita, appunto, debba essere messo in atto pur potendo avere, come conseguenza non voluta/cercata attivamente la morte del feto che pure avrebbe uguale diritto alla vita (anche se sono noti molti casi, e molti di più sono i casi non noti, di mamme che hanno messo in subordine la propria sopravvivenza a quella dei loro figli, prima e dopo la nascita). Entrambi gli esseri hanno uguale diritto alla vita. Difficile stabilite una “priorità”.
Trovo invece molto più discutibile, francamente non accettabile, ogni paragone tra il diritto alla vita dell’essere umano embrione/feto e il diritto a tante altre cose che viene ahimè spesso accampato a giustificazione di tanti (la stragrande maggioranza degli aborti). Potremmo fare un lungo e noioso esempio; ma sarebbe inutile, perchè credo che il diritto alla vita sia un diritto “prioritario” su tutti gli altri diritti. Anche se si tratta del diritto alla vita di un essere umano non ancora completamente formato o “mal-formato” o “in declino”.
Non mi si venga a raccontare che i milioni di aborti che vengono annualmente effettuati in tutto il mondo sono stati tutti causati da situazioni di reale e immediato pericolo per la donna. Semplicemente non è vero.
credo che sarebbe saggio interrogarsi se e` veramente buono e giusto, non solo per la madre, ma anche per il futuro bambino stesso, nascere da una madre che non lo desidera e che lo mette al mondo unicamente per paura di essere condannata come assassina.
io penso di no, e trovo che questa presunta norma morale sia buona soprattutto per non far mancare clienti agli istituti per bambini abbandonati.
non sono convinto che la vita sia un valore positivo a prescindere; credo nel valore di una vita a cui siano assicurate condizioni dignitose di esistenza.
Io non credo che il problema per una donna sia mettere al mondo per forza un bambino non voluto per paura di essere condannata come assassina; in effetti non credo proprio che questo sia mai stato il problema, visto che l’aborto è sempre esistito, anche quando non ancora “legalizzato” e visto che non mi risulta sia mai andata in carcere per omicidio-aborto nessuna donna.
Io credo che la vita umana abbia valore in quanto vita umana, in qualsiasi momento del percorso. Sono tantissimi i bambini che essendo stati messi al mondo da mamme che poi non li hanno riconosciuti hanno trovato l’amore di una famiglia che li ha adottati. Io ne conosco tantissimi, perchè per diversi anni sono stato consulente di una associazione che lavora nel campo delle adozioni internazionali.
Tuttora vedo bambini provenienti da tutte le parti del mondo adottati da famiglie italiane che, come hanno detto l’ultimo papà e l’ultima mamma che ho visto in ambulatorio non più tardi della settimana scorsa, sono “innamorate” dei loro bimbi adottivi (e si vede, si capisce chiaramente che è esattamente così). Certo, posso capire che nel momento in cui questi bimbi saranno consapevoli di essere stati abbandonati dalle mamme biologiche, proveranno un po’ (o anche molta, magari) tristezza. Ma avendo ricevuto amore dai genitori adottivi saranno grati alle loro mamme biologiche per non averli abortiti, per avere dato loro la possibilità di vivere, felici, in una famiglia. In altre parole per avere fatto un grande atto di amore nei loro confronti.
Siamo su due fronti assolutamente opposti: lei pensa che la vita non sia un valore positivo a prescindere, io penso che lo sia. Il problema è tutto qui. Perchè certo, chi non pensa che la vita sia un valore positivo comunque ovviamente accetta l’idea che possa essere tolta: prima della nascita o successivamente.
Però il problema è anche un altro. Il problema è come si guardano le cose. Se le si guardano sempre dal versante del proprio vantaggio che si ritiene superiore al vantaggio di chiunque altro, allora vale il “mors tua vita mea” e si può accettare anche la soppressione di un’altra vita. Se si ribaltasse il paradigma, in questo come in molti altri aspetti della nostra vita, forse tutta la società vivrebbe molto meglio. Quando è l’egoismo (nel senso di pensare prima di tutto a se stessi) a dettare le scelte, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
«Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico […]. **Un zigote è l’inizio di un nuovo essere umano (cioè, l’embrione)**»
The Developing Human: Clinically Oriented Embryology, 7th Edition
“Lo zigote è formato dall’unione di un ovocita e di uno spermatozoo, è l’inizio di un nuovo essere umano”
Before We Are Born: Essentials of Embryology
“E’ la penetrazione dell’ovulo da parte di uno spermatozoo, e la conseguente commistione di materiale nucleare, a portare l’unione che costituisce l’inizio della vita di un nuovo individuo.”
Human Embriology
«La prima cellula di una nuova e unica vita umana inizia al momento del concepimento (fecondazione), quando uno spermatozoo del padre si unisce con un solo ovulo della madre. Ogni essere umano oggi e, per quanto è noto scientificamente, ogni essere umano che sia mai esistito, ha iniziato la sua esistenza unica in questo modo, cioè, come una cellula. Se questa prima cellula o qualsiasi successiva configurazione di cellule perisce, l’individuo muore, cessa di esistere in materia come un essere vivente. Non ci sono eccezioni a questa regola note nel campo della biologia umana»
Human Life and Health Care Ethics, vol 2.
“E’ scientificamente corretto dire che una singola vita umana inizia dal concepimento”
Prof. Micheline Matthews-Roth, Harvard University Medical School.
«Ho imparato dai miei primi studi di formazione medica che la vita umana inizia al momento del concepimento».
Dr. Alfred M. Bongioanni, University of Pennsylvania.
«Dopo la fecondazione ha avuto luogo un nuovo essere umano è venuto in essere. Non è una questione di gusto o di opinione, questo è chiaro dall’evidenza sperimentale. Ogni individuo ha un inizio molto ordinato, al momento del concepimento»
Dr. Jerome LeJeune, University of Descartes
«L’inizio di una singola vita umana è da un punto di vista biologico, semplice e diretto, l’inizio della concepimento»
Dr. Watson A. Bowes, University of Colorado Medical School
«Nello zigote è già insito il programma della vita della persona. Scegliere una tappa successiva per decretarne l’inizio è puramente arbitrario… Zigote, blastocisti, embrione, stiamo sempre parlando dello stesso bambino in ogni sua fase, senza soluzione di continuità. Sono tutte tappe di un unico processo vitale che inizia con il concepimento.»
Giandomenico Palka, genetista presso l’Università di Chieti.
vedo che non riesco a far comprendere la differenza fra il concetto di vita umana e di persona umana formata: fra processo in corso e processo compiuto.
Non siamo dei concetti. Siamo sempre vita umana: dallo quando si forma lo zigote, come dicono i dottori di cui sopra, a quando ce ne andiamo sottoterra. Non si puo’ trovare un momento di discontinuita’ in questo.
Lc 1,41-42 Et factum est, ut audivit salutationem Mariae Elisabeth, exsultavit infans in utero eius, et repleta est Spiritu Sancto Elisabeth et exclamavit voce magna et dixit: “ Benedicta tu inter mulieres, et benedictus fructus ventris tui.
ἐσκίρτησεν τὸ βρέφος ἐν τῇ κοιλίᾳ αὐτῆς
mi spiace, ma la traduzione e` arbitraria o almeno forzata: nel testo greco originario la parola e` βρέφος, il feto.
nella Koine` del II secolo, al quale risale il Vangelo secondo Luca, il termine piu` usato per indicare il bambino formato e` paidion.
http://www.biblestudytools.com/lexicons/greek/nas/paidion.html
http://www.biblestudytools.com/nas/passage/?q=luke+1:59;lu+1:66;lu+1:76;lu+1:80;lu+2:17;lu+2:27;lu+2:40;lu+7:32;lu+9:47;lu+9:48;lu+11:7;lu+18:16;lu+18:17
*****credo che sarebbe saggio interrogarsi se e` veramente buono e giusto, non solo per la madre, ma anche per il futuro bambino stesso, nascere da una madre che non lo desidera e che lo mette al mondo unicamente per paura di essere condannata come assassina*****
La madre lo mette al mondo perché é un diritto di suo figlio nascere, crescere e autodeterminanrsi. Punto. Ogni presa di posizione più o meno macchiavellica ha un solo sapore: giustificare quello che in ogni caso é solo la soluzione di un problema ai danni di un altro (in posizione “debole” perché impossibilitato a prendere posizione ….quindi a difendersi). Al giorno d’oggi la società garantisce cure, parti nell’anonimato, disconoscimento in pieno anonimato ed, in ogni caso, quando c’é a rischio la vita della donna non c’é l’obbligo per le di portare a termine la gravidanza (neanche prima della 194 ovvero negli “oscuri anni precedenti la 194” come diceva quel cazzone di Pannella).
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****io penso di no, e trovo che questa presunta norma morale sia buona soprattutto per non far mancare clienti agli istituti per bambini abbandonati.****
Non esistono più “istituto per bambini abbandonati”… se ne faccia una ragione o si aggiorni (a suo piacimento).
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****non sono convinto che la vita sia un valore positivo a prescindere; credo nel valore di una vita a cui siano assicurate condizioni dignitose di esistenza****
Libero di pensarla così ovviamente… ma permetta al “proprietario” della vita di argomentare in proposito. A meno che….
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****vedo che non riesco a far comprendere la differenza fra il concetto di vita umana e di persona umana formata: fra processo in corso e processo compiuto****
Le ricordo che nelle ore notturne, anche lei come noi poveri mortali, possiamo a torto o a ragione essere considerati “vite umane” e non “persone” (se non altro perché la “consapevolezza” non é operativa ovvero in qualche modo la “persona umana” é perlomeno sospesa). A dir la verità anche di giorno potrebbero esserci dei dubbi (in alcuni casi…. 🙂 ). MA per fortuna vale il principio di precauzionalità a prescindere 🙂 . Faccia uno sforzo: lo applichi anche alle persone in divenire (non c’é altro da capire da subito… in attesa dell’arrivo del concetto di umanità…).
Io ho un figlio ma ho anche abortito.
Mio figlio è la mia vita ed il mio aborto è stato ai tempi una salvezza.
È successo purtroppo vicinissimo al cesareo,sono una persona già abbastanza cagionevole di mio con vari problemi,ma non abbastanza grandi secondo i medici per definirlo aborto terapeutico.
Io non mi sono pentita,con un figlio piccolo accanto a me al quale avevo già tolto attenzione perché non avevo più forza per stare in piedi per quanto vomitavo e per la paura di una gravidanza così vicino ad un cesareo. Il mio pensiero era solo per il mio bambino vivo,in carne ed ossa davanti a me ed i miei sensi di colpa per non potergli dare nemmeno più un biberon. Ho passato tre mesi orribili, perché poi non so bene il motivo ma ti fanno aspettare verso la fine del terzo mese per abortire.
Mi spiace ma io non sono pentita.
E per chi dici potevate stare attenti: siamo una coppia sposata,con vita sessuale attiva e vuoi o non vuoi i bambini si fanno facendo l’ amore. Non posso prendere pillola per via di alcune complicanze,quel giorno il preservativo si spacco’ letteralmente. Allora,per evitare tutto ciò,mettere a disposizione gratuitamente un operazione per tutte le donne per chiudere le tube definitivamente. Troppo facile????