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Sono anni che ci tormentano con il rispetto per la donna, valore culturalmente incompiuto – pare – e per una piena realizzazione del quale occorrerebbe un comune ed urgente sforzo. Certi richiami su questo tema a me paiono esagerati, tuttavia di fronte ad una maggiore richiesta di valorizzazione della dignità femminile mi dico: perché no? Anzi, ben venga. Ci mancherebbe. Poi però uno si accorge che è un trucco, una presa in giro. Sì, perché da una parte ci si sgola sulla necessità di tutelare più la donna – e siamo d’accordo -, ma dall’altra, si consente che alcune donne siano quotidianamente ricoperte d’insulti o aggredite per il solo fatto di non essere allineate alla cultura dominante. Gli esempi ormai sono tanti.

Penso alla dottoressa Silvana De Mari, medico nonché «una delle autrici fantasy italiane più conosciute al mondo» (la Repubblica), che alcuni paladini dei diritti ora vorrebbero sospesa dell’Ordine dei Medici per il suo pensiero critico non sulle persone omosessuali, si badi, ma sull’omosessualità, che preferisce chiamare omoerotismo; penso a Benedetta Frigerio, brava giornalista contro cui è stata avviata addirittura una petizione che la vorrebbe far cacciare dall’Ordine dato che si è permessa, udite udite, di esporre i dati pubblicati dal National center for transgender equality sul tenore di vita dei transessuali; penso a Costanza Miriano, anche lei scrittrice contestatissima tempo fa bloccata da Facebook per frasi neppure sue, ma che le erano state attribuite.

Penso, continuando, a Susanna Ceccardi, giovane sindaco leghista bersagliata continuamente di minacce; penso a Elisa Mecozzi, madre di cinque figli e farmacista finita addirittura sotto processo (anche se poi assolta) per aver opposto la propria obiezione di coscienza alla vendita della pillola del giorno dopo. Ebbene, per questa professionista, come per le altre citate, non ho saputo della solidarietà di figure istituzionali, non ho letto comunicati stampa della Presidente della Camera, non ho visto trasmissioni televisive nel corso delle quali qualcuno manifestava vicinanza. Zero. Poi però ci spiegano, gli stessi che non fiatano quando altre donne si beccano le peggiori ingiurie, che sarebbe il caso iniziassimo a parlare di «ministra» e «sindaca». Ma un po’ di sano senso del ridicolo proprio no, eh?

Giuliano Guzzo