E’ stata una reazione istintiva, ma sbagliata. Chiedo scusa, dico sul serio. Non sarebbe giusto, come ho fatto ieri, scagliarsi contro i soli sondaggisti, attribuendo al loro ridicolo fiuto la mancata previsione della vittoria di Donald Trump. Se nessuno dei giornalisti e opinionisti che conta si aspettava la vittoria del candidato repubblicano, infatti, non è solo per l’imprecisione surreale delle rilevazioni demoscopiche, ma perché da alcuni anni – direi circa una dozzina, forse anche più – a prendere culturalmente il sopravvento è stata una categoria di osservatori del tutto inadeguati.
Gente che negli Usa vive o ha vissuto, senza però mai capirli. Gente che dice di essere stata in America per il solo fatto di averne bazzicato università, palazzi, uffici e ristoranti; ma che degli stabilimenti chiusi a centinaia di migliaia, del popolo e di quel ceto medio drammaticamente impoveritosi non sa nulla di nulla. Zero. Anzi, non solo lo ignora ma pure lo rifiuta. Sei disoccupato o precario? Non sei laureato? Ti ostini pure, per caso, a considerare importanti cose tipo Dio, patria e famiglia? Non hai una ventina di amici gay? Non condividi sui social le foto dei piattini fichi che ti stai per pappare in alberghi da sogno? Bleah, pussa via.
Attenzione perché non sto affatto esagerando: è proprio così. Abbiamo plotoni di giornalisti, intellettuali, professori universitari e politici, con purtroppo nutrito seguito anche tra giovani (laureati), che vivono gioiosamente sulla Luna. Che confondono il proprio giro di amicizie chic col mondo reale. Che sono iscritti a tutti i social possibili, ma non hanno mai messo piede in un cantiere e i calli sulle mani neppure sanno che siano; che neppure concepiscono l’idea che la sicurezza e il lavoro di un cittadino possano venir da egli messi prima, che so, di genialate tipo droghe libere, unioni gay, utero in affitto e diavolerie simili. Questo è il punto, signori miei, esattamente questo.
Avendo saldamente in pugno finanza, università e redazioni di giornali “seri”, questa gente si era convinta d’avere perennemente il vento in poppa senza nessuno potessse anche solo infastidire il loro soave veleggiare verso il Progresso. Una marcia i cui ostacoli – sempre secondo loro – sarebbero solo Ignoranza, Paura, Fascismo. Beh, diciamo che l’umiliazione di Hillary Clinton, sostenuta da praticamente tutto l’establishment (CNN, New York Times, Wall Street, Hollywood, Madonna, Lady Gaga, Bruce Springsteen…), dovrebbe averti insegnato che la realtà è un tantino diversa da quella immaginata; perciò ben svegliato, caro il mio progressista. Ed ora, scendi pure dalla pianta.
Caro Giuliano, non credo di dire niente di nuovo (né di migliore rispetto al tuo post) se affermo che i sondaggi… più passa il tempo e più diventeranno inutilizzabili.
Il clima di intolleranza (per ora, poi potrà essere molto peggio!) politicamente corretta imposto dal nuovo paradigma etico progressista delle élite che contano (che formano e informano le masse), condiziona a tal punto il comune cittadino che lavora e tiene famiglia, che soltanto pochi individui fieramente militanti si assumono il rischio di esprimere liberamente il proprio pensiero “non allineato”.
I più, difficilmente hanno ormai il coraggio di dare una risposta diversa da quella che ritengono il sondaggista si aspetti. I più non hanno la conoscenza, la preparazione e l’eloquio necessari per difendere le proprie opinioni nemmeno con gli amici, così abbozzano.
A lungo andare, per la massa diventa più semplice adattarsi avendo ormai le proprie idee perso ogni sostegno sicuro da parte dei “professoroni” locali e dello star system globale. E’ solo l’aspra realtà della vita, a questo punto, che può fare il miracolo nell’urna, come abbiamo visto.
Hai notato?
Almeno questa volta non ce li hanno fracassati con la lagna dell’ignorante buzzurro ipnotizzato dalla TV che ha ceduto alle lusinghe di Trump, forse perche’ gli ipnotizzatori della TV e di tutti gli altri media erano proprio LORO!
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Certo: è duro addormentarsi e sognare di procedere con il vento in poppa, e risvegliarsi con un ca..o in c..o ! è veramente duro.
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Sono d’accordo con Piero stavolta.