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Al via libera definitivo del Parlamento alle unioni civili, lo scorso febbraio, mancavano ancora due mesi eppure Mario Agnelli, primo cittadino quarantaseienne di Castiglion Fiorentino, comune di oltre 13.000 anime in provincia di Arezzo, aveva già avvertito tutti della sua contrarietà: «Non intendo celebrare unioni civili tra omosessuali». Una presa di posizione molto netta valsa al sindaco, sostenuto da una lista civica ed eletto con una schiacciante maggioranza di oltre il 63% dei voti in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2014, una certa visibilità ma pure critiche. Terry e Marcello, sposati all’estero nonché gestori, proprio a Castiglion Fiorentino, del B&B considerato il numero uno al mondo, hanno per esempio definito la posizione di Agnelli un «insulto all’intelligenza». E come se non bastasse Vladimir Luxuria in persona, nel giro d’Italia che ha annunciato allo scopo di “convertire” gli amministratori obiettori, pare abbia fissato la sua prima tappa proprio lì, a Castiglion Fiorentino. Per questo, anche se del caso dei sempre più numerosi sindaci contrari alle nozze gay, quali sostanzialmente le unioni civili sono, mi sono già occupato, ho deciso di avvicinare il primo cittadino toscano per rivolgergli qualche domanda.

Sindaco Agnelli, perché ha scelto di dichiarare che non avrebbe celebrato unioni civili ancora prima che queste divenissero legge? Qualcuno potrebbe pensare ad una facile ricerca di visibilità.  «Nel mese di febbraio trattammo questo argomento in una seduta del Consiglio comunale ed ognuno ebbe la possibilità di esprimere la propria opinione. Giudico questo argomento trasversale, soprattutto etico e dai contenuti valoriali, pertanto sulle mie posizioni ricordo si espressero anche membri della minoranza, come alcuni colleghi di maggioranza dimostrarono una sensibilità diversa dalla mia. Non pensavo che esprimere la propria opinione, benché in una seduta di un Consiglio comunale, potesse far scaturire tutta questa attenzione. Io ritengo di aver detto una cosa normale e sono quasi divenuto un “eroe” per qualcuno ed un “extraterrestre” per qualcun altro. Non deve essere così».

Nelle 27 pagine di programma con cui si è fatto eleggere, però, non c’è traccia di un simile impegno. «Perché non mi pare certo un impegno che si può inserire in un programma elettorale da presentare alle elezioni amministrative. Caso mai, questa domanda la dovrebbe rivolgere a Matteo Renzi. Mi pare che la legge sulle unioni civili così come approvata non fosse compresa in alcun programma elettorale scelto e legittimato dal consenso popolare. Per lo meno, io sono stato eletto Sindaco perché il 63% dei miei cittadini ha dato fiducia a me e al programma riportato nelle citate 27 pagine. Chi ha voluto invece Renzi, il quale se non sbaglio prima faceva il Sindaco come me?».

In paese come hanno preso questa sua decisione di rifiuto di celebrare unioni civili? «Molte persone hanno perfettamente compreso il mio pensiero, altre meno essendo un argomento che riguarda, a mio avviso, i valori e che tocca la sensibilità di ognuno. Avevo chiarito subito che non volevo discriminare nessuno, ma nessuno deve però discriminare me per il mio pensiero e credo che questo concetto, tranne rare eccezioni, almeno nel mio paese sia passato. E’ un fatto di democrazia. Infatti io non mi sono messo contro la legge e nel mio Comune le unioni civili si possono celebrare, ma non con il sottoscritto. Tutto qui».

E’ vero che Vladimir Luxuria verrà a trovarla per farle cambiare idea? Si sta preparando? «Vladimir Luxuria può venire a trovarmi quando vuole. A lui riconosco il merito di aver espresso la sua opinione senza tanta arroganza o prepotenza, come ha fato qualcun altro. Tuttavia per lui sarebbe un viaggio a vuoto, come del resto per chiunque altro, Cirinnà compresa. Le mie idee e i miei valori non sono in vendita».

Cosa consiglia ai sindaci che vorrebbero seguire il suo esempio? Non è semplice, oggi, per chi ha certe posizioni. «Di non dare troppo peso a chi ti contesta perché non la pensa come te. A noi Sindaci spetta il compito di sopportare anche le critiche. Certo, quelle toccate a me sono facilmente evitabili da chi preferisce starsene rintanato nel proprio guscio. Il punto è che io non mi sono mai nascosto per le mie idee, né lo farò in futuro. Chieda ad esempio in giro cosa penso dei presepi e dei Crocifissi nelle scuole. Anche in quel caso, per rimarcare i nostri valori cristiani e culturali, nacque un polverone in occasione del quale arrivò a scomodarsi anche il Ministro Giannini. Il risultato? Io resto delle mie idee e mi tengo i miei valori».

Giuliano Guzzo