Nella giornata di ieri non ho potuto fare a meno di osservare, in occasione della ricorrenza del 20 Settembre 1870, che qualcuno vorrebbe fosse ripristinata come festa nazionale – precisamente «festa della laicità» -, una diffusa ignoranza su quella giornata, che più che dalla memoria storica sembra segnata dalla menzogna. Menzogna che, in questo caso, si ha già nella celebre foto dei bersaglieri che entrano trionfanti a Porta Pia: bufala epica, di straordinaria longevità. Chissà quanti, infatti, l’hanno ammirata senza sapere che – posto che non vi furono chissà quali epiche battaglie (le forze italiane contavano 60.000 unità, l’esercito pontificio 13.000, vi furono appena 32 morti, di cui solo uno il 20 settembre, oltretutto per colpa di un franco tiratore che disobbedì agli ordini) – in realtà fu scattata il giorno dopo, il 21, a cose fatte, coi soldati belli in posa sulle macerie. Propaganda di prima qualità, quindi; così come quella che domina larga parte della storia risorgimentale “ufficiale”. Ma su questo argomento, avremo modo di soffermarci ancora.
È quel che rappresenta evidentemente,non quello che è stato nella sua esecuzione,in un paese in cui ancora si tengono feticci religiosi nelle aule piuttosto che la nomina diretta delle curie , per assegnare i posti di professori ( ovviamente in tal caso questa accezione è un eufemismo) di insegnamento delle religioni ai propri catechisti, bene in un paese come questo il simbolo di Porta Pia è di alto valore.
Ben detto! Così dicevano infatti i massoni, i figliocci di Robespierre e di Carlo Marx e altri veri campioni di laica tolleranza. Cacciamo i professori (mi si passi il termine) di religione e ammazziamo tutti i bambini con l’aborto gratuito e assitito. Viva lo stato laico, viva le truppe di Porta Pia!.
Gli “àpoti” (coloro che non se la bevono) sono interessati alla realtà tutta intera, ai fatti nella loro completezza. La storia passata al setaccio diligente e discriminante dell’ideologia, perde ogni valore “nutrizionale” per le menti libere, diventa il veicolo di un visione miope e deforme che spegne la ragione.
Nella storia vera, la Chiesa, come dice Erik von Kuehnelt-Leddihn (The Timeless Christian – Franciscan Herald Press 1969) è stata potente solo quando lo Stato ha voluto che fosse così. Nel Medioevo in particolare la Chiesa è stata diligentemente oppressa: i Papi sono stati spesso imprigionati, perseguitati, derisi, esiliati. Che dire di Canossa? La gente dimentica come la storia si è conclusa, e le parole di Gregorio VII sul suo letto di morte in esilio: ” Dilexi iustitiam et odivi iniquitatem, propterea morior in exilio”. Infine vi è arrivata la cattività babilonese ad Avignone.
La situazione è cambiata poco nel XIX secolo. Ancora una volta c’era un prigioniero in Vaticano, Pio IX, il cui corpo la folla voleva gettare nel Tevere urlando “Al fiume la carogna!” . Questo ci porta al XX secolo: Mexico City, Moabit, Dachau, Plötzensee, Auschwitz, Struthof, Carcel Modelo, Andrássy-út 66, Sremska Mitrovica, Vorkuta, Karaganda, Magadan, Lubyanka, Ocnele Mare – sono le stazioni moderne della via crucis della Chiesa.