E così se n’è andato pure lui, il vecchio leone radicale, l’«eroe dei diritti civili», come il popolo della Rete lo sta in queste ore celebrando dopo averlo, in fondo, dimenticato. Sarebbe infatti ipocrita, al di là della rituale canonizzazione per i defunti celebri, nascondersi che il recente viavai di volti noti nella sua casa romana, da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, da Massimo D’Alema a Vasco Rossi, sia sì coinciso col suo ultimo compleanno (e probabilmente con la notizia che i due tumori contro cui lottava, a polmoni e fegato, lo stavano spegnendo), ma sia avvenuto dopo anni di un’eclissi pannelliana iniziata col flop elettorale del 2006 e l’addio al Parlamento.
Certo, dopo vi furono ancora varie campagne e scioperi della fame, ma se raffrontati all’età dell’oro dei Radicali – anni Settanta e Ottanta – risulta difficile non leggere quelli come gli ultimi, estremi tentativi di Pannella di ritagliarsi spicchi di una visibilità perduta. D’altra parte, rimane però vero, anche sorvolando sugli ultimi anni, come le stesse storiche “conquiste” dei Radicali – da aborto legale a divorzio – abbiano avuto ben poco di positivo e moltissimo di tragico essendo state, dati alla mano, le premesse all’inizio del collasso demografico del nostro Paese. Non solo: c’è pure da dire che, se è vero che Pannella ha avuto, in Italia, un ruolo decisivo in quelle battaglie, gli stessi traguardi sono stati raggiunti da tutti gli altri Paesi europei.
Ciò significa che, anche senza il contributo radicale, l’Italia avrebbe comunque raggiunto quelle “conquiste”, frutto più dell’indebolimento del mondo cattolico e della secolarizzazione – anche se non è politicamente corretto sottolinearlo oggi – che della pur indubbia combattività pannelliana. Questo non vuol dire che Pannella non abbia avuto coraggio e pure qualche isolato merito (fu tra i primi a denunciare, nel nostro Paese, le persecuzioni ai danni dei cristiani nel mondo), ma semplicemente che, per comprendere appieno la sua figura senza scivolare in facili mitizzazioni, occorre guardare le cose come sono, senza attribuire ad un pur instancabile attivista doti prodigiose che non ebbe.
Attenzione: non si vuole insinuare, qui, l’irrilevanza della figura di Marco Pannella, ma solo mettere in guardia da una canonizzazione non solo incauta ma con la quale, ben vedere, si andrebbe a dimenticare che l’eredità pannelliana – culturalmente e politicamente – non è affatto valoriale (quali principi hanno promosso, i Radicali, se non un assolutistico e autodistruttivo concetto di libertà?), bensì metodologica: quando sosteniamo che siccome un fenomeno è diffuso allora tanto vale depenalizzarlo, quando esaltiamo la laicità senza prenderci la briga di definirla, quando snoccioliamo statistiche (quanto precise, non importa…) a supporto delle nostre tesi – consapevoli o meno -, stiamo agendo come perfetti allievi pannelliani.
Da questo punto di vista sì, indubbiamente il leader radicale non solo è stato un (cattivo) maestro, ma ha avuto pure moltissimi scolari ingrati, che hanno ripreso le sue strategie argomentative e politiche senza rendergli il dovuto omaggio. La retorica del leader solitario contro il sistema, però, non regge: la verità è che Pannella e i Radicali – contrariamente a certe ricostruzioni romantiche che circolano in queste ore – sono stati accettati e ben coccolati dal potere partitocratico, come provano le amicizie potenti e le decine di milioni di euro pubblici (!) confluiti sistematicamente nelle casse dell’emittente radiofonica di partito. Conviene dunque star attenti a considerare il politico scomparso un eroe anti-sistema quale mai nei fatti fu, pur accreditandosi come tale.
Allo stesso modo sarebbe sbagliato ritenere Pannella solo come nemico della Chiesa cattolica senza considerare quanto ha vissuto negli ultimi tempi, tempi che sembrano essere stati attraversati da una inattesa riscoperta della religione. Intendiamoci: non risulta che Pannella si sia mai scusato per tutto il male – neppure quantificabile, tanto è vasto – arrecato all’Italia dalle sue “conquiste”, a partire dai milioni di aborti di Stato, né pare aver richiesto funerali cattolici o essersi accostato Sacramenti. Ciò nonostante, vi sono degli indizi a mio avviso non così scontati riguardanti l’ultima parte del suo viaggio terreno; indizi che, se neppure sommati provano nulla, sarebbe tuttavia incauto sottovalutare.
Di certo, infatti, c’è che lui, Pannella, anticlericale e ribelle per tutta una vita, negli ultimi tempi a Radio Radicale aveva preso spesso – destando stupore, se non imbarazzo – a parlare di Gesù, di Papa Francesco, della fede. Di certo inoltre c’è che, recatosi non molto tempo fa nella sua Teramo, accettò in dono la medaglietta della Madonna miracolosa, indossandola e tenendola al collo, a quanto pare, l’intera giornata. Di certo, continuando, c’è che in una delle ultime ospitate televisive, a La7, invitato – quasi istigato, in realtà – dagli impazienti conduttori a dire due parole in favore di unioni civili e adozioni gay, il Pannella che per una vita aveva strillato dalle piazze italiane parve insolitamente cauto e cogitabondo, gelando l’intero studio.
Di certo, ancora, c’è che negli ultimi giorni aveva ripreso non solo a parlare, ma pure ad accentuare il perduto dialetto abruzzese quasi mettendosi sulle tracce di un’infanzia ormai lontanissima e forse, chissà, pure di un’innocenza. Di certo, infine, che c’è che il grande vecchio dell’anticlericalismo italiano, colui che ha fatto della lotta a beni e “privilegi” ecclesiastici una bandiera, è spirato nella casa di cura Nostra Signora della Mercede, vale a dire della Misericordia. Son indizi bastevoli a far parlare di conversione? No; credo però non possano farne escludere un principio. Ed è tutto ciò che conta, ora, per Pannella, vissuto da corsaro e morto, forse, come tanti che all’ultimo, quasi fuori tempo massimo, hanno incrociato con lo sguardo l’Amore più grande.
“…..e siamo stati peccatori fino all’ultima ora; in punto di morte una luce del cielo ci illuminò la mente, cosicché, pentendoci e perdonando, uscimmo fuori dalla vita in grazia di Dio, il quale ci strugge nel desiderio di vederlo….
“….Qui persi la vista e la parola; morii pronunciando il nome di Maria e caddi, e rimase solo il mio corpo.
Ora ti dirò la verità e tu riferiscila ai vivi: l’angelo di Dio mi prese, e quello d’Inferno gridava: “O tu del cielo, perché mi togli ciò che mi spetta?
Tu porti via la parte eterna di costui per una lacrimetta che me la toglie;”
Si è congiunto definitivamente con la morte l’istrione Marco Giacinto Pannella, dopo che nella sua vita ha condotto pervicacemente solo battaglie di morte per gli uomini di ogni età: la morte di 6 milioni di bambini italiani con l’aborto, la morte di migliaia di giovani con la droga libera, il progetto di morte degli anziani con l’eutanasia. Per questi “diritti civili da obitorio” il tristo Pannella ha lavorato instancabilmente per tutto il tempo che gli era stato concesso sulla terra. Gli auguro che, prima dell’ultimo respiro, si sia pentito, affinché il Signore della vita non lo condanni alla morte eterna.
Antonio Coradello
Rispetto per la persona unito ad estremo rifiuto per le micidiali idee politiche che hanno spinto la politica a legiferare contro la vita in tutti i suoi aspetti
DIO abbia pietà della sua anima
La scomparsa di un anziano emoziona sempre. Anche se un anziano in odore di CIA e dipartimento di stato USA.
Ridicoli. Ridicolo l’articolo e ridicoli i commenti.
Per cortesia, dai una motivazione argomentandola con dati certiffcabili, altrimenti è solo fuffa.
Oltre che …ridicola 😀
Disse colui che addusse a tesi complottistiche su presunti e mai provati legami con la CIA e dipartimento di stato USA. Capisci perché ridicolo?
Pardon, ho sbagliato il destinatario della risposta
Grazie per averci illuminato.
Risus abundat in ore stultorum
Qui nessuno ride né tantomeno dà dello stolto. Chi sei tu per giudicarmi? Io giudico le parole non le persone. Dio giudica le persone.
L’unica cosa più ridicola di questo articolo potrebbe essere la lettera di Pannella a papafrancesco, ma lo scuserei: quasi tutti, da vecchi sul letto di morte, ci rincoglioniamo.
Ridicolo l’articolo perché fazioso nei confronti di Pannella. Dá una lettura incoerente con quello che egli è stato e con ciò in cui ha creduto. Mina le fondamenta della laicità dello Stato denigrando leggi giuste come quella sul divorzio e sull’aborto. Con ciò non significa che l’aborto sia giusto, ma che una legge per regolamentarlo è necessaria. Inutile girarci attorno, le donne hanno sempre abortito, meglio che lo facciano in ospedale che in una cantina con dei ferri da calza.
Ridicolo affermare che divorzio e aborto siano la causa del collasso demografico di questo paese o che siano la causa della crisi della famiglia, d’altronde chi nella famiglia ci crede non ha bisogno di divorziare. È piuttosto l’assenza di una politica per la famiglia il problema, sarebbe meglio destinare fondi al sociale piuttosto che ad armamenti veri strumenti di morte. Quando le donne lavoratrici saranno davvero tutelate con una retribuzione pari a quella degli uomini, quando avranno la sicurezza di non perdere il lavoro perché incinte o quando, se sposate e in età fertile, avranno la stessa possibilità di assunzione di un uomo allora, forse, potranno permettersi di pensare di avere dei figli.
Il problema non sta nella possibilità di divorziare, ma nello svuotamento valoriale che c’è dietro al matrimonio. Il problema è il divorzio o le persone che si sposano senza avere alle spalle un percorso di crescita di coppia solido? È il divorzio o l’idea “mi sposo perché tanto in caso potrò divorziare?”.
Compito della medicina non è tenerci in vita a tutti i costi in una vana ricerca dell’immortalità terrena, ma è la vita stessa è quindi anche la morte. Come può essere essere naturale “vivere” come un vegetale attaccato a dei respiratori artificiali senza i quali si andrebbe incontro a morte certa? Una persona, nel pieno delle proprie facoltà mentali, entro certi severi limiti stabiliti per legge, dovrebbe avere la possibilità di decidere il proprio destino finale. Libero di stare attaccato ai respiratori, libero di farne a meno.
Vi ergete tutti a moralizzatori stabilendo cosa è giusto e cosa è sbagliato, va bene è umano. Ma siete (e siamo) cristiani e meglio di tutti dovreste sapere che non sta a noi il giudizio sull’uomo se riteniamo abbia peccato, ma sta a Dio. Non sostituitevi a Dio, lasciate all’uomo la libertà concessa dal Signore di decidere il proprio destino in terra. Il giudizio finale e di Sua competenza.
Disse colui che interloquisce dando del ridicolo 🙂 mi dispiace ma dopo la sua infausta uscita nessuno potrà prenderla sul serio.
Mina le fondamenta della laicità dello Stato.
Me’ coj… direbbero a Roma, una colpa imperdonabile!
D’altronde minarle è un dovere per un cristiano se la laicità, come l’ha predicata Pannella, è nichilismo puro e semplice.
Eh sì, perché per il defunto, laico duro e puro, la libertà era il potere di fare ciò che si vuole, e quindi di abortire sempre per qualsiasi motivo, perché il corpo è della donna e lo gestisce lei come le pare, e come la legge attuale permette nei primi 3 mesi (a Pannella non piaceva perché poco permissiva…).
La storia dei ferri da calza è uno specchietto per le allodole: anzitutto gli aborti clandestini ci sono ancora e nell’ordine delle decine di migliaia, stranamente non vi sono migliaia e migliaia di donne morte (non ci sono mai state, neppure negli anni ’70, ma non andiamo per il sottile); le donne non muoiono per aborto clandestino perché chi lo pratica (con ferro da calza o meno) non ha alcun interesse a dover nascondere il cadavere di un essere umano fatto e finito: anche se mosso da mero interesse economico, prenderà tutte le precauzione necessarie se non altro per poter continuare a svolgere la sua redditizia attività abortiva, e non dover rispondere di omicidio colposo; ed infine se il ferro da calza è la ragione per la legalizzazione dell’aborto, allora legalizziamo la droga, ogni droga, per evitare morti da overdose.
È il divorzio o l’idea “mi sposo perché tanto in caso potrò divorziare?”.
Hai involontariamente dimostrato che il divorzio è causa del declino del matrimonio, infatti l’idea che “mi sposo perché tanto in caso potrò divorziare” è possibile pensarla solo dove esiste divorzio. Se tu ritieni, come scrivi, che sia questa idea a causare la diffusa instabilità matrimoniale, allora per proprietà transitiva devi ritenere che la causa ultima è il divorzio. D’altra parte sarebbe ben difficile in una società dove il divorzio è un diritto, una libertà “faticosamente conquistata”, e via dicendo, che le istituzioni si mettano a propagandare un ideale di stabilità coniugale: è semplice schizofrenia (e non sarebbe neppure laicità, idea che ti è tanto cara, perché lo stato non deve avere una sua visione ma lasciare che ognuno coltivi la propria)
Quanto all’eutanasia mi limito a dire che se si ritiene che la vita è proprietà di chi la vive allora è solo una laicità fasulla dire che “una persona, nel pieno delle proprie facoltà mentali, entro certi severi limiti stabiliti per legge, dovrebbe avere la possibilità di decidere il proprio destino finale”. Se io sono proprietario della mia vita posso decidere di essa sempre ed in qualunque momento (come faccio della mia casa o della mia auto), e non entro limiti impostimi da qualcun altro, che si chiami stato o maggioranza. Ed anche qua Pannella avrebbe convenuto. D’altronde se dobbiamo lasciare all’uomo la libertà che Dio gli ha concesso, dobbiamo lasciargliela veramente sino in fondo perché ne faccia quello che vuole, ma veramente tutto quello che vuole.
E così, se si vuole essere veri laici occorre che ogni visione del mondo e della vita abbia pari diritto di cittadinanza, qualsiasi cosa professi (non sei a tu a scrivere che chi pensa che una cosa sia giusta e sbagliata per tutti è un moralizzatore e, sembra di capire, un cristiano poco cristiano?). Ovviamente sarebbe nichilismo e anarchia, ma sono gli esiti coerenti e inevitabili della laicità, di una laicità autentica e non farlocca, cinofallica, come quella che tu sostieni (eutanasia sì, ma a ben precise condizioni; divorzio ok, però facciamo passare l’idea che non è bello; aborto d’accordo, ma solo perché ci sono i ferri di calza): di una laicità pienamente nichilista, cioè pienamente tale, dove la libertà è veramente potere di fare ciò che si vuole. Quella di Pannella, insomma.
E poi ci si lamenta se qualcuno vuole minare i fondamenti della laicità… tsè!
Sta pur tranquillo, la laicità per distruggersi non ha bisogno che di avverarsi.
Eccone un altro imbottito di “misericordina” che urla agli altri di non giudicare… giudicando lui stesso!
Tralasciamo la ridicolaggine di considerare ridicoli i commenti altrui mentre lui… afferma di non giudicare!
Ma siete (e siamo) cristiani (…) tsk tsk! Questa poi, con quello detto prima… si si’ proprio cristiano sei…
Credo che abbia sbagliato persona, sono stato io ad indicare Pannella, e il partito radicale, come manovrati da CIA e dipartimento id stato. Se lei poi davanti a un’affermazione che non considera credibile, si limita ad insultare anziché riflettere ed informarsi, o magari provare curiosità, ci rimette solo la sua intelligenza. Cordialmente.
Si sì infatti ho sbagliato a premere 🙂
Comunque ripeto, lungi da me definire ridicoli voi! Ridicole sono le parole e l’articolo. Si tratta di un opinione e non di un giudizio, è ben diverso.
“…. le stesse storiche “conquiste” dei Radicali – da aborto legale a divorzio – abbiano avuto ben poco di positivo e moltissimo di tragico essendo state, dati alla mano, le premesse all’inizio del collasso demografico del nostro Paese….”
Il continente europeo contiene anche di luoghi in cui è proibito abortire e nei quali la natalità è comunque tragicamente bassa. Ed è possibile trovare realtà nelle quali queste pratiche sono ammesse, ed i figli abbondano. Il problema italico forse ha componenti diverse.
In Irlanda l’aborto è illegale, e la natalità è tra le più alte d’Europa. Difficile stabilire un nesso causale, ma è un dato fattuale contro quanto lei scrive.
Saluti
Benissimo. Ora racconti lei stesso ai lettori qual’è la situazione, ad esempio, in Polonia. Siamo tutt’orecchi.
In Polonia infatti (ancora) non c’e’ il divieto totale di aborto…
In Polonia negli anni ’60 e ’70 l’aborto era pratica legale e comune; la popolazione cresceva vorticosamente. Alla caduta del Muro è stato introdotto un divieto stringente, con limitatissime eccezioni, e la popolazione da allora ristagna ed invecchia.
Evidentemente non basta una legge per alterare certi andamenti. La demografia non è cosa facile da influenzare.
Pingback: Gandhi e Pannella – 245 – cor-pus 15
Oggi, cari Santi del calendario, è venuto il momento di fare spazio ad un nuovo santo: san Marco Pannella! Forza e coraggio: qualcuno deve farsi da parte: San Paolo? via! oppure Santo Stefano… via! San Pietro… via! oppure San Giuseppe… via! Insomma, qualcuno deve scansarsi; bisogna lasciare spazio al nuovo santo…
Vi dirò, dopo 2 giorni di ascolto di telegiornali e speciali radiofonici e televisivi, 2 giorni di lettura di articoli tutti osannanti questo “papa laico e guascone” (Andrea Cangini, QN) che voleva addirittura “riformare la Chiesa”, questo “profeta” dei nostri tempi, mi sento un po’ frastornato. C’è più di una nota stonata in tutto questo vociare o sono io che ho un disturbo dell’udito?
Stiamo parlando (inneggiando) della stessa persona che ha reso “migliore” l’Italia con il divorzio e l’aborto e voleva renderla ancora migliore con la legalizzazione della droga (già, delle droghe leggere, vorrà certamente precisare qualcuno: come non si trattasse pur sempre di droghe, comunque pericolose per la salute e la vita stessa delle persone) e con l’eutanasia? Sono queste le battaglie “civili” che ce lo fanno apparire come un eroe, meglio, un santo?
D’accordo, uno stile elegante impone di concedere l’onore delle armi agli avversari; e poi, si sa, quando un uomo con una certa notorietà in vita muore, chiunque egli sia, tutti, all’unisono, si affrettano a tesserne le lodi e a sottolinearne gli aspetti positivi, sorvolando su quelli negativi. E forse è giusto così. Forse non è solo ipocrisia; forse in tutti noi c’è la consapevolezza che in tutti c’è un po’ di buono, anche nei nostri più acerrimi nemici, e che anche noi, morti, vorremmo essere ricordati per ciò che di buono abbiamo fatto, anche se è stato poco, piuttosto che per tutte le nefandezze che abbiamo compiuto. E allora, magari per un senso di “reciprocità” (non faccio a te ciò che dispiacerebbe fosse fatto a me) ci preoccupiamo di urlare con la voce più alta di tutti quanto erano buoni e belli e cari i nostri avversari.
Ma così mi sembra troppo: laici ed ecclesiasti (il portavoce della Santa Sede, il nuovo vescovo di Bologna, politici di ogni schieramento politico), tutti in queste ore si sono riempiti la bocca di aggettivi superlativi ed entusiastici. “Ha sconvolto in positivo l’Italia”, Riccardo Magi; “un leone della libertà”, Matteo Renzi; “che è riuscito a cambiare il Paese”, Sergio Mattarella; “non nascerà più una persona così”, Bersani; “eredità umana e spirituale importante”, Padre Lombardi. E chi più ne ha più ne metta.
Il Cardinale di Bologna ha persino affermato che “lui non avrebbe chiesto a una sua compagna di abortire, gli interessava il fatto che lo si potesse fare, perché lo considerava un diritto inalienabile.” Sic! Senza nemmeno aggiungere una parola sul fatto che abortire un bambino NON è un diritto inalienabile quanto piuttosto il suo contrario!
Io non so se Marco Pannella si sia convertito o confessato o meno e francamente penso che come muore un uomo (anche se si tratta di una personalità pubblica) sia un fatto che dovrebbe essere considerato molto privato in quanto è un fatto molto intimo. Spero per lui che giunto alla fine dei suoi giorni, guardandosi dentro e riesaminando gli effetti di alcune delle sue battaglie, abbia compreso il dolore, il male che hanno contribuito a portare nel nostro Paese. Spero che abbia compreso di avere contribuito a creare le basi (e anche qualcosa di più che le sole basi) per la distruzione della nostra società. E spero che non si sia lasciato distrarre ed irretire dalle voci “eleganti” di laici ed ecclesiastici che ne hanno cantato le lodi.
Tutti gli uomini nascono per essere santi; se oggi Marco Pannella è stato accettato in Paradiso mi rallegro per lui, sinceramente. Anche se per il momento non inserirò il suo nome (sperando che non lo faccia qualcun altro) nell’elenco delle litanie dei Santi. Ma per favore, non facciamo confusione: quello che oggi sembra essere additato da tutti (e secondo me un po’ colpevolmente anche da alcuni ecclesiasti) come un esempio da seguire, in realtà in vita si è battutto convintamente, e quindi ancor più colpevolmente, contro la vita. Magari sarebbe meglio partire da qui, da questa verità storica. Poi io per primo (anche se, lo ammetto, con una certa fatica) credo sia giusto pregare per la sua anima.
Condivido tutto
Ma tu sei Stefano il pediatra?
😉
Stefano da quanto tempo!!! Io sono ‘quel’ Piero!
davvero il cardinale di Bologna ha detto così: “lui non avrebbe chiesto a una sua compagna di abortire” ?
e’ evidente la sostanza, ma si è espresso proprio male, legge 194 alla mano!
e comunque se la poteva risparmiare.
Durante i suoi ultimi anni di vita Pannella si era avvicinato alla spiritualità buddista, le cui effigi si trovano anche sulla sua sepoltura. Viceversa l’ipotesi di una conversione al cristianesimo mi sembra poco credibile.