Lo ammetto: io non solo non so se Giorgia Meloni debba fare la mamma o il Sindaco di Roma, ma non so neppure – avendo solo una vaga idea dei guai della Capitale – se a guidare la città eterna debba esservi un essere umano o Superman. Scherzo ma non troppo, nel senso che ritengo sia davvero meglio scherzarci, su tutta questa ridicola vicenda. Ridicola anzitutto per le parole di chi ha sostenuto l’inadeguatezza di Giorgia Meloni a fare il Sindaco di Roma: qualcuno vuole farci credere che, non fosse stato per la gravidanza, avrebbe sostenuto la sua candidatura e ora non lo fa per rispetto del nascituro? Suvvia, non diciamo scempiaggini.
E’ evidente che alla quasi totalità dei politici del centrodestra della maternità della Meloni interessa, se va bene, come delle parrucche di Platinette: meno di zero. Totalmente ridicolo, dunque, appigliarsi al pretesto della gravidanza per sostenere l’inadeguatezza della candidatura della leader di destra. Ciò naturalmente non toglie – secondo aspetto veramente ridicolo della vicenda – che se non solo a Roma ma neppure a Roncobilaccio si vedono campagne elettorali con comizi infuocati tenuti da donne in dolce attesa una qualche ragione ci deve pur essere; e chi ha mai vissuto lo stress assurdo di una campagna elettorale vissuta sul campo, questa ragione, la conosce benissimo.
Ridicolo, infine, il centrosinistra che – dopo le sprezzanti e strumentali uscite sulla gravidanza di Giorgia Meloni – parla di sessismo: sbaglio o fra i sei candidati primarie del Pd una sola era una donna non solo non madre ma talmente poco quotata da essere ammessa alle primarie quasi per compassione (Chiara Ferraro è affetta da forma acuta di autismo) nonostante avesse raccolto meno delle 2500 firme richieste per statuto e approdata, alla fine, ad un tristissimo 1,5% dei voti? Allora, scusate, di che stiamo parlando? L’amara verità, insisto, è dunque che tutta questa vicenda puzza di ridicolo lontano un miglio e ricorda una volta di più a tutti quanto sia enorme l’ipocrisia collettiva e quanto lillipuziana la statura della politica italiana.
Il dato di fatto importante è che Roma non può essere governata da una persona: può essere governata solo da un partito e cioè da una associazione di persone che uniscono gli sforzi e si coordinano per fare il bene della loro città.
Per ora i sette nani che stanno proponendo come sindaco di Roma non hanno alle spalle questa rete di uomini e donne forti, preparati ed impegnati.
Ciò non è un caso.
Infatti, fino ad oggi, il sindaco è un agnello sacrificale: una sorta di valvola su cui scaricare la rabbia del popolo per i porci comodi fatti dagli oligarchi capitolini.
Spero che riusciremo a cambiare le cose.
D’altro canto non mi pare che i Fratelli di Italia (Meloni o non Meloni) siano minimamente intenzionati a farlo.