Apertura

 

 

 

 

 

 

 

A me rimane oscura – non so se pure a voi – la ragione per cui non si sia ancora pensato ad un premio alla creatività giornalista così infaticabilmente e quotidianamente all’opera. Un esempio? Le dichiarazioni di ieri di Papa Francesco sull’aborto e sugli anticoncezionali contrabbandate dalla solita stampa illuminata, tanto per cambiare, come un’apertura ai contraccettivi in casi – così lascia intendere ai propri lettori il portale web di Repubblica – come quelli relazione al caso del virus “Zika”. Trattasi in realtà dell’ennesimo esercizio di manipolazione.

Vediamo perché a partire dalle parole del Papa in risposta ai giornalisti: «L’aborto non è un “male minore”. E’ un crimine. E’ fare fuori uno per salvare un altro. E’ quello che fa la mafia. E’ un crimine, è un male assoluto. Riguardo al “male minore”: evitare la gravidanza è un caso – parliamo in termini di conflitto tra il quinto e il sesto comandamento. Paolo VI – il grande! in una situazione difficile, in Africa, ha permesso alle suore di usare gli anticoncezionali per i casi di violenza. Non bisogna confondere il male di evitare la gravidanza, da solo, con l’aborto». A quali suore in Africa fa riferimento il Santo Padre?

La vicenda è quella di una risposta ad una lettera pervenuta alla rivista Studi Cattolici che, nel dicembre 1961, vide tre distinti moralisti concordare nel ritenere moralmente lecita l’assunzione della pillola contraccettiva in previsione di una probabile violenza sessuale [il caso era quello di suore missionarie in Congo ad alto rischio di stupro] cosa ben diversa sia del suo impiego per “limitare i danni” di un virus sia come contraccettivo in un rapporto consenziente. Talmente diversa che non si può neppure parlare, per le suore, di contraccezione, cosa che riguarda un atto sessuale volontario per il quale si voglia escludere altrettanto volontariamente la procreazione (cfr. Humanae Vitae 14).

Va inoltre precisato come comunque non esista – a tutt’oggi – alcun pronunciamento ufficiale della Chiesa a favore della prassi della “pillola congolese”. Così come, per completezza, va precisato che quello delle suore congolesi non fu l’unico caso di questo tipo: nel 1993 furono perpetrati stupri ai danni di suore che si trovavano in Bosnia durante il terribile conflitto balcanico. E allora fu san Giovanni Paolo II (1920-2005) a chiedere a queste sorelle di non abortire, per non aggiungere violenza a violenza. Siamo dunque lontanissimi sia dalla legittimazione dell’intervento abortivo sia della contraccezione.

E’ dunque quanto meno scorretto – per usare un eufemismo – presentare le parole di Papa Francesco come un’apertura alla contraccezione sul virus “Zika”. Tanto più che sull’argomento specifico il Santo Padre delle parole le ha pronunciate. Eccole: «Esorterei i medici che facciano di tutto per trovare i vaccini contro queste due zanzare che portano questo male: su questo si deve lavorare». Queste ultime parole, però, non compaiono – curiosamente – sul sito web di Repubblica. Altrimenti qualche lettore avrebbe potuto capire quanto infondata è quel «Zika, apertura a contraccezione». Un titolo che col pensiero di Papa Francesco – e della Chiesa – non ha nulla a che vedere.

Giuliano Guzzo