«Se la legge diventa una schifezza, lascio la politica». Le parole di Monica Cirinnà, giunta a minacciare l’addio, riassumono meglio di ogni altra cosa il clima di sconfitta che ieri aleggiava nel centro-sinistra. E’ vero, le unioni civili restano in pista, il rinvio è solo temporaneo e il testo ha comunque elevate probabilità di essere approvato: tutto vero. Però un elemento è fuori discussione: la gioiosa macchina da guerra arcobaleno, data come vincente dalla maggior parte degli scommettitori, si è inceppata. E a nulla è servito l’insieme di forzature istituzionali di cui sono state oggetto le unioni civili; anzi, si può dire che è proprio la fretta che il Partito Democratico, complici figure come Maria Elena Boschi ed Ivan Scalfarotto, ha avuto nel trascinare il provvedimento in Aula ad aver messo a nudo una fragilità che il centrosinistra ignorava gli fosse propria dal giorno in cui s’è scordato, cose che capitano, di non aver mai vinto le elezioni.
Così il “canguro”, ovvero il tentativo di annichilire o quasi il dibattito con un maxiemendamento, è deflagrato fra le mani dei suoi proponenti facendo echeggiare a Palazzo Madama un interrogativo inatteso: e adesso? In casa PD si parla ora di alcuni giorni utili per «riannodare i fili politici» – che tradotto dal politichese significa mercato delle vacche o disperata ricerca di un compromesso – però c’è un problema: il Governo ha già addomesticato Alfano e i suoi con una bella infornata di poltrone ed ora domare i grillini, sostanzialmente favorevoli alle unioni civili ma indignati dall’arroganza dei suoi proponenti, non è cosa semplice. Non solo: una volta scaduti i termini del rinvio, se il disegno di legge Cirinnà non fosse agevolmente approvato una eventuale sconfitta peserebbe, stavolta, come un macigno non solo sulle spalle della sua proponente, ma dell’intera maggioranza. Come finirà allora? Difficile a dirsi.
La speranza di chi – senza, sia ben chiaro, avere in odio i diritti singoli di nessuno – ritiene la famiglia fondata sul matrimonio bene comune, è che si ponga fine a questa carnevalata che dura da troppo tempo seppellendo una legge che non può diventare «una schifezza» per il semplice fatto che lo è sempre stata sin dal principio. Una simile eventualità, ce ne rendiamo conto, dispiacerebbe a qualcuno ma non è il caso che un Paese con tassi di natalità cimiteriali e pochi matrimoni scherzi troppo col proprio futuro. Ciò non toglie che, purtroppo, le unioni civili abbiano ancora alte probabilità d’arrivare in fondo: ricordiamoci sempre che il Parlamento chiamato a votarle è popolato dagli stessi cervelloni che hanno sganciato nella società italiana quella bomba atomica che risponde al nome di “divorzio breve”, genialata i cui frutti – a partire da un crescente precariato affettivo – finiranno nelle mani delle nuove generazioni per chissà quanto.
Intanto però ci si lasci dire che quanto accaduto ieri è stata una pagina di grande commedia italiana. Voglio dire: c’era una proposta di legge secondo alcuni attesa da anni e richiestaci in ginocchio dall’Europa, una maggioranza strasicura di vedersela votata anche perché sostenuta una copertura mediatica senza precedenti – dagli orecchini arcobaleno di Barbara d’Urso ai nastrini che sul palco dell’Ariston hanno fatto più notizia delle canzoni -, in pratica era quasi un rigore a porta vuota: eppure non è bastato. Doveva essere poco più di una formalità, invece è stata una mezza catastrofe. Così l’aeroplano che avrebbe dovuto condurre l’Italia nei cieli del Progresso è rientrato tristemente nell’hangar fra lo stupore dei presenti, increduli di fronte ad un rinvio che odora di flop lontano un miglio. Ora, delle due l’una: le preghiere di tanti cattolici sono servite e la Provvidenza opera veramente oppure qualcuno porta sfiga. Decidete voi.
giulianoguzzo.com
Oppure entrambe le cose 😊 grazie Giuliano per questo contributo.
L’ha ribloggato su Beppe Bortoloso M.I..
Io sono favorevole a tornare alle elezioni,vediamo se Mr.Marketing da Tweeter sopravvive,dovrebbe scrivere chiaro preciso e senza titubanze come scritto sulla Cirinnà:le mogli sono mariti quindi le donne sono uomini e dirlo apertamente per tutta la campagna elettorale.Se Renzi nè è convinto che problema ci sarebbe a dirlo esplicitamente e senza giri di parole,dietrologie e slogan retorici? ,non vedo il motivo giustamente di vergognarsi:
Le parole «coniuge», «marito» e «moglie», ovunque ricorrano nelle leggi, decreti e regolamenti, si intendono riferite anche alla «parte della unione civile tra persone dello stesso sesso».
E io ho pensato a un puffo e sono un genere di puffo.
“Ora, delle due l’una: le preghiere di tanti cattolici sono servite e la Provvidenza opera veramente oppure qualcuno porta sfiga. Decidete voi”.
Preferisco pensare che…… la Provvidenza opera . Un saluto Giuliano e grazie sempre.
.