C’è un giallo realmente inquietante che, in questi ultimi giorni, sta sempre più attirando l’attenzione sia dei mass media sia degli statistici: quello delle morti rilevate in Italia nel 2015, in consistente aumento rispetto al 2014. Per la precisione, nei primi otto mesi del 2015 vi sono stati 45.000 morti in più rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, con un incremento percentuale pari all’11,3% che – se la tendenza risulterà costante, confermando così le proiezioni – vedrà complessivamente, per quest’anno, ben 68.000 decessi in più. Per rendere l’idea di cosa si sta parlando, è come se quest’anno una città come Viterbo, Potenza o Trapani fosse stata rasa al suolo.
Come mai? Quale potrebbe essere la causa di questo preoccupante aumento di morti? Diciamo subito, almeno per sgomberare il campo da risposte semplicistiche, che con ogni evidenza il fenomeno presenta un’origine multifattoriale e l’invecchiamento demografico, da solo, non basta a spiegarlo. Il tal senso, diversi esperti hanno avanzato anzitutto l’ipotesi che l’allarme nei confronti dei vaccini anti-influenzali – allarme poi rivelatosi privo di fondamento – abbia, a causa dell’influenza, generato un incremento delle morti pari circa ottomila unità. Il dato potrebbe essere attendibile, ma il nostro interrogativo rimane sostanzialmente immutato: le rimanenti 60.000 morti a cosa sono dovute?
Dai dati ISTAT del 2012, sappiamo che le principali cause di morte, in Italia, sono le seguenti: malattie ischemiche del cuore (12,2%); malattie cerebrovascolari (10%); altre malattie del cuore (7,9%); tumori maligni della trachea, dei bronchi, dei polmoni (5,5%); malattie ipertensive (5,1%); demenza e malattia di Alzheimer (4,3%); malattie croniche delle basse vie respiratorie (3,6%); diabete mellito (3,5%); tumori maligni del colon-retto (3,1%); tumori maligni del seno (2%); tumori maligni del pancreas (1,7%); tumori maligni del fegato e dei dotti biliari intraepatici (1,6%); malattie del rene e dell’uretere (1,6%); tumori maligni dello stomaco (1,6%); influenza e polmonite (1,6%).
Ora, non è difficile, dinnanzi a siffatti elementi, concordare col sociologo Massimo Introvigne quando ipotizza, nell’aumento delle morti registrate nel 2015, un ruolo significativo in tal senso dei recenti e crescenti tagli alla sanità: «Supponiamo, per esempio, che un medico sospetti un tumore al cervello e per accertarlo disponga una tomografia computerizzata del capo. Apprendiamo dal sito della Regione Lazio che chi avesse prenotato la tomografia nel novembre 2015 avrebbe dovuto attendere 315 giorni a Latina e 329 nel distretto II di Viterbo. In molti casi, se davvero avesse sofferto di cancro al cervello, sarebbe stato convocato per la tomografia dopo essere già morto» (LaNuovaBussolaQuotidiana, 29.12.2015).
Non credo andrebbe neppure trascurato – nel nostro ragionamento – il caldo eccezionale di quest’estate, che potrebbe aver contribuito in modo importante al dato clamoroso dell’aumento delle morti. Del resto, a suffragare il possibile peso dell’estate 2015 nel bilancio definitivo delle morti si può ricordare quanto rilevato nella vicina Francia dove, per esempio, fra il 29 giugno e il 9 agosto di quest’anno – rispetto a quanto rilevato nel 2014 – si è registrato un aumento delle morti pari al 6,5%. E’ dunque più che plausibile che l’estate di quest’anno abbia causato, anche in Italia, un forte aumento del numero dei decessi. Altri ancora, per esempio Beppe Grillo, hanno chiamato in causa, a proposito dei 68.000 morti in più, l’inquinamento atmosferico.
Tuttavia è bene ribadire che si è nel campo delle ipotesi giacché come ha specificato il demografo Gian Carlo Blangiardo – che ha contribuito ad attirare l’attenzione sull’aumento delle morti nel 2015 – «non potendo ancora disporre dei dati puntuali sull’incidenza dei decessi per singola età e per genere […] La questione resta […] aperta». E a ben vedere, più ancora dei tanti morti in più, ad allarmare è l’atteggiamento della politica, finora del tutto indifferente dinnanzi un fenomeno che potrebbe assumere contorni ancora peggiori quando emergeranno, per il 2015, i dati definitivi delle nascite (già nel 2014 si verificarono cinquemila nascite in meno rispetto al 2013). Se venisse confermato che gli italiani stanno – letteralmente – scomparendo, il problema attirerà l’attenzione di qualcuno? Oppure continueremo ad occuparci solo dello smog di Milano?
gulianoguzzo.com
Caro Giuliano, condivido questo tuo interesse nei confronti del reale e significativo aumento del numero di decessi registrati in tutto il territorio nazionale. Come premetti, le cause sono multifattoriali ma sinceramente sarei restia a dare così tanto peso alla mancata diagnosi precoce, come invece fa la Nuova Bussola Quotidiana. Ovviamente, ognuno ragiona oltre che sui dati, anche sulla base della realtà che vede, ogni giorno. Io ho svolto il tirocinio in due dei più grandi ed efficienti ospedali del Veneto. Se il medico sospetta qualcosa di grave, la TC o altro esame diagnostico si riesce ancora a svolgerlo in urgenza e poco dopo l’ingresso del paziente in Pronto Soccorso o poco dopo il ricovero del paziente nel reparto di degenza. Poi rimane vero che ci sono casi di pazienti che decidono di rivolgersi al medico di base o al pronto soccorso troppo tardi (perché prima erano asintomatici o perché avevano trascurato il sintomo e per mentalità non sono abituati a riconoscere di stare male e di doversi curare). Quindi in tal caso la diagnosi può arrivare a confermare già le metastasi, se si trattava di cancro, oppure uno scompenso cardiaco già aggravato in pazienti abbastanza anziani, spesso sovrappeso, etc. che ti arrivano in PS e ti domandi come avevano fatto a starsene a zappare l’orticello e a giocare a carte fino a tre giorni prima. Gente con mentalità come la mia e la tua chiaramente non arriverà mai a diventare obesa, ad ignorare di essere ipertesa, a non capire che il sintomo potrebbe essere riconducibile ad un evento ischemico anche solo transitorio (TIA) ma già predittivo del peggio a medio termine. Perché noi abbiamo dalla nostra una educazione sanitaria che anche quando non è professionalizzante, è divulgativa e il Cittadino educato può mettere i medici nelle condizioni di porre una diagnosi precoce e intervenire prima e meglio. Quindi tra i vari fattori che tu hai elencato, tutti condivisibili benché la realtà vari da Regione a Regione, non ci sono solamente i maledetti tagli alla sanità ma anche la diseducazione alla salute e allo stile di vita di molti Cittadini. Si pensi solo al problema dei diabetici…
Poi c’è il cancro, lì ci sono altri discorsi da fare, è una questione complessa, le nostre battaglie per chiedere l’ampliamento dei centri oncologici specializzati e di hospice per malati terminali che diversamente ti muoiono in una lungodegenza o in un reparto internistico (i fortunati in casa propria) spero la dica lunga.
Eppure mi trovi d’accordo sul fatto che quello che più preoccupa non è l’aumento del numero dei decessi ma la diminuzione del numero delle nascite di bambini italiani. Allora, lo Stato spende un sacco di soldi per le interruzioni volontarie di gravidanza, e altrettanti per curare l’infertilità e per le fecondazioni assistite…