Richiamando le dichiarazioni di tre cardinali non tradizionalisti e stimati dal Pontefice – Erdö, Vingt-Trois e Menichelli, quest’ultimo nominato direttamente da Papa Francesco – appena due giorni fa, su questo blog, si faceva osservare come difficilmente dal Sinodo in corso – a dispetto dalle note pressioni mediatiche – potrà derivare un esito rivoluzionario. Ed in parte sembrano averlo capito gli stessi padri sinodali progressisti, ora intenti a spiegare che il cambiamento ci sarà, ma non sarà «dottrinale bensì pastorale».
Ciononostante– come fa notare Edward Pentin, informatissimo corrispondente del National Catholic Register – qualcosa, nel Sinodo appena iniziato, non va. Soprattutto nel rapporto con i media. Ne è un esempio quanto riferito dall’addetto stampa per il gruppo di lingua inglese, padre Thomas Rosica, il quale focalizzandosi anche sulla problematica delle persone e coppie dello stesso sesso avrebbe offerto ai giornalisti una ricostruzione parecchio fuorviante di quanto i padri sinodali, finora, hanno effettivamente discusso.
Pentin, avvalendosi di fonti interne, offre infatti una sintesi molto diversa da quella di padre Rosica, dalla quale si evince come buona parte dei padri sinodali sia tutt’altro che orientata in senso “aperturista”. Addirittura – riferisce il vaticanista del citato settimanale statunitense – un padre sinodale, presumibilmente infastidito dal clima e da certe aspettative, se ne sarebbe uscito con un «What are we doing here?», «Cosa stiamo facendo qui?», sottolineando che il Sinodo, anziché di relazioni fra persone dello stesso sesso, dovrebbe occuparsi della famiglia.
Ci si trova quindi davanti ad un dilemma: ha ragione Pentin o padre Rosica, le cui dichiarazioni lasciano intendere che i lavori sinodali stiano proseguendo nel modo più pacato e concentrandosi su nuove frontiere? Ci sarebbe solo un modo per scoprirlo: la piena trasparenza e pubblicità sui lavori. Una trasparenza – nota il vaticanista Marco Tosatti – «praticata fino al 2014 in tutte le precedenti edizioni del Sinodo, per una ventina di anni». Adesso, invece, le cose sono cambiate e non resta che sperare che nella fedeltà delle ricostruzioni degli addetti stampa sinodali. Non sempre scontata, parrebbe.
giulianoguzzo.com
ciò che conta sono i documenti che verranno redatti. Io non mi preoccuperei delle chiacchere da salotto.Un semplice ragionamento:può la Chiesa contraddire il proprio catechismo? no perchè le conseguenze ricadrebbero come un domino su tutta la dottrina, che è giustificata dalla teologia, la quale se non è cattolica e soprattutto apostolica, diventa eresia.Purtroppo i giornali applicano al sinodo un paradigma di tipo politico, come avvene per il Vaticano II.
Ridicolo.
La Chiesa può eccome contraddire il proprio catechismo, come ha appena fatto.
Ovviamente basta non seguire il Vangelo.
Trovo assurdo che si ostenti sicurezza quanto al “Tanto la Chiesa non potra’ mai contraddire il Vangelo, stiamo tranquilli“, perche’ proprio la Chiesa era direzionata verso l’arianesimo e se non era per Sant’Atanasio, che coraggiosamente si becco’ pure la scomunica dal papa eretico, morivamo tutti ariani.
Come adesso, che con il Motu Proprio, si e’ distrutta l’indissolubilita’ del matrimonio cattolico.
Con il VAticano II , si e’ passati dal “extra Ecclesia nulla salus”, a “ci sono elementi di santita’ anche nelle altre religioni” e ai frutti spirituali del ramadan.
Quindi Piero dove sta il probelma… Lei evidentemente già dal CV II (se non prima) sente di appartenere ad “altra” Chiesa…
Stia con quella.
No no caro Bariom, io (cerco) di rimanere fedele a Cristo.
Sono gli ALTRI che ne vogliono un’altra…. Bene, che se la facciano pure, ma non pretendano di dire che continuano l’insegnamento di Cristo, perche’ e’ evidente che non lo fanno…
Non si può restare fedeli a Cristo e non alla Chiesa (è nel Credo), quindi torna la domanda? Quale Chiesa?
Se questa non è la Chiesa in cui ritrova Cristo e il Suo Spirito, lei si trova in una dicotomia…
Di “altre” chiese ne trova volendo. Cerchi quella che fa al caso suo e che con il suo discernimento, in grado di giudicare lo stesso CV II, il recente Motu Proprio e sicuramente tanto altro, potrà degnamente valutare.
E come fa la Chiesa a non essere fedele a Cristo?
Sant’Atanasio era fedele a Cristo o alla Chiesa? O dovevamo morire tutti nell’arianesimo?
E’ stato fedele a entrambi nella sua azione ispirata dalla Spirito Santo…
Se il suo dire crede si possa paragonare all’azione di Sant’Atanasio, si può sempre candidare se crede.
Non so in che misura lo fosse in passato, ma certamente oggi, il grande scarto tra ciò che proclama la dottrina, ciò che passa attraverso il filtro di molta catechesi, ciò che esce dalle labbra di tanti Vescovi, e ciò che si deposita nella coscienza di una moltitudine di semplici cattolici (con le conseguenze che conosciamo) è davvero troppo evidente perché qualche domanda non si imponga.
E precisamente, dato che nulla è (né potrà essere) cambiato in fatto di fede e dottrina, occorrerà pur chiedersi senza pregiudizi come si è prodotto e come può ancora crescere questo scarto. Non funziona la formazione cattolica? e non funzionano i seminari? perché?
Ecco che, può non essere del tutto infondato il sospetto che, gli aggiustamenti “pastorali” e l’ammodernamento delle forme liturgiche, abbiano avuto (e possano ancora avere) un ruolo non marginale in questo processo di allontanamento tra ciò che la Chiesa da sempre annuncia, ciò che effettivamente oggi fanno passare i suoi Pastori e ciò che viene effettivamente recepito dai fedeli.
Ci vorrebbe un Sinodo solo per questo.
E/o la fede dei comuni credenti si è “annacquata” per motivi ancora più difficili da analizzare, ma che hanno certamente a che fare con la pressione della mentalità del mondo… una evidente desertificazione spirituale, la scristianizzazione e la desacralizzazione del “vivere feriale”, che non può non avere avuto ricadute anche sul resto.
Al di là delle problematiche della formazione dei sacerdoti, l’urgente domanda è: quali sacerdoti? Visto lo svuotamento dei seminari… e i sacerdoti, quanto meno i seminaristi, non nascono “sotto i cavoli”, ma da famiglie dove la Fede è una realtà vissuta, generosa ed aperta alla Volonta di Dio.
(Poi certo Dio può far nascere “figli di Abramo anche dalle pietre) 😉
Sono d’accordo, e proprio qui sta il punto.
A me pare che quei modi “pastorali” di affiancare un mondo ridotto ormai “a una dimensione” tutta orizzontale e ripiegata nel culto dell’attualità, abbiano riverberato nei vescovi, nei sacerdoti e nei comuni fedeli, il ripudio laico del sentimento religioso, rinforzandolo all’esterno della Chiesa.
Non è stato un buon affare, per nessuno. E sarebbe il caso di pensarci.
Concordo…