Le pellicole dell’orrore sono qualcosa di meglio. Sì, d’accordo, ci sono il sangue, la paura, la morte: ma è solo finzione e, alla fine, scorrono i titoli di coda. Le foto del corpicino di un bambino di appena tre anni, il siriano Aylan, morto annegato mentre con altri migranti, da Bodrum, cercava di raggiungere Kos, sono invece spietatamente vere. E alla fine nessun titolo di coda, nessuna pubblicità, null’altro se non l’imbarazzo di essere testimoni di un dramma che comunque, a dirla tutta, non è neppure solo europeo (sono le autorità canadesi, pur sollecitate da una parente che si trova là, ad aver negato il visto alla famiglia del piccolo).
Ma ora non è il tempo di dividersi colpe, bensì di unire le responsabilità e di chiederci cosa vogliamo fare e, soprattutto, cosa vogliono fare i nostri cari governanti europei per decidersi da un lato ad aiutare i veri profughi di guerra (nel Paese di Aylan, dal marzo 2011 c’è un conflitto costato la vita a più di 215.000 persone) e, dall’altro, per arginare un fenomeno – quelli dei flussi di migranti – che, ammenoché non si voglia fare dell’Europa un’immensa tendopoli, non ha reali soluzioni se non quelle che possono essere adottate nei Paesi da dove i disperati scappano, sognando un Continente delle meraviglie che non esiste più. Soluzioni troppo complesse? Forse.
Ma il problema è complesso e le ricette facili non bastano, altrimenti ci toccheranno altre foto della vergogna. Che è vergogna non solo per quel corpicino esanime e per le responsabilità che evidentemente interpella, ma anche per un sistema mediatico che adesso – dal Guardian al New York Times – piange il syrian boy ma non si sa bene perché, dato che il circuito mediatico è attraversato da tante logiche, com’è noto, fuorché da quella del caso. Così, mentre c’è da sperare che Aylan non diventi un cinico pretesto per secondi fini né preda della solita ricerca di audience, non resta che pregare e ripeterci quelle due parole – mai più – che già sappiamo false. Una simile bugia coprirà la vergogna? Probabilmente no ma al momento, purtroppo, non abbiamo alternative.
la foto della vergogna.
se è una foto della vergogna, perché la ripubblichi?
per una volta approvo le tue parole, ma non la scelta di ripubblicare quella foto.
quel bambino è una persona e non vi è nulla di così intimo, di così privato nella vita di una persona che la sua morte.
la morte di una persona, per chi crede, dovrebbe essere così sacra come la sua vita.
non riesco, da ateo, ad accodarmi al disprezzo per la vita umana così evidente, come nell’uso che i media si permettono di fare della morte altrui, così come spesso, cinicamente, anche della vita degli altri.
Ripubblico perché è solo la verità – anche se fa malissimo – a renderci liberi. Un saluto.
quanto alla verità, basta dire che un bambino di tre anni è morto, come decine, come centinaia o migliaia.
come sa chiunque si occupa di immagini, le immagini non possiedono nessuna verità maggiore delle parole e possono essere strumentalizzate alla stessa maniera.
magari anche a fin di bene, ma neppure questa strumentalizzazione è accettabile, visto che poi, dietro i media che spargono a caso commozione o sdegno, ci stanno i loro interessi economici e la volontà di chi li possiede e dirige.
Cosa c’entrino i media, gli atei e i credenti con quello che la foto suscita, Dio solo lo sa. Qui c’è bisogno che l’Occidente (quello dei valori non negoziabili o quello della liberté-égalité-fraternité, vedete un po’ voi) si dimostri all’altezza delle sue chiacchiere, e cosa fa mister bortocal? S’impunta sulla presunta sacralità della morte, come se quella morte fosse un affare privato. E’ un affare pubblicissimo, invece, perchè quel bambino è morto solo per l’incapacità della politica di occuparsi – com’è suo còmpito – del bene comune.
Quel bambino non è morto di malattia o per qualche destino che riguarda solo lui e la sua famiglia: è morto perchè chi ha il dovere di occuparsi di lui se n’è lavato le mani – mister bortocal compreso, I presume.
caro Manlio,
certamente la morte di quel bambino mi riguarda, come la morte delle centinaia di migliaia che non hanno la “fortuna” di essere fotografati da cadaveri per servire a qualche campagna di stampa.
anche la morte di questi tre bambini palestinesi mi riguarda: Lei si è commosso per loro?
https://bortocal.wordpress.com/2015/06/16/gaza-che-svista-uccidere-quei-bambini-palestinesi-293/
faccio conto di sì, anche se nessun grande quotidiano si è preoccupato di suggerirglielo.
ma Lei vive in un mondo beato dove il problema di capire come mai la stampa fa certe campagne non Le sfiora neppure la mente.
quanto alle reazioni emotive all’uso spregiudicato di questo foto naturalmente ognuno ha diritto di averne o non averne.
Lei, che non avverte disagio e non si sente strumentalizzato nella sofferenza che quella foto provoca, si tenga pure la Sua fortunata serenità, ma non sputi sulle emozioni degli altri.
poi mi mandi il link a qualche suo blog che come il mio da dieci anni si occupa anche di diritti umani e di migranti e riparliamo dei Suoi giudizi morali a vanvera sui Suoi interlocutori.
e il bello è, a leggere altri commenti Suoi, che Lei sostiene qui molte delle cose che sostengo anche io.
caro Manlio,
certamente la morte di quel bambino mi riguarda, come la morte delle centinaia di migliaia che non hanno la “fortuna” di essere fotografati da cadaveri per servire a qualche campagna di stampa.
anche la morte di questi tre bambini palestinesi mi riguarda: Lei si è commosso per loro?
https://bortocal.wordpress.com/2015/06/16/gaza-che-svista-uccidere-quei-bambini-palestinesi-293/
faccio conto di sì, anche se nessun grande quotidiano si è preoccupato di suggerirglielo.
ma Lei vive in un mondo beato dove il problema di capire come mai la stampa fa certe campagne non Le sfiora neppure la mente.
quanto alle reazioni emotive all’uso spregiudicato di questo foto naturalmente ognuno ha diritto di averne o non averne.
Lei, che non avverte disagio e non si sente strumentalizzato nella sofferenza che quella foto provoca, si tenga pure la Sua fortunata serenità, ma non sputi sulle emozioni degli altri.
poi mi mandi il link a qualche suo blog che come il mio da dieci anni si occupa anche di diritti umani e di migranti e riparliamo dei Suoi giudizi morali a vanvera sui Suoi interlocutori.
e il bello è, a leggere altri commenti Suoi, che Lei sostiene qui molte delle cose che sostengo anche io.
Caro bortocal e caro bortoround,
non so chi siate, non conosco i vostri blog e, per quello che ne so, potreste pure essere i migliori difensori dei diritti umani mai apparsi in rete. Resta il fatto che non ho mai sentito parlare né di voi né dei vostri blog e che le chiacchiere, comprese le mie, stanno a zero.
In quanto a me, non m’importa un accidente della stampa e dell’uso che i media fanno delle foto e della compassione.
Come essere umano, m’importa della sofferenza evitabile: e siccome la potenza sterminata del’Occidente potrebbe evitare qualcuna di quelle sofferenza, m’indigna la totale paralisi dell’Europa, della Russia e degli USA.
Se qualcuno si perde in mare non vado io, a cercarlo, ma la guardia costiera, pagata per farlo e capace di farlo. Mi aspetto che si faccia lo stesso nei casi delle catastrofi umanitarie. Ci sono centinaia di migliaia di soldati, pagati anche con le mie tasse, che oziano nelle caserme invece di far partire i loro camion e i loro aerei e di andare dove potrebbero fare quello per cui sono pagati.
Delle foto m’importa nulla. M’importa che la gente crepa nell’indifferenza di politicanti incapaci e obiettivamente collusi.
Saluti.
E delle cntinaia di bimbi che muoiono anche in questo istante per fame (in una cosiddetta civiltà moderna come la nostra…)?
Di quelli uccisi come fossero animali (ma un leone fa più clamore!) da fanatici invasati o indemonaiti?
Quanto lunga potrebbe essere la lista dopo questi due primi righi?
Ma il corpo abbandonato al sonno della morte la cui anima è già salita al Cielo, basta a sucitare clamori, battiture di petto e alte grida…
Basta? Basta a cosa? Basta per le polemiche dei prossimi due giorni poi volteremo pagina…
Magari si farà anche un piccolo monumento su quella spiaggia o che altro?
In un modo o nell’altro tutti abbiamo la coscienza sporca, e tra i problemi che sono troppi o troppo grandi per noi, si versa una lacrima di coccodrillo e si va avanti.
Fino alla prossima immagine (ma quante già ne abbiamo viste, migliaia!), per tutti gli altri corpicini, morti, straziati, violentati, dimenticati, (abortiti!), come si usa dire:
occhio non vede, cuore non duole
😐
Scusi Bariom,
l’aborto è – almeno da noi – una decisione individuale presa sulla base della legge vigente. Il pedofilo che violenta un bambino è un criminale che compie un atto punito dal codice penale e che, se individuato, rischia fino a 14 (e anche più) anni di carcere.
Il bambino della foto non è morto allo stesso modo di un feto: è morto perchè chi aveva il dovere e le possibilità di salvarlo (i ricchi Stati dell’Occidente dei diritti umani e dei valori non negoziabili) è rimasto silente e immobile di fronte a una tragedia annunciata, conosciuta e affrontabile.
Cosa c’entra l’aborto? Vuole fare polemica a buon mercato?
Caro Manlio, polemica a buon mercato?
Puoi anche considerala tale se credi o se credi che simili “polemiche” mi interessino.
Due piccole precisazioni:
– Violentati non significa necessariamente “violenza sessuale”.
– Sui bambini abortiti (poi se vuoi metterti a fare la distinzione feto-bambino- non bambino non mi interessa neppure iniziarla…) la reazione a questa foto è assimilabile al concetto finale che esprimo “occhio non vede, cuore non duole”.
Poi concedimi di aver scritto questo commento “di pancia” forse più con trasporto che con una analisi socio-scentifico-culturale dei fatti. Credo comunque il senso ultimo sia non necessariamente condivisibile, ma comprensibile.
(Perdonami il “tu”… nei miei confronti puoi fare altrettanto non mi dispiacerebbe. Dversamente al prossimo scambio torno al “lei”) 😉
Caro Bariom,
non perdiamoci in chiacchiere inutili.
Il problema è molto semplice.
Da una parte c’è una tragedia umanitaria colossale, ben nota da anni, che provoca vittime innumerevoli.
Dall’altra parte c’è un Occidente ricco e satollo che si riempie la bocca, a seconda del posizionamento ideologico, con i “valori non negoziabili” (la tutela assoluta della vita umana, per esempio) e con la sacra triade “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” (e quindi i fratelli vanno aiutati).
Logica, buon senso e coerenza imporrebbero che l’Occidente, di fronte a una tale macroscopica violazione di quei valori e di quella triade, si muovesse – in modo compatto e deciso – alla loro difesa.
Il come lo decideranno le persone e gli enti il cui compito è quello di assicurare l’effettività dei valori e della triade: non essendo un esperto di migrazioni e di guerra, non so se sia necessario bombardare col napalm le postazioni dell’IS (e assimilati) o se sia indispensabile realizzare corridoi umanitari e strutture di accoglienza. O se ci sia bisogno di entrambi gli interventi, o di altri.
La situazione è complessa, ma – Bernanos ci ha avvertito da tempo – “Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale”. Il fatto, cioè, che affrontare questa faccenda sia difficile non ci esime dall’affrontarla.
Nessuno però la affronta: e intanto la gente muore.
Tutto qui.
Abbiamo i mezzi, i soldi, la tecnologia e la possibilità (oltre che il dovere, naturalmente) per farlo, ma non lo facciamo.
Ti va bene così?
Certo che va bene.
Lo avevo già confermato nel mio primo commento risposta al tuo solo aveov obbiettato sulla modalità proposta, ma giusto per scambio di opinioni o se vuoi inutile filosofeggiare, giacché né io né tu decideremo le modalità…
Quindi per il resto concordo al 100%
Per quanto attiene al contrasto dell’Is, sai quando chi dovrebbe si deciderà a muoversi con azioni più risolutive? Quando scorrera il “sangue in casa” o l’attentato sarà “clamoroso”.
Per le situazioni di grave conflitto interno se non ci sono interessi economici in gioco “è un probelma loro”, per l’immigrazione forzata dovuta a povertà o alla mera illusione di un benessere, ancor più vale la pilatesca soluzione… ma questa non è una novità degli ultimi tempi.
Fossimo una civiltà civile – quella europea, almeno – la NATO o l’Unione europea avrebbero già pronto un piano dettagliato per affrontare le emergenze – immagino che ci sia, un piano, per l’ipotesi di un’invasione russa, di un attacco suicida, di un terremoto.
Ci dovrebbe essere un piano in base al quale, i pochi giorni, decine di navi da guerra arrivano sulle coste libiche (o dove si sia) per allestire campi profughi decenti, assieme alle forze armate per affrontare eventuali attacchi.
Con il Piano Marshall, attuato in un’Europa in macerie, si spesero dieci miliardi di dollari e mi pare che qualcosa riuscirono a fare.
Spendiamo miliardi di euro per mantenere un apparato militare che, mi pare, è nullafacente per gran parte del tempo: che lo si usi almeno per questa emergenza terribile.
Non ci sono i soldi? Invece di comperare qualche cacciabombardiere, si destinino quei soldi all’acquisto di prefabbricati, dissalatori e cibo – per questa volta, invece delle industrie belliche, lavoreranno di più le industrie di fabbricati, di dissalatori e di alimenti (i soldi circolerebbero comunque, l’economia starebbe tranquilla).
Non è ammissibile che il ricchissimo Occidente non sia in grado di mandare mezzi in grado di affrontare questa catastrofe. E anche di mandare soldati per affrontare – o per “deterrere” – l’IS o chicchessia.
E, in ogni caso, se ci sono miliardi di euro per pagare diecimila euro al mese a legioni di ex funzionari, di ex dirigenti, di ex politici e di ex boiardi (già straricchi e già ben più che soddisfatti), significa che è possibile – per qualche tempo – usarne una parte per finanziare una missione che sia in grado di cercare di evitare che i bambini anneghino.
Magari poi annegheranno lo stesso: ma è intollerabile che anneghino mentre l’opulenta Europa, stracolma di ricchi Epuloni, tollera questa carneficina.
I soldi e i mezzi ci sono: non usarli – non provare a usarli – è criminale. Chi ha il potere politico e non fa nulla è, inevitabilmente e oggettivamente, un criminale.
Sostanzialmente d’accordo, ma campi profughi allestiti sulle coste da cui partono questi disperati (su cui poi ci sarebbero da fare dei distinguo), quando alle spalle hanno distruzione e morte o l’alternativa di essere assoggettati ai pazzoidi di turno, mi ricorda tanto il Popolo di’Israele con il mare di fronte e i carri del Faraone alle spalle.
Qualcuno si propone per la parte di Mosè?
E allora allestiamo i campi profughi in Italia per decine di migliaia di persone? Li teniamo lì senza fare niente nell’attesa che possano tornare in patria? O troviamo loro lavoro, casa, servizi e assistenza per tutti? O li mandiamo tutti dove vogliono andare – Svezia e Germania? Ci parli tu, coi tedeschi e gli svedesi?
Io di chiacchiere e di gente che non fa quello che è pagata per fare sono stufo. Tu non mi pare.
No guarda, lascio a te l’onere di parlare con chi di dovere per la tua idea sui campi profughi… sembri sapere tutto con certezza (compreso quello di cui sono o non sono stufo io… te lo direi anche, ma protresti risentiretene).
Alla prox.
Senza tirarli via ai nostri caccia, che sinceramente in sto periodo il disarmo mi fa alquanto ridere (anche perché pure la guardia costiera è un corpo militare) basterebbe usare i soldi spesi qua per gli immigrati là a casa loro!
Questa foto è un pugno allo stomaco,un macigno sul cuore.Ma per chi? Per chi ce l’ha un cuore…Un cuore che si emoziona, che s’indigna, che grida e vuole giustizia per le migliaia di vittime innocenti che muoiono, ogni giorno, sotto i nostri occhi.Chi è ancora capace di piangere per queste vite come se ci appartenessero?
Ahimè…purtroppo pochi! Il genere umano ha innescato,ormai, un meccanismo che
lo porterà irrimediabilmente all’autodistruzione. Una società che non è in grado di proteggere i più deboli e indifesi,non ha alcun futuro.
Mi perdoni, ma qui le emozioni, le indignazioni, i pugni, i macigni e la giustizia non c’entrano nulla: c’entra solo il compimento del proprio dovere.
Se il chirurgo del pronto soccorso, anziché essere al suo posto (dove è pagato per stare), sta al bar e – a causa di ciò – arriva tardi in ambulatorio e una persona muore, la colpa è del chirurgo: solo sua (ed, eventualmente, di chi doveva controllare le presenze e ha omesso di farlo).
Lo stesso vale per i morti in mare: ci sono centinaia di migliaia di persone pagate e strapagate per affrontare (anche) le emergenze umanitarie (ONU, NATO, UE, Croce rossa, Mezzaluna rossa, UNHCR, OCSE, Consiglio di cooperazione del Golfo…) e non vedo nessun intervento coordinato e organizzato da parte di questi soggetti – molti dei quali ricchi e ben dotati.
Se si perde qualcuno in montagna è il soccorso alpino, che deve intervenire: mica io, che rischio di fare ulteriori danni. Il soccorso alpino non ha i mezzi? Lo dica e sono pronto a fare la mia donazione.
Qui ci vogliono volontà politica, rispetto dei valori in cui si afferma di credere e senso del dovere: punto e basta.
Chi sa e non fa nulla; chi può e non fa nulla; chi deve e non fa nulla: questi sono i responsabili dell’ecatombe in atto.
Non so quanto sia giusto criminalizzare le autorità canadesi per aver negato il visto alla famiglia di questo sfortunato bambino. Personalmente attribuirei le responsabilità di questa orribile e troppo prematura morte all’ISIS che ha causato un conflitto in Siria per rovesciare il laico Assad, e costretto questo bimbo e la sua famiglia a fuggire e ad intraprendere questo viaggio pericoloso, che ahnoi, può comportare anche questo genere di tragedie.
É perciò l’ISIS ad avere sulla coscienza questo bimbo (islamico come i suoi militanti), non noi occidentali. Ed infatti, ho paura che la morte di questo bimbo venga in modo meschino e puerile strumentalizzata da parte dei fanatici dell’accoglienza illimitata ad ogni costo, che ci ritroviamo in casa nostra.
Ci sono colpe maggiori e colpe minori. L’IS è (ovviamente, è persino banale ricordarlo) il principale responsabile. Ma l’Occidente cristiano (tutti gli uomini sono fratelli, ama il prossimo tuo ecc. ecc.) e democratico (con le sue dichiarazioni universali del diritti) osserva immobile (quando non complice) la carneficina perpetrata a due passi da casa.
Un Occidente che – dal punto di vista economico e militare – potrebbe intervenire in poco tempo e tentare di salvare vite umane.
Si pecca non solo in opere, Werner: si pecca anche in omissioni.
E si pecca quando, ipocritamente, si blatera di diritti non negoziabili, ma limitandoli alla vita fetale e a quella agonica. Ci sono, di solito, ottant’anni, in mezzo a questi due estremi. E di quello che succede in questi ottant’anni pare che a nessuno, tra gli occidentali cristiani e democratici, importi un accidente.
E santa madre Russia? E l’amico Putin, difensore delle tradizioni? Qualcuno li ha visti?
Terremoti, inondazioni, epidemie, carestie, malattie incurabili, disabilità progressive…
Una lista infinita: quanta sofferenza e quante morti senza colpa.
Eliminata ogni guerra il mondo resterà senza pace, una forma irriducibile di “ingiusta” sofferenza tormenta i sentimenti di un’umanità moderna dalla fede stravolta.
Così affrontiamo la tragedia dei profughi, con la presunzione che ci dev’essere senz’altro una soluzione giusta da qualche parte, che basti cercarla con onestà e coraggio politico. E ci indigniamo con chi avanza dubbi su qualsiasi possibilità di un lieto fine.
Non senza ragione, Ivan Illich condannava in termini di “pervertimento” del Cristianesimo questa idea di redenzione, questa istituzionalizzazione della carità evangelica, codificata in termini di obblighi collettivi e gestita da apparati burocratici.
Perché è proprio così che quest’amore, garantito come un diritto, scompare dall’orizzonte individuale e famigliare, per diventare un affare di qualcun altro, di agenzie internazionali, di “paesi ricchi e satolli”.
Gentile Spinola,
Ivan Illich (non esattamente la guida migliore per un cattolico) ricorda le violente parole che Giovanni Crisostomo pronunciò in una sua predica:
“Non create questi xenodocheia [case per stranieri]! Assegnando il dovere di comportarsi in questo modo a un’istituzione, i cristiani perderanno l’abitudine di riservare un letto e di avere un pezzo di pane pronto in ogni casa, e le case cesseranno di essere delle case cristiane.”
A parte il fatto che non so quanti cristiani sarebbero disposti a dividere casa e pane con un siriano, qui siamo di fronte a un esodo di centinaia di migliaia di persone che hanno bisogno di tutto. E in una società che non è più quella del quarto secolo, mi pare che ci sia necessità di una certa organizzazione e di mezzi che non sono a disposizione del singolo – non è che il buon cristiano può affrontare da solo un gommone con duecento derelitti, con magari a bordo malati e donne incinte.
Certo, sarebbe bello se la carità e l’accoglienza fossero spontanee: ma qui c’è fretta e c’è bisogno non solo di un letto e di un pezzo di pane.
Ivan Illich va bene per il disoccupato che dorme in macchina (e a cui nessuno, forse nemmeno il signor Spinola, offre letto e pane).
Citare Ivan Illich va bene in una discussione dotta, e con la pancia piena. Quello che sta succedendo adesso, caro Spinola, forse richiede navi, campi profughi, ospedali, dissalatori e forze armate.
Molte idee del pensiero di Ivan Illich non si accordano con le mie.
Per il resto, mi rendo conto che Lei ha frainteso molto. Saluti.
@ manliopittori
fermo restando che nel merito delle cose da fare, forse, siamo d’accordo, e che io o scrivo e agisco in questo senso da anni, Lei non so, il resto della discussione si riassume in questo:
1. che prima di scrivere rispondendo a qualcuno, “chi ha il dovere di occuparsi di lui se n’è lavato le mani – mister bortocal compreso, I presume”, correttezza vorrebbe che si ci informasse.
del resto, io sono un comune cittadino come Lei, e credo di avere fatto, anche concretamente, ben più di quanto a un comune cittadino come Lei, è doveroso fare.
certamente Lei non ha nessun obbligo di informarsi sul mio conto, ma allora non scriva cazzate su una persona che non conosce.
2. sulla sensibilità, rispetti quella di tutti: a me disturba sia quella foto in se stessa, sia l’uso che ne viene fatto, con un buonismo ipocrita che copre le nostre responsabilità collettive, oltretutto speculando economicamente sulle disgrazie altrui e sulle emozioni dei lettori.
da fotografo (dilettante) non credo l’avrei fatta: non ho fotografato a Mumbay la giovane donna morta di dissenteria che ho trovato camminando su un marciapiede qualche anno fa.
Lei non ne é disturbato? non ho proprio niente da dire al riguardo, ma Lei non critichi per questo chi invece è dolorosamente colpito da queste cose.
@ bortocal
1. Ho scritto “I presume”, non “sono certo che mister bortocal se n’è lavato le mani”. Lei ha fatto ben più di quanto è richiesto a un comune cittadino, invece? Me ne compiaccio e mi complimento con lei. Se mi dice come ha fatto fare quel molto che dice, ne sarò felice – chissà che non impari qualcosa e che non mi limiti a chiacchiere inutili e a offerte in denaro probabilmente sprecate.
2. Faccio sempre più fatica a rispettare le sensibilità di tutti: mi sembra che mettersi a discutere su una foto sia uno dei tanti modi per perdere tempo, risorse e volontà.
Grazie.
1. vedo che Lei insiste a pensar male per principio e in via di ipotesi preventiva di chi non conosce; e invece non e` un buon metodo, neppure per Lei stesso.
1bis. non vedo perche` dovrei dare conto a Lei dei fatti miei, ma a mero titolo di esempio c’e` un certo signor Madiagne (nome di battesimo), senegalese, che quando mi incontra con i suoi figli dice loro: ecco il Maurino che mi ha salvato la vita (lui e` alto quasi due metri).
era un impiegato di banca che ha mollato il lavoro nel suo paese per fare la cazzata peggiore della sua vita, come dice, cioe` immigrare in Italia, e qualche anno fa in Italia era disoccupato e senza casa: passo` un inverno, dove non sapeva dove andare a sbattere, essendo senza soldi, in un sacco a pelo in una soffitta che avevo libera, e per il cibo un poco lo aiutavano gli amici, un poco passava da me a cucinarmi il cuscus alla senegalese, che mangiavamo assieme.
ora lavora da anni in fabbrica, ha un bell’appartamento in affitto e si e` ricongiunto con due figli venuti dal Senegal.
c’e` stato un momento in cui attorno a me gravitavano 35 immigrati, che aiutavo affittando loro appartamenti a prezzi normali e non aumentati e accettando che ci vivessero in diversi, e a volte tollerando pagamenti irregolari, fino a che non riuscivano a riportarsi in pari (a volte si`, a volte no).
nei momenti piu` critici, qualche piccolo prestito, nella maggior parte dei casi a fondo perduto, ovviamente.
immagino comunque che avra` qualcosa da ridire lo stesso; in ogni caso niente di eroico, come vede, anzi perfino banale, comunque aldila` dei mie obblighi giuridici certamente.
2. non faccio fatica a credere alla Sua difficolta` a rispettare sensibilita` diverse dalla Sua; comunque invecchiando si puo` sempre migliorare.
Carissimo bortocal,
non ceda alla tentazione di fare un rendiconto a chi la spinge in tale senso o chiede conto del suo operato ( certo ormai l’ha fatto… diciamo quindi a futura memoria 😉 ).
Non credo come singolo uomo e/o privato cittadino sia obbligato a renderne conto a nessuno per poi magari trovare il “fenomeno” che ti dice: “ah, bene, bravo, potevi fare anche un piccolo sforzo in più o perché piuttosto che questo non hai fatto quest’altro…” 😐
Nessuno le toglierà il valore di ciò che la sua coscienza religiosa, civile o semplicemente umana le ha dettato di fare nelle sue possibilità, né le toglierà la gioia della gratitudine che ne riceve… se poi è credente, sa che neppure questa gratitudine è importante, ma in ogni caso è triste dover portare il bene fatto come fosse una giustificazione (e tanto meno un vanto…)
Qui in queste sede, siamo tutti bravi solo a parole, anche chi si indigna e propone le “meglio soluzioni del mondo” e anche chi accusa di immobilismo può essere il più immobile di tutti, questo sinché siamo tra semplici uomini “della strada” (chi più, chi meno).
Se lei fosse un politico, un amministratore, un responsabile a qualche livello, certo anch’io le chiederei conto, diversamente sembra un tristissimo gioco al massacro.
Gentile bortocal,
fosse vera solo la metà delle cose che lei ha scritto, non saremmo messi come siamo. Ma siccome immagino siano vere tutte, non posso che ammirarla* per il coraggio e per la sua determinazione.
Non so se, avendone i mezzi, riuscirei a fare quello che ha fatto lei: probabilmente no, anche se bisogna trovarsi in quella situazione concreta per scoprire quante vere sono le nostre chiacchiere. Ma non avendo né appartamenti né soldi in avanzo, non sono costretto a mettere alla prova le mie chiacchiere** – il che è un peccato, perchè sono stufo anche e soprattutto delle mie, di chiacchiere.
Mi spiace che le mie parole siano state intese come poco riguardose: non ne avevo l’intenzione. Tendo un po’ troppo alla polemica, in questi ultimi tempi; inoltre rimango convinto che spetta ai poteri pubblici intervenire nelle situazioni di difficoltà al di fuori della portata dei singoli – non sono io che devo ricostruire un ponte crollato o che devo pensare all’apertura degli asili nido.
E rimango convinto (anzi, più che convinto) che sia intollerabile che l’amministrazione italiana da un lato strangoli i soliti noti con stipendi bloccati, aumento delle tariffe e abbattimento del potere d’acquisto e dall’altra eroghi diecimila euro di pensione a decine e decine di migliaia di vecchi iperprotetti e ultragarantiti.
Sì, lo so, sono parole facilmente accusabili di demagogia e di populismo: ma ugualmente non ci dormo la notte. E, invecchiando, questi miserabili privilegi mi sembrano sempre più immondi e inguardabili.
La ringrazio per aver condiviso un pezzo prezioso della sua vita.
Un saluto cordialissimo.
* Ammesso e non concesso che lei se ne faccia qualcosa, della mia ammirazione.
** O non sono costretto a metterle alla prova “affitto appartamento a senegalese disoccupato”, che mi sembra sempre di più una prova durissima.
@ Bariom e @manliopittori
ringrazio entrambi e mi piace che la discussione non sia degenerata.
mi spiace un poco di essermi lasciato andare a qualcosa che pare una vanteria.
sul mio blog, fra amici e lettori che mi conoscono non lo avrei fatto, ma qui tanto non mi legge nessuno di chi mi conosce personalmente.
non sono credente, comunque, ma penso anche che, purtroppo, il senso di umanita` non abbia un rapporto diretto con la fede, cioe` con le opinioni che ciascuno di noi ha.
sarebbe bello se la fede religiosa potesse rendere gli uomini piu` buoni, ma non e` cosi`
Si è vero, non sempre la fede (quale fede, in cosa, in chi?) rende gli uomini migliori, ma non credo si possa neppure dire questo mai succeda, sarebbe un’affermazione oggettivamente falsa.
Buona giornata.
Gentile bortocal,
non ho percepito alcuna vanteria nella sua parole: lei ha semplicemente risposto alla domanda che le avevo posto (cioè di chiarire cosa intendesse con “fare ben più di quanto a un comune cittadino sia richiesto”).
Non credo che la fede religiosa renda gli uomini più buoni o più cattivi. Hanno fede religiosa i membri dell’IS? Hanno fede religiosa gli onduregni (l’Honduras ha il più alto tasso di omicidi volontari al mondo, uno spettacolare quasi cento morti ogni 100.000 abitanti)? Hanno fede religiosa gli Hutu e i Tutsi?
Così come non mi pare avessero fede religiosa Pol Pot o Stalin o Jean-Baptiste Carrier.
Credo che compassione e umanità dipendano dall’educazione, dal temperamento e dal rifiuto delle ideologie. Chi è convinto che la verità sia una sola e che una sola sia la strada che porta al (sedicente) bene, penso sia meno incline ad ascoltare il prossimo.
Verrò a trovarla sul suo sito.
Grazie.
PS Sono ateo e mi trovo benissimo così da 35 anni. Non penso di essere più o meno buono di un credente. Credo sia verissimo che dai loro frutti li riconoscerete. Altro che radici – cristiane o greche o ebraiche o romane.
“Chi è convinto che la verità sia una sola e che una sola sia la strada che porta al (sedicente) bene, penso sia meno incline ad ascoltare il prossimo.”
Io credo che anche questa sia una affermazione, come tutte quelle drastiche e “toalizzanti”, assolutamente priva di fondamento (e potrei affermare l’esatto contrario).
“Non penso di essere più o meno buono di un credente…”
Su questo concordo totalmente, anzi credo senza fatica che lei come tanti altri non-credenti possano essere più “buoni” di tanti credenti.
Il punto sarebbe: cosa significa essere “buoni”? Scopo (uso impropriamente il termine) della Fede (torno a dire quale?) è rendere l’Uomo “buono”? Qual è poi il vero bene per l’Uomo?
Sono domanda aperte a cui non do ne chiedo qui risposte, invito solo alla rifelssione.
Un saluto.
Gentile Bariom,
“Infatti è ben più grave corrompere la fede, in cui risiede la vita delle anime, che falsare il danaro, con cui si provvede alla vita temporale. Perciò, se i falsari e altri malfattori sono subito messi a morte giustamente dai principi; a maggior ragione e con giustizia potrebbero essere non solo scomunicati, ma uccisi gli eretici, appena riconosciuti colpevoli di eresia.
Alla Chiesa invece è presente la misericordia, che tende a convertire gli erranti. Essa perciò non condanna subito, ma “dopo la prima e la seconda ammonizione”, come insegna l’Apostolo. Dopo di che, se l’eretico rimane ostinato, la Chiesa, disperando della sua conversione, provvede alla salvezza degli altri, separandolo da sé con la sentenza di scomunica; e finalmente lo abbandona al giudizio civile, o secolare, per toglierlo dal mondo con la morte.”
Come vedi, chi è convinto che la verità sia una sola sembrerebbe tendere a considerare eretici chi si discosta da quella verità e tenderebbe pure ad ammazzarli.
La citazione, ovviamente, è tratta dalla Somma teologica di Tommaso d’Aquino, II-II, 11, 3.
Dopodiché, tu puoi considerare Tommaso d’Aquino una fonte assolutamente priva di fondamento.
Mi pare tu abbia una capacità particolare nel leggere ciò che io non leggo e che sinceramente, a lettura obiettiva, non mi pare portino alle tue conclusioni.
E’ molto facile questo giochino della decontestualizzazione… se è per questo nella Bibbia non avrai difficoltà a trovare frasi BEN PIU’ DURE di quelle che giudichi tali di S. Tommaso.
Essendo quindi evidente non una tua volontà a meglio comprendere, ma a giudicare, confutare e mettere contro ciò che in realtà contro non è, ti lascio ai tuoi (pre)giudizi, che sei libero di coltivare (ovviamente).
Non ti piace il giochino della decontestualizzazione?
Allora facciamo il giochino della contestualizzazione.
Se si pensa che l’Unione sovietica ebbe 23 milioni di morti, tra militari e civili, nella seconda guerra mondiale, allora risultano ben più che comprensibili le atroci invettive di Ėrenburg, che di sicuro contribuirono ai terrificanti crimini di guerra commessi dall’Armata rossa in Germania.
A contestualizzare per bene, anche il mostro di Firenze ha le sue ragioni.