La notizia del ripensamento, da parte della Cina, della cosiddetta politica del “figlio unico” risale ormai a qualche anno fa, ed è stata giustificata dallo spaventoso squilibrio sociale determinato dalle 400 milioni di nascite impedite, nel corso degli ultimi decenni, a colpi di aborti forzati e “femminicidi” in culla (Corriere della Sera, 1.11.2011, p.21). E’ stato così che si è giunti, nel 2013, ad una nuova legislazione che permette alle coppie di figli unici di avere due figli: un tentativo di rimediare al disastro, in parole povere. La notizia di oggi è che a distanza di due anni quella legge non sta funzionando, non abbastanza almeno; così «nel 2050 la Repubblica popolare dovrà nutrire quasi 440 milioni di ultrasessantenni» (Il Fatto Quotidiano, 24.7.2015, p.14). Che insegna tutto questo? Almeno due cose.
La prima è che l’inverno demografico è come un brutto male: quanto ti accorgi di averlo, rischia seriamente di essere troppo tardi. Adesso la Cina pensa di estendere la possibilità di generare più figli anche ad altre coppie finora escluse da questo diritto, ma è chiaro che si tratta di una mossa disperata per rovesciare una tendenza demografica decennale. Il secondo insegnamento viene dai dati: da qualche anno, in Cina, il tasso di natalità è di 12,2 nascite ogni 1000 persone. Ebbene, in Italia quel numero è molto più basso (non si arriva neppure a 9 nascite), ma la nostra classe politica è tutta impegnata a scervellarsi sulla legalizzazione della cannabis o sulle unioni civili “per non restare indietro sui diritti”: sai che allegria, un Paese pieno di nuovi diritti e con sempre meno cittadini ad esserne titolari. Perché è purtroppo questo, piaccia o meno, lo scenario che ci attende.
Un tasso medio di natalità del 12,2 per 1000 come quello della Cina, per quanto basso possa essere come valore, se lo raggiungesse l’Italia sarebbe un miracolo, anche perché ci farebbe avvicinare (ma non raggiungere) al valore di fecondità del 2,1, ovvero il valore minimo per assicurare il ricambio generazionale della popolazione.
Il problema della nostra denatalità comunque sia, non é solo della politica che se ne infischia e lo trascura, o del fatto che ci sono troppe poche opportunità di lavoro stabile e dignitosamente retribuito per i giovani, ma credo che il problema principale sia di carattere socio-culturale e valoriale nei nostri giovani, sia maschi che femmine.
Quanti/e ragazzi/ragazze all’età di 20 anni pensano sul serio ad avere una relazione stabile e duratura che porti al matrimonio e alla generazione di una prole? Praticamente pochissimi, e se esistono si trovano in determinate realtà del Sud, dove certi modelli ancora resistono (seppur relativamente), ed esiste ancora un discreto numero di ragazzi sotto i 30 anni con famiglia e prole a carico, ma che sono comunque minoranza.
Non vorrei essere spietato con questa considerazione, ma ho paura di essere realista: penso che se a un/una ragazzo/ragazza tra i 20 e i 35 anni fosse dato un posto di lavoro con contratto a tempo indeterminato e retribuzione di 10.000 euro netti mensili, nella quasi totalità dei casi, se ne infischia altamente di crearsi un famiglia, e investe tempo e denaro prevalentemente in articoli griffati, tecnologie, automobili, discoteche, viaggi, piaceri di ogni tipo (soprattutto erotici), ecc.. Insomma condurrebbe una vita edonistica a tempo indeterminato, proprio come il suo contratto di lavoro, quindi non credo che le responsabilità vadano imputate solo alla politica che trascura il problema demografico o alla precarietà del lavoro, le responsabilità sono innanzitutto di noi persone, di noi cittadini, che siamo i primi a fregarcene.
In Germania lo stato ha fatto massicci investimenti in politiche sulla famiglia, molti più dell’Italia, ma non c’é stato nulla da fare, hanno solo buttato un sacco di soldi al vento, perché il trend demografico lì non migliora affatto, e anzi, é in continuo e costante peggioramento. Evidentemente lì il problema é la società tedesca, gli uomini e le donne di quel paese, che non solo non hanno valori di riferimento, e vi regnano materialismo e individualismo più assoluti, ma se ne infischiano anche del fatto che estinguendosi loro come popolo la Germania, la loro patria, rischia seriamente di scomparire come nazione.
Il paragone con la situazione tedesca penso sia azzeccato, visto che stiamo parlando di un paese europeo e cristiano come il nostro. Nei nostri paesi i modelli proposti dai mass media costituiscono un chiaro disincentivo al matrimonio e alla procreazione, e hanno chiaramente fatto un efficace opera di indottrinamento delle masse in questo senso.
Nel caso della Cina, le politiche di contenimento demografico con l’imposizione del figlio unico, sono chiaramente di impronta ideologica, visto che stiamo parlando di un paese che dal 1949 é un regime comunista. Pure qui in Italia i comunisti hanno contribuito all crisi demografica, ovviamente con la legge 194/1978 che ha liberalizzato l’aborto, in modo particolare nelle regioni in cui vi era l’egemonia politica e culturale del PCI come Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, ecc., che sono le regioni a maggior tasso di decremento demografico, grazie all’opera di indottrinamento e di lavaggio del cervello al suicidio demografico volontario fatto dal partito sugli abitanti di quelle regioni, anche su coloro che non lo votavano.
Penso però che le politiche di contenimento demografico vadano imposte e attuate nei paesi dell’Africa subsahariana, dove le popolazioni procreano troppo e in maniera irresponsabile, e ciò é la causa principale della loro miseria.
e allora perché cavolo ce li mandano di continuo a vagonate (nel vero senso della parola) in Italia a far gli schiavi nelle loro schiaviste fabbriche sovvenzionate dal loro cavolo di stato comunista schiavista di m…?!