«Due delle ragioni che giustificherebbero da sole la legalizzazione della eutanasia in Italia sono il fenomeno della eutanasia clandestina (circa 20mila casi l’anno) e quello dei suicidi di malati (1.000 l’anno, e più di 1.000 tentativi di suicidio)», si legge sul sito de L’Espresso in un intervento a firma di Carlo Troilo, intervento forte e persuasivo sin dal titolo: “Se mille suicidi vi sembran pochi”. Ora, chi si limitasse alla lettura integrale dell’articolo, potrebbe anche sposarne le ragioni. Legittimamente. Del resto non s’intende, qui, esprimere parere alcuno sulla “dolce morte” né sull’autodeterminazione ma solo segnalare come i due argomenti principali prodotti – 1.000 suicidi e 20.000 casi di eutanasia clandestina l’anno – siano non solo poco corretti, ma totalmente destituiti di fondamento.
Partiamo dai «suicidi di malati (1.000 l’anno, e più di 1.000 tentativi di suicidio)». E’ vero che ci sono stati 1.316 suicidi aventi la malattia come movente, ma non va dimenticato – come del resto precisa la stessa tabella Istat a cui rimanda il sito de L’Espresso (Dati 2008) – come la stragrande maggioranza di questi riguardino malattie psichiche (1.010) e non malattie fisiche (306); stesso discorso per i tentativi 1.382 tentativi di suicidio: quasi tutti causati da malattie psichiche (1.259) anziché da malattie fisiche (123). Posto che pure il dato sui suicidi per malattie fisiche andrebbe preso con le pinze (quante di queste morti si sono verificate nonostante cure adeguate e quante, purtroppo, in carenza di esse?), meraviglia che si taccia sulla prevalenza statistica delle malattie psichiche, che certo non hanno un legame diretto col dolore fisico che tanto, giustamente, spaventa.
Abbiamo cioè soggetti che magnificano l’autodeterminazione, ma poi ci nascondono il fatto che i dati che loro chiamano in causa riguardano per lo più persone che, in conseguenza di un disagio mentale, non sono state affatto così libere di scegliere. Bella presa per i fondelli. Ma non è la sola, dato c’è un altro dato da smascherare: quello sul «fenomeno della eutanasia clandestina (circa 20mila casi l’anno)». Qui L’Espresso neppure rinvia alla fonte, ma solo ad un pezzo di Repubblica che presenta un’indagine dell’Istituto Mario Negri. Si tratterebbe, secondo Troilo, della «ricerca più autorevole sulla eutanasia clandestina». Peccato che sul sito degli autori della ricerca, curata dal GiViTI – acronimo che sta per Gruppo Italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva -, un comunicato stampa del dottor Bertolini, responsabile di GiViTI, prenda le distanze proprio dalle manipolazioni radicali.
«Purtroppo i dati di quella importante ricerca – scrive il dottor Bertolini –sono stati riportati in maniera distorta e scorretta, travisando completamente la loro portata e il loro significato. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza […] La ricerca del GiViTI ha mostrato che nel 62% dei decessi avvenuti in Terapia Intensiva, la morte è stata preceduta da una qualche forma di limitazione terapeutica, dopo che è stata verificata l’inefficacia delle cure. In questo senso, è frutto di ignoranza, di superficialità o peggio di malafede porre sullo stesso piano l’eutanasia e la desistenza da cure inappropriate per eccesso, come purtroppo si è visto fare in queste ore. Questa campagna di grave disinformazione non solo è lesiva di un comportamento virtuoso da parte di tanti medici intensivisti, ma impedisce lo sviluppo di una corretta discussione su temi tanto delicati e sensibili all’interno della società civile» (03.05.2013).
Se sono queste le «ragioni che giustificherebbero da sole la legalizzazione della eutanasia in Italia» il fronte a favore della “dolce morte” è messo davvero male. Non solo: se c’è bisogno di arrivare a mentire, a manipolare numeri e a farsi persino sconfessare dagli autori delle ricerche citate a supporto delle proprie tesi, le possibilità sono due: o queste tesi sono fallaci e truffaldine come gli argomenti che le dovrebbero supportare, oppure c’è parecchio da fare. Che i lettori si facciano, giustamente – e in vera libertà, almeno loro -, l’idea che credono; ma stiano bene attenti perché questi signori che oggi la sparano grossa sull’eutanasia clandestina sono culturalmente figli e nipoti, se non fratelli, di coloro che ieri la sparavano grossa sull’aborto clandestino che in Italia, ogni anno, si sarebbe ripetuto milioni di volte. Poi è l’aborto clandestino e divenuto aborto di Stato e a diventare clandestina, da allora in avanti, è stata la stessa che oggi si tenta di nascondere ancora: la verità.

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L’eutanasia é una forma di suicidio, e siamo d’accordo, il suicidio é considerato peccato dalla religione cattolica, ma il fatto che uno si suicidi non é affare che riguarda né me, né la Chiesa, né i politici pseudocattolici, né nessun’altro, é una questione che riguarda semplicemente il suicida ed il Creatore, il quale giudicherà nell’aldilà. Almeno questo é il mio pensiero.
Non sono favorevole ad una liberalizzazione dell’eutanasia, ma certamente nel caso in cui lo Stato dovesse legalizzarla, deve prima provvedere ad una regolamentazione, e deve porre determinati paletti, a cominciare dal fatto che deve essere vietata ai bambini e che si può fare solo in determinati casi, come ad esempio coma irreversibile o invalidità totale e permanente, ma la volontà deve essere unicamente quella del paziente. Dunque in caso di legalizzazione dell’eutanasia, ognuno di noi cittadini compiuta la maggiore età deve obbligatoriamente comunicare all’autorità sanitaria del proprio territorio, se é disponibile all’applicazione di tale pratica su di esso, oppure se é contrario, nel caso in cui malauguratamente dovesse incappare in una delle situazioni in cui l’eutanasia é consentita. Insomma ognuno della propria vita può farne ciò che vuole, purché non sia un fastidio per gli altri, e se fa cose negative non sia da emulazione.
L’Espresso e Repubblica, rispettivamente rivista e quotidiano del medesimo gruppo editoriale di proprietà del sionista Debenedetti (membro del clan finanzista Rotschild), sono spazzatura, e in particolare il quotidiano Repubblica lo consiglierei non per leggerlo, ma per fargli fare i bisognini al proprio animale domestico. Non che Il Corriere, La Stampa, Il Giornale, Libero, L’Unità, siano tanto meglio, ma Repubblica é il peggio della disinformazione che possa esistere.
E dunque, il gruppo editoriale di Debenedetti, per mezzo dei suoi organi di disinformazione, dopo l’articolo di Repubblica dello scorso anno che accusava gli obiettori di coscienza per l’aumento degli aborti clandestini nel nostro paese, adesso con L’Espresso fa un’intensa propaganda pro-eutanasia, affinché tale pratica diventi diffusissima. Se oggi i suicidi sono 1.000 beh con l’eutanasia come minimo triplicherebbero.
Il paragone con la propaganda pro-aborto alla vigilia della promulgazione della legge 194/1978, é azzeccato: all’epoca i radicali, comunisti e le sinistre in generale, affermavano che l’aborto doveva essere legalizzato perché c’erano troppi aborti clandestini: sciocchezze, in realtà negli anni sessanta e settanta erano mediamente non più di 15-20.000 l’anno, che poi dopo la legalizzazione (anzi liberalizzazione) sarebbero diventati dopo il 1979, oltre 250.000 ogni anno.
@Werner
Non concordo con il primo pezzo del tuo commento, a mio avviso il suicidio non riguarda il esclusivamente suicida e Dio, pensiamo a quanto dice S. Paolo: “… Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui…” 1Corinzi 12
Un suicidio, anche avvenuto a mia insaputa dall’altra parte del mondo riguarda anche me, come diceva John Donne :
Nessun uomo è un’Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall’onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d’uomo mi diminusce,
perchè io partecipo all’Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
E Thomas Merton:
« Quello che faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo»
Per carità, il mio é un punto di vista assolutamente personale, condivisibile o non condivisibile, ed é quello di un normale credente laico.
Tranquillo, nessuna polemica, sto solo dialogando e mettendo in luce qualcosa su cui non concordo dando degli spunti per riflettere riguardo alle argomentazioni proposte.
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