Nelle scuole e negli asili di mezza Europa, ed anche in qualche istituto italiano, è a tutti gli effetti in corso una rivoluzione. Non armata ovviamente, non politica e neppure culturale: antropologica. Una rivoluzione silenziosa, ai più ancora sconosciuta, ma non per questo meno grave o da sottovalutare, anzi: è la rivoluzione dell’educazione sessuale. Che si insegna da molti anni, ribatterà subito qualcuno: ed è vero. Il punto è che da qualche tempo a questa parte questi programmi hanno subito un’accelerazione radicale e dalle consuete – e già discutibili sotto diversi aspetti – illustrazioni dettagliatissime degli apparati genitali e di tutte le tecniche contraccettive disponibili sul globo terracqueo, si è passati a vere e proprie lezioni di sesso impartite a bambini. Per giunta sempre più piccoli.
Col pretesto di prevenire bullismo e discriminazione sessuale – come se negli asili e scuole elementari fossero all’ordine del giorno, fra i bimbi, violente risse di stampo sessista e omofobo – si è cioè arrivati a proporre ai minori sesso esplicito e solo di rado camuffato in giochi comunque ambigui e certamente lesivi del fondamentale diritto dei genitori ad educare i propri figli. Da noi la consapevolezza di tutto questo tarda ad emergere, ma in Francia se ne sono accorti. Tanto che, in conseguenza di molteplici segnalazioni – circolerebbe anche un video di una scuola elementare della Loira, in cui si chiede a due bambini di spogliarsi e mostrare i propri genitali -, lo scorso 31 marzo oltre 31.000 bambini – 31.548, per la precisione – sono stati tenuti a casa dalle loro famiglie per protesta.
Salvo qualche servizio televisivo di una manciata di secondi e qualche articolo di giornale formato francobollo, la notizia non ha avuto il minimo risalto: probabilmente quando le famiglie francesi, in modo ancor più numeroso, ripeteranno la protesta (avvenuta per la prima volta a febbraio, con 17.924 adesioni), si inizierà a parlarne. Nel frattempo però – e nella speranza che i genitori francesi siano presto imitati da altri, a partire da quelli italiani – non si può fare a meno di svolgere qualche considerazione sulla piega decisamente allarmante che stanno prendendo, nelle scuole, le lezioni di educazioni sessuali, spesso e volentieri effettuate senz’alcun preavviso o con un preavviso minimo, e dunque appositamente per scippare alla famiglia il primato educativo.
Le considerazioni sono essenzialmente tre. La prima concerne una dimensione fondamentale, vale a dire quella della giustizia. E’ giusto che un bambino dai 0 ai 4 anni sperimenti la masturbazione precoce e dai 4 ai 6 sia esplicitamente incentivato a scegliersi in fretta e furia l’orientamento sessuale (questo suggerisce non un’associazione di pedofili, bensì l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità)? E’ giusto condizionare in modo così pesante l’infanzia di un essere innocente anticipandogli forzatamente contenuti tanto delicati e presentati – c’è da immaginarlo – non solo in modo esplicito ma anche tendenzioso? E’ giusto che lo Stato si arroghi orwellianamente certe facoltà? E se tutto questo è giusto, che ne è della libertà educativa e della consapevolezza – chiarissima fino a pochi anni or sono – che quando l’educazione statale prende il posto di quella individuale e familiare accadono disastri?
Seconda considerazione: l’utilità. E’ utile che l’educazione sessuale trascuri l’affettività per trasformarsi in un vero e proprio laboratorio scolastico sul sesso? Serve almeno a conseguire degli scopi prefissati? Possono apparire domande sciocche, ma non lo sono. Lo dimostra per esempio il caso della contraccezione, che molti vorrebbero che anche in Italia – ed anche a livello scolastico – fosse maggiormente promossa. Poi però scopri che laddove i ragazzi vengono cresciuti a pane e contraccezione le cose non vanno proprio a meraviglia: in Gran Bretagna sono aumentati gli aborti multipli – nel 2010 in 485 hanno abortito per la terza volta, in 57 per la quarta, in 14 per la quinta, in 4 per la sesta e in 3 per la settima -, in Spagna è aumentato il tasso di aborto (Contraception, 2011) e così in Svezia (Sexually Transmitted Infections, 2002). Benché comunque secondaria rispetto a quella della giustizia, anche la dimensione dell’utilità di quel che il Pensiero Unico vorrebbe fosse insegnato non va dunque sottovalutata.
Anche perché la necessità di apprendere certi tipi di contenuti nelle scuole al fine di arginare un fenomeno, deve basarsi su dei presupposti. Ebbene, se i presupposti sono, per esempio, prevenire la violenza nelle coppie oppure incrementare la tolleranza sessuale, scopriamo come nel nostro Paese – senza alcuna apologia della pillola e senza corsi accelerati di masturbazione precoce o altro – da un lato, come mostrano i dati Eures, si registri un tasso di donne vittime di omicidio (0,5), inferiore a quelli di Spagna (0,6) Germania (0,8) e Francia (0,9), e dall’altro fra il 2007 ed il 2013 – sostiene l’autorevole Pew Research Center – l’accettazione sociale verso l’omosessualità sia aumentata del 9%, meglio del + 6% di Germania e Spagna, che hanno la lotta all’omofobia rispettivamente nella Costituzione e nel Codice penale. Mistero fitto, dunque, sull’utilità e sulla necessità di inseguire, possibilmente venerandolo, tutto ciò che fa l’Europa considerata avanzata.
Una terza considerazione, infine, sull’educazione. Che cosa significa educare all’Amore? E’ inutile? Apparentemente sì. Il solo fatto che le Istituzioni si rassegnino a propinare lezioncine sul sesso financo a sfondo pedofilo (a proposito, lo sapevate che l’American Psychiatric Association, dopo averla già derubricata da «malattia» a «disordine», lo scorso 31 ottobre ha declassato la pedofilia da «disordine» a semplice «orientamento sessuale»?), sconfessa clamorosamente l’obamiano “Love is Love”, che dovrebbe essere più onestamente riformulato in “Sex is Sex”. Perché l’Amore è un’altra cosa. E l’ignoranza su questo è tale che, pur di dimostrare la necessità di una nuova educazione sessuale, ci sono giornalisti che intervistano i giovani con domande – «Sai che cos’è un andrologo?», «Sai che vuol dire queer?», «Quanti metodi contraccettivi conosci?» – che, prima di quella degli intervistati, evidenziano l’ignoranza dell’intervistatore.
Senza tornare alla preistoria e senza evocare tetri scenari di violenza patriarcale così cari a coloro che, affastellando menzogne su menzogne, dipingono la famiglia che spregiativamente definiscono “tradizionale” – tutto ciò che sa di tradizione puzza, secondo il dogma politically correct – come l’inferno in Terra, basta pensare a loro, i nostri nonni. Da giovani non hanno seguito corsi avanzati di educazione sessuale. Tutt’altro: hanno preso, con le macerie fumanti della Seconda Guerra Mondiale davanti agli occhi, una durissima lezione dalla vita. Eppure sono ripartiti. Si sono sposati, hanno messo al mondo e cresciuto tanti figli, hanno creato un’Italia con la quale l’economia – e non solo l’economia – è ripartita. La loro giovinezza, in apparenza difficile, è stata la giovinezza di un Paese intero. E, salvo eccezioni, sono rimasti insieme tutta la vita. Ecco, se davvero vogliamo sapere qualcosa in più sull’Amore, facciamo salire in cattedra loro. Non sapranno cosa vuol dire «queer», ma daranno ai più giovani lezioni autentiche sulla vita e sulla felicità.

L’ha ribloggato su Buseca.
Non sarebbe il caso di documentarsi prima di battere le dita sulla tastiera? Sarebbe bastata una ricerca di pochi minuti per scoprire che quello del DSM-5 era un refuso prontamente smentito: http://www.apa.org/news/press/releases/2013/10/pedophilia-mental.aspx
Per comodità sua e dei suoi lettori mi permetto di tradurre il passaggio fondamentale della nota: “L’American Psychological Association continua a ritenere che la pedofilia sia un disturbo mentale; che il sesso tra adulti e bambini sia sempre sbagliato; e che agire seguendo impulsi pedofili sia e debba essere un atto criminale”
Vista la cura con cui verifica le fonti posso solo immaginare il rigore delle sue pubblicazioni..
Se vogliamo fare i pignoli, facciamolo fino in fondo. In questa nota (http://www.dsm5.org/Documents/13-67-DSM-Correction-103113.pdf)- a dimostrazione che il refuso è stato oggetto di pubblicazione -, L’APA, corsa ai ripari solo DOPO le tante proteste, spiega che si tratta di un errore che verrà corretto nelle prossime ristampe: dove è scritto “orientamento sessuale”, dunque, va letto “interesse sessuale”. A parte l’ipocrisia della correzione – corre questa abissale differenza fra “orientamento sessuale” e “interesse sessuale”? – il dubbio resta: l’errore è stato casuale? Liberi di crederlo un po’ come si crede a Babbo Natale. Anche perché non è la prima volta che gli illuminati dell’APA fanno marcia indietro: correva l’anno 1994 quando, sul DSM-IV, fu applicato alla pedofilia il criterio “egodistonico” (già applicato nel DSM-III all’omosessualità). Scoppiò un comprensibile scandalo tanto che gli amici dell’APA, questi pasticcioni, furono costretti a rivedere la definizione di pedofilia nell’edizione successiva (DSM-IV-TR, 2000). Sul rigore delle mie pubblicazioni non temo giudizi. Men che meno quelli affrettati come i Suoi. Saluti.
Già gravissimo il fatto che il DSM-III abbia cancellato un disordine psichico come l’omosessualità in base al criterio soggettivistico. Come dire che in futuro anche i pedofili, necrofili e zoofili potranno richiedere la cancellazione del disturbo dal manuale diagnostico se le varie “comunità” interessate non riterranno che ciò sia per loro invalidante. Lascio giudicare la serietà scientifica di questi ambienti.
Come lei probabilmente mi insegna, dall’alto della sua esperienza autoriale, chiunque abbia la minima conoscenza dei processi di produzione editoriale sa che il libro perfetto non esiste. Nonostante le numerose revisioni e riletture il refuso è sempre dietro l’angolo. Tanto che è prassi comune correggere le ristampe o allegare l’errata corrige.
Il rasoio di Occam vorrebbe che tra diverse interpretazioni di un fatto quella più verosimile sia quella più semplice, che ricorre il meno possibile ad articolate e artificiose ricostruzioni. Su questa base le chiedo: chi ha una maggiore propensione a credere a Babbo Natale? Qualcuno che in quanto accaduto vede un’oscura e strisciante macchinazione volta alla riabilitazione sociale nientepopodimeno che della pedofilia, ordita da non meglio identificate “lobby” di psichiatri che trarrebbero inespressi vantaggi personali da queste loro azioni, macchinazione fortunosamente e fortunatamente sventata dalle Sentinellesempreinpiedi che vigilano sulla virtù morale delle masse o chi avanza l’ipotesi che si tratti di un errore di battitura per il quale, tra l’altro, sono state espresse le necessarie scuse attraverso gli adeguati canali di comunicazione?
Mi consenta poi di farle notare che non è necessario essere psichiatri ma è sufficiente una moderata confidenza con la lingua italiana per rendersi conto che tra “orientamento sessuale” e “interesse sessuale” c’è una corposa differenza.
I più manifesti sintomi di disonestà intellettuale sono la lettura selettiva dei documenti che estrapola le frasi dai contesti, l’illazione complottarda che piuttosto che leggere i dati di realtà cerca di dipingere grotteschi scenari dietro le quinte e la sciatteria linguistica in cui le parole afferenti alla stessa sfera semantica vengono confuse tra loro quando torna utile ai propri scopi.
Personalmente ritengo che le sue esternazioni non facciano molto di più che solleticare le grossolanità della gente per trarne una facile approvazione. Per proseguire su questa strada non ha certo bisogno dei miei migliori auguri.. si tratta di una strada tutta in discesa che ci vuol poco coraggio a intraprendere.
“Il libro perfetto non esiste”, credo che questa premessa – impiegata per giustificare un errore macroscopico al quale, oltretutto, si è voluto porre rimedio con “interesse sessuale”, una pezza peggiore del buco – dica già tutto di un commento che leggo (sarò miope) come un’arrampicata sugli specchi foderata con lessico forbito, che tuttavia non può nascondere la realtà. In ogni caso, La ringrazio per la pacatezza dei toni. Saluti.
La pedofilia sarà anche un disturbo mentale signor Asterione, sempre più praticato e diffuso a livello mondiale – soprattutto tra le cerchie altolocate. SEMPRE PIU’ RICHIESTO. Ci stiamo accorgendo che negli ultimi anni si sta operando una trasformazione a livello legislativo per favorire e assecondare i bisogni personali e sessuali degli appartenenti alle più importanti lobby mondiali, attraverso una campagna mediatica di intimidazione? (se non sei progressista, sei omofobo e medievale?). Ora, anche dietro al pretesto di combattere il bullismo e la discriminazione sessuale, con l’istruzione sessuale a scuola fin da piccoli, si nasconde una campagna mediatica intimidatoria… Una famiglia contraria viene etichettata come conservatrice, cattolica, puritana, antiprogressista… PROGRESSO? Il progresso di chi? Ci rendiamo conto che PORTARE i bambini ad una consapevolezza sessuale sempre più meccanica e precoce – NON PIU’ UNA SCOPERTA LIBERA, SOGGETTIVA E INDIVIDUALE – li porta anche a sentirsi RESPONSABILE delle proprie scelte e delle proprie azioni…. E questo è soltanto il primo passo per arrivare ad ELIMINARE le leggi contro la PEDOFILIA, proprio per favorire i milioni di utenti mondiali che ancora agiscono di nascosto. SE UN BAMBINO VIENE ISTRUITO, DIVENTA CONSAPEVOLE DI QUELLO CHE FA, QUINDI NON E’ SOLO VITTIMA…
Scusate l’ignoranza… Cosa vuol dire queer?
In Germania, dove abitiamo da più di 3 anni, l’ educazione sessuale viene fatta in 4 elementare. La maestra della nostra figlia più grande ha chiamato a scuola mia moglie e altre mamme che riteneva più sensibili a questo argomento per mostrare il libro di testo che è risultato nulla di particolare. Il nostro lander forse è più all’antica di altri. Non si è parlato di contraccettivi ma spiegato come nasce un bimbo. Lo scopo sarebbe di mettere in guardia il prima possibile i bambini spiegando che facendo certe cose poi arrivano bambini. Oltre a dire che succede a letto non sono andati. Quello che è mancato è dare alla cosa un senso di mistero e una visione cristiana ma per contro la società tedesca , e con questa anche quella itslisna, é molto multiculturale e affrontare queste cose con una visione cristiana non penso sia facile. Noi lo facciamo a casa, altro non so cosa di possa fare.