E’ oggettivamente difficile commentare una strage come quella accaduta poche ore fa a largo di Lampedusa, con centinaia di migranti vittime di una tragedia causata da un incendio originatosi – pare – da un loro tentativo di lanciare col fuoco un segnale alla costa affinché l’imbarcazione dove viaggiavano fosse avvistata. E’ difficile, dicevamo, commentare la tragedia; forse, alla luce di tanto dolore, è persino impossibile farlo. Viceversa, il fenomeno degli sbarchi non solo può ma deve essere oggetto della nostra attenzione.
Partiamo dai numeri, che ci dicono come questo 2013 – con le 210 vittime conteggiate fino alla strage di ieri – difficilmente, per quanto drammatico, farà segnare il record di vittime del mare, considerati i 556 morti del 2007, i 1.274 del 2008 e gli addirittura 1.500 del 2011, anno record anche per sbarchi (62.692). Questi dati ci dicono due cose: a) che il problema sbarchi esiste da tempo; b) che in tutto questo tempo, l’Italia è stata lasciata vergognosamente sola a fronteggiare emergenze enormi.
Emergenze che fra l’altro nulla hanno a che vedere con l’adozione, per esempio, della legge Bossi Fini (per dire: nel 1999, in assenza delle contestata normativa, gli sbarchi furono 50.000 e il 7 marzo 1991 addirittura 27.000 in un solo giorno) e poco, in realtà, anche con le guerre quali ad esempio quella, pur gravissima, in Libia: prova ne sia che i naufraghi della strage di ieri provenivano in gran parte da Eritrea e Somalia, paesi nei quali vige rispettivamente una durissima dittatura e una guerra civile, entrambe in corso da oltre vent’anni.
La causa degli sbarchi – e delle purtroppo numerose vittime di questi – è dunque molto più remota e complessa sia geograficamente, sia socialmente di quanto si pensi. Per questo è bene che l’Europa, che ha nell’Italia un partner prezioso, un Paese che molto ha contribuito (anche economicamente) alla sua nascita e al suo mantenimento istituzionale, si decida a predisporre – finanziandole – da un lato misure di accoglienza dei migranti e, dall’altro, di aiuti nei Paesi dove molti di loro vivono in condizioni drammatiche.
Difatti, benché predisporre o intensificare le forme di aiuto in Paesi non europei potrebbe apparire all’Europa uno sforzo inutile, questo costituirebbe forse l’unico modo quanto meno per arginare un fenomeno – quello dei migranti – troppo grave per essere ignorato. Non sempre gli sbarchi sono stati tantissimi (nel 2010, per dire, furono “solo” 4.406), questo vuol dire che il problema non è impossibile da risolvere. Perché il primo diritto dei migranti è quello d’essere accolti. Ma il primo diritto dei cittadini stranieri rimane quello d’essere messi nelle condizioni di non dover immigrare.
“….il primo diritto dei migranti è quello d’essere accolti”
Ecco, questo è esattamente l’atteggiamento che spinge gli stranieri a prendere il mare su barconi pericolosi, come ha messo molto bene in evidenza Camillo Langone sul Foglio:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20051
L’uomo tende sempre a semplificare. Ma risolvere il tutto con un’indiscriminata ed incondizionata accoglienza costituisce un pericoloso innesco per prevedibili gravi instabilità sociali nel medio periodo. Oltre che costituire un formidabile effetto Incentivante, con proliferazione di criminalità sia nel settore del trasporto dei migranti che in quello del loro sfruttamento al momento dello sbarco. Non dimentichiamo che il mercato del lavoro è collassato anni fa, e la riforma Fornero ha accelerato i processi degenerativi della putrefazione dello stesso. Con una disoccupazione da record e difficilmente reversibile dato il nostro beato sistema politico, decine di migliaia di immigrati clandestini all’anno non possono che peggiorare la situazione, non ci vuole un premio Nobel per la sociologia per capirlo.
La tragedia umana del perché questa gente attraversa continenti e mari per cercare una vita migliore non è causata dall’occidente, o meglio, non del tutto.
Innanzitutto bisogna interrogarsi su che tipo di classe dirigente si siano dotati i paesi in via di sviluppo, per sortire simili effetti. Poi chiedere come sono stati spesi, fin’ora, gli oceanici aiuti, dagli anni ’60 ad oggi. Vari economisti del calibro di Yunus hanno ben spiegato i meccanismi perversi di un finanziamento cieco a quei paesi.
L’Italia ha solo “la disgrazia geografica” di essere sulla strada del loro esodo, prima che ogni altro paese europeo, quindi, vigliaccamente, gli altri prendono tempo e perdono tempo prima di collaborare e trovare volontà e soluzioni. Mandare o stabilire al largo imbarcazioni di salvataggio, (Croce rossa, croce Verde, Misericordia… Amnesty International… ) che aiutino questi disgraziati spesso con bambini al seguito, a raggiungere la costa SALVI, dovrebbe essere un primo approccio, poi lo smistamento secondo criteri di emergenza sanitari, politici, dovrebbe essere una prassi da consolidarsi. Gli strumenti per vagliare caso per caso, non mancano alla sovranità di ogni paese europeo per fermare l’ingresso a malavitosi di associazioni internazionali, a parassiti senza scrupoli… Di sicuro l’Europa non può lasciare alla sola Italia l’onere del buon samaritano, della sicurezza, dell’integrazione di tutti questi migranti disperati alla deriva sulle nostre coste
L’ha ribloggato su Il Guerriero della Luce.
Sono d’accordo con quanto scrive Gabriella, credo che l’accoglienza sia d’obbligo e che l’Europa si deve fare carico economico e organizzativo di questa situazione non lasciandola interamente sulle spalle dell’Italia.
Detto questo credo che nessuno di questi migranti venga qui per farsi un viaggetto, credo che ci siano delle serie condizioni, come spiegava anche Giuliano, che spingano la gente ad affrontare questi viaggi, se stessero al calduccio di casa loro, con un po’ di cibo e potessero quanto meno tirare avanti non si muoverebbero, il problema è la fame, la guerra, la disperazione di non vedere un futuro.
Voglio quindi dire che se noi siamo nati in occidente e non in un posto diverso non è merito nostro.
Dunque secondo me per prima cosa degli esseri umani vanno salvati.
Poi vediamo come organizzare, pianificare, aiutare senza per questo dover magari pesare su una economia e problemi già gravi per molti cittadini italiani che vivono il loro calvario e hanno bisogno di aiuto anche loro.
Quando guardo questi sbarchi in TV mi chiedo: “E SE CI FOSSI IO CON I MIEI FIGLI SU QUEL BARCONE CHE CERCO AIUTO, CIBO, SALVEZZA.”
E’ solo per grazia di Dio che io non sono là, non è un mio merito.
Penso che questa riflessione la dovremmo fare tutti e darci una risposta.
credo che l’accoglienza sia d’obbligo e che l’Europa si deve fare carico economico e organizzativo di questa situazione non lasciandola interamente sulle spalle dell’Italia.
Permettimi pero’… questo non penso sia vero.
Primo, perchè l’Europa, e l’Italia in primis (sia sul versante economico, sia sul versante “aiuto-vero” mediante le migliaia di missionari) ha contribuito molto economicamente per gli aiuti al cosiddetto “Terzo Mondo”. Il fatto e’ che gli aiuti venivano presi dalla cricca di turno al potere e re-investita nei paesi occidentali. Si dice che Arafat avesse fatto una fortuna con la Coca-Cola!
Ragioniamo un po’: queste persone vengono da paesi dove la media (Trilussa docet) del “salario” è di un dollaro al giorno. Come fanno a risparmiare migliaia di dollari per un viaggio che e’ molto pericoloso, con tutti i rischi che comporta, e che non e’ detto che vada a buon fine (vabbe’ …gli italiani…). Con quelli che spendono in scafisti potrebbero vivere nel loro paese tre anni buoni buoni (se risparmiassero TUTTO! il che ovviamente non e’ per ragioni logistiche). Non solo. Con MENO di quello che danno agli scafisti potrebbero comprare un bel biglietto aereo, con relativo visto turistico, e dileguarsi tra le LARGHISSIME maglie del rintracciamento italiano.
Ricordate quando venivano baldi e forti giovanotti (che teoricamente avrebbero dovuto combattere, come abbiamo fatto noi, per la loro “libertà” e non mendicare 50 euro al giorno, che neanche agli anziani con la pensione INPS) dalle “zone di guerra”, anzichè bambini, donne e anziani? Quando la cosa ha cominciato a riecheggiare un po’ più forte sui media italiani, e relativo “rimbalzo satellitare”… opla’… ecco lì una bella donna incinta con tanto di altri bambini al seguito…
Il resto viene di conseguenza…
P.S.: scusate gli errori ho scritto di fretta…
Ricordiamoci che:
Se siamo nati qui e non in un paese povero, devastato dalla guerra non è merito nostro.
Che salvare la vita umana è un dovere sopra ogni altro dovere.
Che se ci fossimo noi con i nostri figli su quel barcone?
Poi se ne può parlare, l’aiuto dell’EUROPA, la nostra sporca politica, i diritti degli italiani, i disoccupati, i giovani, i malati e tutto ciò che è giusto e sacrosanto che tutti noi viviamo oggi.
Però non perdiamo la pietà, l’umanità, la solidarietà in nessuna situazione, altrimenti non saremmo più uomini nel senso di esseri umani, ma …. ditelo voi.
Se siamo nati qui e non in un paese povero, devastato dalla guerra non è merito nostro.
No. E’ grazie ai nostri padri, ai nostri nonni, ai nostri bisnonni e ai nostri avi che ci si sono sacrificati per darci un paese migliore.
Che salvare la vita umana è un dovere sopra ogni altro dovere.
Non al punto da dover sacrificare i NOSTRI familiari. Perchè qui, non so se e’ chiaro ormai, ma si sta facendo una guerra tra poveri, tra case popolari che non vengono date agli italiani, “profughi” a 50 euro al giorno, piu’ sigarette e tessera telefonica, anziani che frugano tra roba scartata dal supermercato, tassazione sopra ogni livello ecito, si rischia davvero di dare fuoco a polveri che poi sarebbe estremamente difficile spegnere.
Salvare certamente, ma rimandare immediatamente indietro.
Però non perdiamo la pietà, l’umanità, la solidarietà in nessuna situazione, altrimenti non saremmo più uomini nel senso di esseri umani, ma …. ditelo vo
credo che questo andrebbe detto a quelli che “in Europa” si fanno i belli e dettano legge agli altri, e poi sparano cannonate ai barconi.
Giuliano pensavo che il commento qui sopra fosse andato perso. Puoi annullare l’ altro che ho riscritto. Scusa. Grazie (poi fai come credi, solo per non ripetermi e togliere spazio)
Grazie mille alla Lara Comi che riporto il vostro blog sul suo sito e mi fà scoprire questa perla!
L’Italia ha le risorse ma mal ripartite. Sia in politica che in economia. E’ ora che, la crisi aiutando, razionalizzare le risorse e procedere a la buona ripartizione. Un sano egoismo dovrebbe permettere questa ricomposizione.
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