«Non ho mai creduto troppo a nulla, poi non ho creduto assolutamente più a nulla». Tra le tante frasi di Margherita Hack riproposte in queste ore, dopo la sua morte, questa colpisce particolarmente. Ma come – viene da chiedersi – una donna che ha passato la sua vita a studiare ed ammirare le stelle non ha «mai creduto troppo a nulla» e poi non ha «creduto assolutamente più a nulla»? Com’è possibile? E’ vero che la Hack, con quella frase, alludeva al suo rapporto con la religione, ma è difficile non leggere in quel «non ho mai creduto troppo a nulla» un bilancio più ampio, una triste ammissione, l’amaro esito di una ricerca lunga ma non riuscita.
E’ la dimostrazione che neppure la volta stellata, nella sua infinita bellezza, può nulla se il cuore è ottenebrato. Perché se da un lato è comprensibile che la meraviglia per il creato non basti a fondare la fede, d’altro lato stupisce che uno che conosce in profondità – come li conosceva Margherita Hack – i segreti del cielo non si faccia sfiorare dalla dimensione del dubbio, al punto da ammettere di non credere «assolutamente più a nulla». Stupisce e rattrista. Significa che aveva ragione un grande scienziato come Louis Pasteur (1822-1895), quando diceva che «poca scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui», intendendo con «molta» la scienza umile e libera da pregiudizi.
Attenzione però a credere che quella della «poca scienza» che «allontana da Dio» interessi solo alcuni scienziati. La presunzione e la tentazione dell’autosufficienza che «allontana da Dio» sono estremamente comuni, perfino tra i credenti. Nella vita di ognuno è infatti costante il rischio di credersi realizzato, di credere di sapere o di avere tutto, di ritenere superfluo l’essenziale ed essenziale il superflo. Di considerare Dio solo il salvagente estremo, l’interlocutore d’emergenza per quando tutti e tutto ci voltano le spalle, senza vedere che è in realtà presente tutti i giorni, ad ogni ora, come un amorevole e discreto compagno di vita, anche se potrebbe assumere atteggiamenti ben più prepotenti, Lui che le stelle che decorano il cielo le ha accese una ad una.
Altra frase celebre della Hack è che il Big Bang è stata la più grande scoreggia dell’universo…. ma lei non si è poi mai chiesta di Chi….
Mi spiace solo un pò per lei. Tutta una lunga vita alla ricerca di Colui che più si pretende di trovare, più si ritrae. Volendo capire razionalmente bastava che si facesse trovare lei da Lui. Per questo la Hack aveva trovato il nulla. Ha conosciuto tutto ciò che cercava nel cielo ma non ha conosciuto la Shekinah di Dio sulla terra. Qualche lacuna la doveva pure avere se si cerca dalla parte opposta. Ma il Signore è misericordioso e il nulla lo colma sempre lui.
Anch’io lo spero, con Renata Franzolini, anche perché ci si rifiuta – naturalmente – di pensare per qualsiasi persona una disastrosa caduta nel buio “per l’eternità”, come conseguenza del rifiuto della luce della Fede. Davvero: non si vorrebbe che nessuno andasse all’inferno …