Fine del buonismo: nel Regno Unito, con l’immigrazione, ora fanno sul serio. Talmente sul serio che i cittadini provenienti da alcuni Paesi africani ed asiatici, a partire da novembre, potranno soggiornare in Gran Bretagna solo previo versamento di 3,000 sterline – circa 3,500 euro – che perderanno nel caso non si facessero vivi alla scadenza del loro visto. Lo ha stabilito un progetto pilota fortemente voluto dal Ministro degli Interni, Theresa May, e finalizzato a scoraggiare gli ingressi irregolari nel Paese [1].
Ora, senza entrare nel merito di questa decisione – verosimilmente destinata a far discutere – c’è da chiedersi che tipo di reazione genererebbe mai, in Italia, una proposta simile. Vedendo il clima politicamente corretto instauratosi con la nomina del Ministro Kyenge, immaginiamo che solo l’ipotizzare di chiedere a coloro che raggiungono le nostre coste il versamento preventivo di una somma, per di più salata, scatenerebbe il finimondo. Eppure il caso inglese, meno isolato di quanto si creda, ci ricorda che parlare di immigrazione, prima che di diritti, significa parlare di doveri.
Una lezione per certi versi scomoda ma fondamentale perché improntata al realismo e, in definitiva, alla stessa tutela di coloro che immigrano, ai quali va offerta la più ampia accoglienza, fermo restando che il Paese che li ospita può sempre «subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri» [2].
Parole belle forti pure queste, si dirà. E dire che non provengono da qualche manifesto xenofobo, bensì dal Catechismo della Chiesa Cattolica, un documento di straordinaria importanza e orientato a fornire ai cristiani la retta interpretazione del messaggio evangelico. Un messaggio così spesso deformato in chiave filantropica e in realtà contrassegnato da un sano realismo; anche per quanto riguarda, evidentemente, le politiche dell’immigrazione. Le quali, se da un lato giammai possono derogare ai prioritari doveri dell’accoglienza, d’altro lato non posso neppure ridursi, all’insegna del dogma buonista, a jukebox di diritti.
Note: [1]Cfr. Leppard D. Asians and Africans must pay £3,000 to enter in Britain. «The Sunday Times», 23/6/2013; [2] «Doveri dei cittadini», Catechismo della Chiesa Cattolica, 2241.
Non so, il provvedimento sembrerebbe risolutivo ma, a mio modesto giudizio, è solo fumo negli occhi. Il grosso dell’immigrazione, in generale, è data dai c.d. “overstayers”, ossia stranieri che una volta entrati in un Paese “ricco” dell’area Schengen con un visto turistico, poi non escono più. Chiedere 3.000 sterline ad ogni turista mi sembra un bel modo di ammazzare il settore (…e non credo che qualcuno pensi seriamente di farlo). Dopo di che c’è la grande aliquota dei nullatenenti i quali, appunto in quanto nullatenenti, migrano in massa verso migliori fortune. Si pensa davvero che la tassa li potrà spaventare?
Ciò non toglie che il fenomeno immigrazione vada affrontato, delimitato e governato senza buonismi ideologici scriteriati. Ma con strumenti seri, e quello inglese non lo è.
La tassa è diretta solo verso i provenienti da sette Paesi ben precisi…non tutti gli asiatici e africani.
Resta il fatto che a mio giudizio è discriminatoria.
Nell’articolo ho difatti precisato “da alcuni Paesi africani ed asiatici”, non da tutti. Saluti.
Allora si potrebbe dire loro che, invece di pagare dai 2000$ in su per farsi portare su un barcone fatiscente, e ancora prima affrontare un viaggio pieno di pericoli, di prendere il primo aereo per l’Italia (che costa anche meno magari) e arrivare qui in tutta sicurezza e poi dileguarsi…
Avevo scritto in risposta a Gibbì, tu eri chiaro Giuliano, Alla prossima
Veramente non mi sembra che cambi minimamente la sostanza della questione. Sia che gli immigrati vengano da ogni dove, sia che vengano da sette paesi, la dinamica esposta rimane sempre quella.
In Italia, probabilmente, i 3500 andrebbero versati per forza in contanti e verranno restituiti dopo l’invio di N. 4 raccomandate A.R. a uffici della P.S. immigrazione, vistati alla dogana. Però bisogna prendere il volo di ritorno dal lunedi al giovedi, in orari che verranno comunicati 15 minuti prima della scadenza. Tolto ciò, srarebbe un provvedimento prezioso.