corvi

 

 

 

 

 

A me tutta questa storia di corvi, di complotti vaticani e di chissà quali trame oscure alle spalle di Papa Francesco, sarò cinico, francamente fa solo una cosa: ridere. Sul serio. Non perché non consideri emergenziale la necessità di trasparenza in Vaticano – anzi, da cattolico sarei forse più titolato, rispetto ad altri, ad esserne preoccupato -, ma perché trovo ridicolo tutto questo. Voglio dire: ci si è forse dimenticati che l’altr’anno si è dimesso un Papa – un Papa! – senza che a tutt’oggi se ne sia compresa fino in fondo la ragione? E la cacciata del dottor Ettore Gotti Tedeschi dallo IOR che presiedeva dopo che era deciso a presentare una proposta che avrebbe rivoluzionato l’Istituto (Cfr. The Catholic Herald, 8.1.2015)? E Vatileaks? Ci si già scordati dello scandalo del 2012 col quale il mondo scoprì che il Romano Pontefice veniva tradito dal proprio maggiordomo?

A me – che ho memoria del passato recente – questa storia di corvi, di complotti vaticani e di chissà quali trame oscure alle spalle di Papa Francesco fa quindi ridere perché non potrebbe essere altrimenti; perché è chiarissimo che se il Santo Padre sta facendo i conti con ostacoli la sua volontà riformatrice conta poco. Non c’è cioè nessuno che detesta il Pontefice argentino in quanto tale: del resto Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, i due corvi al centro dello scandalo di questi giorni, ricoprivano i ruoli che ricoprivano, in Vaticano, proprio grazie al Papa, senza il cui personale assenso con ogni probabilità  non avrebbero avuto accesso a nessun documento scottante o presunto tale da girare ad altri. Se il Papa gesuita ha le sue belle gatte da pelare, insomma, le ha perché è stato eletto successore di Pietro in una fase della Chiesa già tempestosa, non per chissà quali altre ragioni.

Quanto ai corvi, coltivo un pensiero che esporrò immediatamente: il loro nido non è in Vaticano, che sarà pure quello che è ma che sarebbe semplicistico elevare a tempio unico della corruzione. Il vero nido dei nemici della Chiesa – e di Papa Francesco – è difatti fuori. E’ anzitutto in quelle redazioni, e sono tante, che da un pezzo non cercano più notizie da pubblicare bensì da vendere. Il nido dei corvi è poi nelle trasmissioni televisive e radiofoniche dove ogni giorno si selezionano chirurgicamente le parole del Santo Padre per depotenziare il Vangelo; negli editoriali di chi scrive che il Sinodo ha detto sì all’eucaristia ai divorziati risposati quando neppure poteva, in quanto Sinodo, deliberare alcunché. Il nido dei corvi, ancora, è fisso nella nostra testa, quando quasi godiamo nell’ascoltare chiacchiere da quattro soldi distraendoci dallo sguardo di Cristo.

Il nido dei corvi, principio di ogni corruzione, è umano, troppo umano; e non politico o finanziario. Certo, i tentacoli del potere agiscono nel determinare e nell’aggravare molte situazioni: questo è fuori discussione. Ma il Male ha una origine più antica e complessa, e se si pensa che la sporcizia che inquina la Chiesa sia quella con cui ora deve fare i conti il Papa si dovrebbe avere pure l’onestà d’indicare, nei secoli passati, periodi in cui il Cristianesimo non sia stato umiliato dalle debolezze dei suoi aspiranti testimoni. No, il nido dei corvi non è di oggi e neppure ieri. E con questo, si badi, non si vuole esprimere sfiducia sulla pulizia che tutti sperano il Santo Padre possa avviare; si vuole solo ricordare che nello scandalo maggiore ci siamo già tutti, uno per uno, coi nostri peccati. E fino a che ci ostineremo a non chiedere aiuto a Colui che può aiutarci, basterà la notizia di qualche corvo così maldestro da farsi scoprire a farci sentire migliori. Ingannandoci.

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