Finalmente. C’è voluto parecchio tempo, anzi troppo, ma alla fine è stato ammesso: in Italia i sospirati diritti per le coppie omosessuali non solo non sono negati, come taluni seguitano ostinatamente a ripetere, ma sono già disponibili e “attivabili”. In poche parole, a portata di mano: nessuna ingiustizia dunque, nessun “vuoto legislativo” e nessuna crudele discriminazione. La novità è che questa verità – già ampiamente sottolineata da autorevoli giuristi [1], ma a lungo oscurata da disinformazione volta a nascondere alle coppie conviventi i loro effettivi diritti [2] – l’altro giorno è stata riconosciuta pure dall’insospettabile quotidiano la Repubblica.
La sorprendente ammissione è arrivata da un’inchiesta circa l’iniziativa di una compagnia di assicurazioni che propone – riprendiamo testualmente – due «polizze assicurative» innovative rispetto ad «altre soluzioni di diritto privato»; la prima riguarda la materia successoria e, in alternativa alla prassi che prevede che tutto possa «essere impugnato o reso nullo dai parenti di uno o dell’altro, che vantano la consanguineità», si prefigge la tutela di «qualsiasi beneficiario, non necessariamente un parente o un coniuge», mentre la seconda contiene un dispositivo «che “si sostituisce” alla pensione di reversibilità» attraverso un apposito «fondo pensione deducibile». Il problema, si legge sempre nell’articolo, è «che c’è molta ignoranza su questi temi» [3]. Una considerazione scomoda ma vera, sulla quale sarebbe opportuno soffermarsi.
E che pone un dubbio: se la materia successoria e perfino la pensione di reversibilità non sono negati ai conviventi gay, dov’è il fantomatico “vuoto legislativo”? Ha senso chiederselo pensando, in aggiunta a quanto scritto da Repubblica, che le coppie di fatto godono già oggi dei diritti – solo per rammentarne alcuni – di stipulare di accordi di convivenza per interessi meritevoli di tutela [4], di successione nel contratto di locazione a seguito della morte del titolare a favore del convivente [5], di vista in carcere al partner [6] , di risarcibilità del convivente omosessuale per fatto illecito del terzo [7], di obbligo di informazione da parte dei medici per eventuali trapianti al convivente [8], di permessi retribuiti per decesso o per grave infermità del convivente [9], di nomina di amministratore di sostegno [10], di astensione dalla testimonianza in sede penale [11], di proporre domanda di grazia [12].
Il punto è che tutto ciò, quasi sempre, viene taciuto. Perché? Questa è una bella domanda. Un’ipotesi convincente è che ai responsabili dei movimenti gay interessi poco, in realtà, di colmare un “vuoto legislativo” a questo punto quanto mai dubbio; loro preoccupazione è invece occupare la scena pubblica con rivendicazioni che, esaminate da vicino, rivelano una matrice prevalentemente politica ed identitaria. Lo conferma con chiarezza un insospettabile come Gianni Rossi Barilli, giornalista, scrittore e militante gay, il quale ha scritto che «il numero delle coppie disposte ad impegnarsi per avere il riconoscimento legale è trascurabile» e che «il punto vero è che le unioni civili sono un obbiettivo formidabile. Rappresentano infatti la legittimazione dell’identità gay e lesbica» [13]. I conti, insomma, tornano.
Infatti, se sul piano giuridico – precisamente del diritto volontario -, i diritti cui le coppie omosessuali aspirano sono sostanzialmente già disponibili, su quello pubblico non lo sono; manca cioè l’istituto delle coppie di fatto. Istituto che se da un lato poco aggiungerebbe sotto il versante normativo, d’altro lato moltissimo cambierebbe su quello simbolico giacché determinando, come osserva Rossi Barilli, «la legittimazione dell’identità gay e lesbica», avvierebbe una dinamica palesemente concorrenziale – sul piano delle risorse e della visibilità, dell’economia e della cultura – rispetto all’istituto matrimoniale, tanto che la stessa Corte Costituzionale, consapevole di questo e tradendo una certa ingenuità, si è preventivamente preoccupata di escludere che il riconoscimento delle coppie di fatto possa avvenire «soltanto attraverso una equiparazione […] al matrimonio» [14].
In altre parole il vero motivo per cui, col pretesto di diritti che – come abbiamo visto – in realtà negati non sono, si spinge in favore di un riconoscimento pubblico delle coppie di fatto anche omosessuali non è di giustizia ma di ideologia, ed ha il preciso scopo «di espropriare la famiglia dai diritti e dai privilegi che in molti paesi, come l’Italia, ancora vengono accordati a questa istituzione» [15]. Quello dei diritti civili è cioè l’ultimo paravento del materialismo distruttore dello «stato di cose presente» [16], di chi considera la famiglia luogo di oppressione della donna e di «sfruttamento dei figli da parte dei loro genitori» [17]. E’ qui, su questo terreno – forse meno visibile ma decisivo – che si gioca la vera partita: quello che definisce e critica la famiglia naturale e la sua ragion d’essere. Il resto, con rispetto parlando, è specchietto per le allodole.
Note: [1] Amato G. Unioni gay: hanno già tutti i diritti. «La Bussola Quotidiana», 30/4/2013; Agnoli F. M. Attacco alla famiglia. Pacs, unioni omosessuali, Dico, Fede&Cultura, Verona 2007, p. 17; [2] Prova ne è la recente pubblicazione di un libro eloquente sin dal titolo: AA.VV. Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere, Nuovi Equilibri, 2012; [3] Manna E. Unioni gay, un’assicurazione per garantirsi il futuro. «Repubblica», 3/7/2013; [4] ex art. 1322 cc; [5] Cfr. C.C. sent. n. 404/1988; [6] Cfr. D.P.R 30 n. 230 del 2000; [7] Cfr. Cass., sez. unite Civ., sent. 26972/08, Cass. III sez. pen. n. 23725/08; [8] Cfr. L. n. 91 1999; [9] Cfr. L.n. 53 2000; [10] artt. 408 e 417 cc; [11] art. 199, terzo comma, c.p.p.; [12] art. 680 c.p.; [13] Rossi Barilli G. Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999, p. 212; [14] Cfr. Corte cost. 14 aprile 2010, n. 138; [15] De Mattei R. Il sesso dei giacobini. «Il Foglio», 3/7/2013, p. II; [16] Marx K. – Engels F. L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma 1972. p. 25; [17] Manacorda Alighiero M. Marx e l’educazione. Armando editore, Roma 2008, p. 99.
ClaudioLXXXI ha detto:
Giuliano, sono del tutto d’accordo con te. Ti chiedo però una riflessione ulteriore.
Leggendo le note a piè post non posso nascondermi una certa inquietudine, dovuta al fatto che un numero non esiguo di questi “diritti” viene non già da una legge, ma da una sentenza.
Ovvero (semplificando): non da un organo rappresentativo, eletto democraticamente, che vota a maggioranza e perciò titolato a decidere le regole del coabitare civile; ma da un organo non rappresentativo, non eletto, non democratico ma “tecnocratico” (uso il termine in senso non dispregiativo ma secondo il significato originario), che le regole dovrebbe limitarsi ad applicarle e interpretarle, non certo crearle.
Come ho detto molte volte, siamo un sistema di civil law che si sta trasformando in un ibrido con il common law, in cui alcuni giudici – sottolineo alcuni, non tutti e nemmeno la maggior parte – pretendono e ottengono la botte piena e la moglie ubriaca: l’indipendenza dagli altri poteri del civil law, e il potere di legiferare del common law (che in questi sistemi è giusto perchè i giudici sono eletti, o nominati da chi è stato eletto, perciò non indipendenti dal sovrano ultimo che è il popolo).
Ma questi forse sono tecnicismi giuridici che interessano poco. La sostanza è che stiamo assistendo a una colossale erosione di sovranità popolare, tra gli applausi di qualcuno – che pure ama ergersi a difensore della costituzione “più bella del mondo” – e l’indifferenza di quasi tutti.
M’interessa un parere da sociologo. Gli applausi per calcolo politico, quelli li capisco. Ma l’indifferenza della massa, come te la spieghi? Ignoranza giuridica o è proprio – la butto estrema – la democrazia che sta arrivando alla fine del suo ciclo?
contedduca1983 ha detto:
Claudio, non sono un sociologo, ma secondo me è un pò dell’uno è un pò dell’altro.
E’ innegabile che non tutti conoscano la Costituzione e i propri diritti, com’è innegabile che pochi ormai in Italia si sentono rappresentati dai partiti che poi si deve andare a votare. Lo dimostra la vittoria di Grillo perchè ha concesso una terza opzione, il voto di protesta.
Se nessuno va a votare, la democrazia muore, se nessuno si sente spinto a prendere un’iniziativa, la gente continuerà a fare le cose “che si fanno perchè le fanno tutti”. Con la conseguenza che se alcuni potenti massoni prendono certe iniziative e inventano nuove corbellerie, la gente assorbe senza nulla pretendere, senza nulla resistere.
giulianoguzzo ha detto:
Caro Claudio, mi poni una gran bella domanda. La mia impressione è che la politicizzazione di una parte della magistratura – che arriva a sostituirsi o comunque a “sollecitare” indebitamente il Legislatore – non sia avvertito come un fenomeno grave per più ordini di ragioni: a) una forte politicizzazione, di analoga tendenza, di una parte significativa dell’elettorato; b) sicuramente la non conoscenza o la sottovalutazione del problema di una fascia consistente di quel popolo che pure detiene in ultima istanza la sovranità; c) un fattore trasversale e recente: la crisi e l’impoverimento (monetario e valoriale), che stanno orientando un po’ tutti noi ad altre preoccupazioni, facendoci dimenticare versanti – come quello della difesa della famiglia – estremamente prioritari per il futuro non solo nostro, ma dell’Italia; e non solo. Grazie dell’attenzione, ad entrambi. Saluti.
ClaudioLXXXI ha detto:
Grazie. I fattori a) e c), per quanto spiacevoli nel breve periodo, mi sembrano comunque contingenti – l’elettorato cambia idea, le crisi economiche alla fine passano.
Il fattore b) invece mi preoccupa di più perchè riflette un atteggiamento culturale di fondo, eventualmente a lungo termine. Un popolo che si dimentica di essere sovrano, presto o tardi si accorgerà di essere diventato schiavo.
lauracorsaro71 ha detto:
L’ha ribloggato su Il blog di Laura Corsaroe ha commentato:
Interessante, ben fatto ed con molti riferimenti!!
Pingback: Omosessualismo, rassegna stampa | Unione Giuristi Cattolici Pavia
Luca Zacchi ha detto:
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
Stracondivido. E Renzi e company il mio voto se lo scordino per i secoli a venire. Ennesima conseguenza di una politicizzazione della magistratura, tollerata per far fuori gli avversari scomodi, uno soprattutto!, e poi utilizzata per guadagnare potere su potere, non a caso senza che ci toccasse più votare su nulla, tanto decidono loro…
Lo confesso, una amarezza infinita.
“In altre parole il vero motivo per cui, col pretesto di diritti che – come abbiamo visto – in realtà negati non sono, si spinge in favore di un riconoscimento pubblico delle coppie di fatto anche omosessuali non è di giustizia ma di ideologia, ed ha il preciso scopo «di espropriare la famiglia dai diritti e dai privilegi che in molti paesi, come l’Italia, ancora vengono accordati a questa istituzione» [15]. Quello dei diritti civili è cioè l’ultimo paravento del materialismo distruttore dello «stato di cose presente» [16], di chi considera la famiglia luogo di oppressione della donna e di «sfruttamento dei figli da parte dei loro genitori» [17]. E’ qui, su questo terreno – forse meno visibile ma decisivo – che si gioca la vera partita: quello che definisce e critica la famiglia naturale e la sua ragion d’essere. Il resto, con rispetto parlando, è specchietto per le allodole.”
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