
La vittoria processuale di Johnny Depp cui l’ex moglie, Amber Heard, dovrà versare 15 milioni di dollari per averlo diffamato – in pieno MeToo l’aveva accusato pubblicamente di violenza domestica -, è senza dubbio molto pesante; anche perché si presta a più chiavi di lettura. Per quanto infatti ci sia già chi tenti di minimizzare il verdetto, soffermandosi sul fatto che la giuria si è pronunciata sulla diffamazione e non sulla violenza domestica, questa vicenda ci insegna almeno tre cose.
La prima concerne l’enorme danno – d’immagine ed economico (stimato in 40 milioni di dollari solo dal dicembre 2018 all’ottobre 2020) – arrecato dalle false accuse mosse all’ex marito della Heard, ora tenuta ad un risarcimento minimo rispetto alle conseguenze delle sue affermazioni. Nessuno, dunque, darà più indietro quanto gli è stato sottratto a Depp, a sua volta riconosciuto colpevole d’aver diffamato l’ex consorte ma condannato ad un esborso ben più contenuto. Non è un dato da poco.
In secondo luogo, questo seguitissimo processo dimostra ciò che la letteratura sulla violenza di coppia evidenzia già da anni, è cioè che non sempre la donna è vittima e l’uomo colpevole. Può cioè accadere – e non succede neppure così di rado – che il vero carnefice sia lei. Certo, si tratta, detta così, di una considerazione politicamente scorretta in tempi in cui la mascolinità è letteralmente demonizzata (si è giunti a realizzare corsi sulla «virilità gentile»: come se quella vintage sia ipso facto tossica), ma è colma di verità.
Infine, la terza amara lezione di questa storia: Amber Heard non ha diffamato solo Depp. Con le sue false accuse, ha gettato discredito pure sulle future – e fondate – denunce di violenza domestica che in qualunque tribunale del mondo dovessero approdare. Morale, l’intera vicenda si conclude con un monito: quando sentiremo di un presunto caso di violenza, anche se fosse denunciato ai quattro venti (Heard ne scrisse nientemeno che sul Washington Post), andiamoci piano. La realtà dei fatti potrebbe esser diversa, se non opposta.
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