Piacere, sono un «noto fondamentalista». Potrei considerare di presentarmi così, d’ora in poi, a seguito delle polemiche che hanno investito la mia persona e il Comune di Civitanova Marche, che il 3 dicembre scorso mi ha invitato come relatore nell’ambito della conferenza Mancato riconoscimento dei diritti all’interno della famiglia e genesi della violenza. Il titolo concordato del mio intervento – che ho successivamente pubblicato sui social, tanto mi sono pentito di aver fatto – era «Violenza contro le donne (e non solo)» ed è durato poco più di mezz’ora.

I concetti che ho cercato di esporre sono i seguenti: posto che non solo ogni omicidio di donna ma pure ogni singolo episodio di aggressione è un episodio di troppo, il nostro Paese – se si considerano le donne annualmente uccise ogni 100.000 – è in una posizione meno allarmante di quella di Paesi di tradizione protestante come la Germania o quelli del Nord Europa o di quella di nazioni secolarizzate come Francia e Regno Unito; i dati italiani – secondo Eurostat, non secondo me – sono simili a quelli osservati in altri Paesi di tradizione cattolica (Spagna, Polonia, Irlanda), il che fa ritenere che essi siano meno “arretrati” di come spesso si pensa.

In secondo luogo, ho ricordato come la condizione coniugale rispetto a quella di convivenza e, non solo, sia associata a rischi di violenza più bassi e che la religiosità della famiglia – intesa come frequenza ai luoghi di culto – risulti un fattore protettivo anche se ciò, purtroppo, certo non azzera il rischio di tragedie. Infine, ho detto che il paradigma del patriarcato non basta a spiegare la violenza di coppia, che si verifica con frequenza almeno pari pure dove l’uomo non c’è – per esempio nelle coppie lesbiche – e che, talvolta, ha per vittima anche l’uomo, come ho documentato in un recente volume pubblicato dalla casa editrice universitaria FrancoAngeli.

Per aver esposto queste tesi, che la letteratura sull’argomento – ampiamente citata nei miei libri -, mette in luce oramai da decenni, sono stato tacciato d’aver fatto «un’elegia alla famiglia patriarcale» e, riporta il Resto del Carlino, di essere «noto» per le mie «tesi fondamentaliste». Addirittura 54 donne del Pd si sono fatte avanti protestando contro il Comune di Civitanova Marche per avermi invitato a parlare, con l’Amministrazione comunale in parola che verrà interrogata, se non lo è già stata, per dare spiegazioni del fatto di aver voluto scegliere proprio il sottoscritto, e cioè «un fondamentalista», come relatore.

Che dire? Sono dispiaciuto ma non sorpreso. Non sono sorpreso perché basta discostarsi di pochissimo dai diktat della cultura dominante, oggi, per passare come eretici. Sono invece dispiaciuto perché si è persa un’occasione di confronto, dato che al merito del mio intervento si è preferito un attacco personale di dubbio gusto. Ad ogni modo, la mia contestata conferenza rimane integralmente disponibile sul web. E ciascuno resta libero di rivederla e di formarsi come meglio ritiene una opinione su chi siano i veri fondamentalisti. Rispetto a tutta questa vicenda, come dire, una vaga idea io già l’avrei.

Giuliano Guzzo