La storia, in breve, è la seguente: a Porto d’Ascoli, nelle Marche, nei giorni scorsi alcuni bulli hanno picchiato due giovani venditori di rose del Bangladesh rei di non saper rispondere a domande sul Vangelo. Apriti cielo. Una reazione incivile e violenta – han tuonato i giornaloni, incluso Il Fatto Quotidiano, sui quali la notizia è nel giro di poco rimbalzata – da parte di quanti, col pretesto della strage di Dacca, hanno pensato bene di dare sfogo alle loro pulsioni razziste. «Una lettura stupida e distorta del Vangelo in cui a integralismi si risponde con integralismi e a violenza con altra violenza», si è invece subito affrettato a commentare il segretario della CEI, monsignor Nunzio Galantino. Orbene, poteva forse mancare la reazione del famigerato Popolo della Rete? Certo che no: e così, nel giri di poco, ecco la moda del selfie solidaristico verso i poveri bengalesi con tanto di slogan su foglietto in bellavista: «Neanche io so il Vangelo».
La storia di Porto d’Ascolti, in effetti, avrebbe meritato inappellabile e comune condanna: se fosse accaduta, però. Si dà infatti il caso che la notizia – inizialmente diffusa dal Corriere Adriatico e, a quanto pare, appetitosissima per molti, impazienti di rivendicare davanti al mondo la propria ignoranza del Vangelo – sia una clamorosa bufala. Di più: una bufala regina, degna di entrare a far pare dell’olimpo delle false notizie. Questo perché non solo i fatti non si sono svolti come presentato all’inizio ma perché, addirittura, inesistenti: «Risolto il giallo sulla presunta aggressione ai danni di due bengalesi avvenuta sabato sul lungomare di Porto d’Ascoli. Le forze dell’ordine – riporta il sito di VeraTV, un’emittente delle Marche e dell’Umbria – lo confermano: è una bufala. La notizia, che nel giro di poco ha fatto il giro del web e rimbalzata sulla cronaca nazionale si è rivelata, in realtà, infondata. Nessuna traccia neppure dei testimoni che avrebbero assistito al violento pestaggio».
Già il fatto che i media si basassero tutti su una fonte – Corriere Adriatico – e che non uno dei testimoni dell’aggressione sia stato intervistato neppure da altre testate, a ben vedere, avrebbe dovuto insospettire. Eppure la notizia è circolata alla velocità della luce tanto da guadagnarsi, lo si è visto, lo sdegno di internauti, opinionisti, addirittura prelati. Ora, che insegna l’episodio? Anzitutto che prima di credere ad una notizia, oggi, occorre attenzione. In secondo luogo che esiste, pure in Italia, un sentimento anticristiano che fa abboccare anche a notizie infondate e che interessa, purtroppo, pure settori del mondo cattolico, presumibilmente gli stessi “misericordiosi” che tuonano contro la xenofobia ma che però, quando si tratta di fratelli nella fede, randellano senza pietà. La terza e ultima lezione del (non) accaduto è che, almeno un versetto del Vangelo, converrebbe saperlo: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). Sempre meglio, infatti, che ritrovarsi semplici come camaleonti e prudenti come polli.
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe molto da ridere. Personalmente ho trovato vergognosa di più la campagna a base di selfie di gente che si vantava di non conoscere il Vangelo. La dice lunga…
Tolta la sacrosanta indignazione che il fatto (se fosse realmente accaduto) avrebbe suscitato, a me indigna molto più lo pseudo-orgoglio con cui questi fanatici dei dis-valori della modernità si affrettano a rivendicare l’ignoranza del Vangelo. Nella Nazione che ha dato cittadinanza al Cristianesimo, è un ennesimo segno che i veri tempi bui sono quelli che stiamo vivendo ora.
“Essi vollero le tenebre piuttosto che la Luce…”
La dice lunga su quanto sia attendibile oggi certo “giornalismo” (anche ad “alti livelli”) e quanto si manovrabile il “popolo bue” (anche ad “alti” livelli) e di come una bufala anche quando si dimostra tale, rimane “verità” a lungo grazie alle amplificazioni della “rete” a tuti i livelli…
“Sono i media bellezza!” (cit.)
Resta comunque il fatto che questi slogan “virali” durano una giornata o meno. Fino al prossimo slogan “virale”. L’esatto opposto di un qualsiasi modo di pensare: azione-reazione, nulla di più. In pratica, si è in preda a delle reazioni emotive dirette da altri. Che squallore!
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