All’inizio era un esperimento o poco più. Qualcuno forse già sognava in grande, ma si sa: i sognatori, spesso, scambiano la realtà che hanno davanti con quella che hanno in mente. A coloro che hanno scelto di promuovere le Sentinelle in Piedi va invece riconosciuto di non aver fatto questo grave errore e, anzi, di aver saputo vedere una realtà concretissima anche se sistematicamente (volutamente?) ignorata dai media: la realtà delle persone di buon senso, quelle non invitate nei talk show né al matrimonio di George Clooney ma che poi mandano avanti il Paese sia demograficamente che economicamente, generando figli e producendo ricchezza.
Sono le persone che pensano che riconoscere la famiglia solo fra un uomo ed una donna sposati non significhi istigare al linciaggio delle persone omosessuali ma omaggiare la realtà, che ribadire che ad ogni bambino spettino padre e madre non equivalga a sacrificare la centralità dell’affetto per modelli educativi ancestrali ma a difendere un diritto inalienabile, che se Platone (Leggi, 836 B), Aristotele (Etica Nicomachea, 1148b 24-30) e Paolo di Tarso (1 Cor 6,9-10) non stravedevano per gli atti omosessuali non era per odio verso qualcuno bensì per conformità ad un’idea di ordine naturale verso la quale è più che lecito il dissenso, ma che non rappresenta omofobia.
Le Sentinelle in Piedi che domani, 5 ottobre 2014, veglieranno nelle piazze di cento città italiane, dunque, non auspicano il ritorno dell’Inquisizione: chiedono solo di non essere a loro volta inquisite per i valori che testimoniano. Che poi, a dirla tutta, son pure valori laici dato che a definire la famiglia «società naturale fondata sul matrimonio» è la Costituzione, non la Bibbia. Curioso, fra l’altro, è vedere come i Padri Costituenti, che non erano affatto tutti cattolici, con riferimento alla famiglia, nella nostra Carta, abbiano scelto di scomodare proprio questo termine: «naturale». Fossero vivi probabilmente ci sarebbero pure loro, domani, a portare in piazza la ragione.

Questo stare in piedi nelle piazze in silenzio, fermi mi fa pensare ad una certa resistenza, chiusura cocciuta. Ognuno ha il diritto di pensarla diversamente ma, non è che la scelta del silenzio nasconde la paura del confronto? Il timore di cercare parole nuove per dire il bisogno di molti di esserci per quello che sono? Perché non parlare, non mettere a tema, non aprire la ragione alle domande? Partire dal Vangelo significa forse attraversare le domande, accogliere le situazioni cosiddette “irregolari”, condividere e percorrere fino in fondo le periferie. Partire dal Vangelo significa forse accettare di spezzare il pane della speranza e della carità con chi fa più difficoltà, con chi si trova ai bordi delle strade più battute e provare a pensare insieme possibilità di percorsi di queste strade anche per loro e con loro. Con chi “non manda avanti il paese”, come dici tu. Nel Vangelo prende vita Uno che accoglieva prostitute, peccatori e storpi. Uno che non scagliava la pietra contro nessuno, pur essendo Lui la Verità. Allora invece che rimanere in piazza, fermi e silenziosi, perché non guardarci negli occhi, con il desiderio dialogante di costruire insieme ponti e non muri? Il sinodo di questi giorni è e vuol essere (per sua natura intrinseca) proprio questo camminare insieme. E’ il tempo della scelta coraggiosa, della fraternità che nasce dall’accogliere un Dio a cui non fa schifo farsi uomo e che mi offre se stesso e mi chiede di entrare in una relazione nuova con Lui talmente forte da poter cambiare la mia relazione con gli altri. E’ il tempo dell’amore gratuito, del perdono offerto perché ricevuto, del servizio che sostituisce il potere, della condivisione generosa che prende il posto del possesso sfrenato, della giustizia che nasce dalla misericordia. E’ il tempo del Regno. Qui stanno le vere “sentinelle”: coloro che scrutano i segni dei tempi e indicano la direzione del Regno con fiducia e coraggio, e non corrono a chiudere porte, a innalzare bastioni, ma invitano ad entrare senza paura alla festa del Regno. Concludo, chi crede di stare in piedi badi di non cadere diceva san Paolo.