Il progressivo rallentamento delle nascite in Italia, quantificato dal Censis in qualcosa come 62.000 nati in meno all’anno dall’inizio della crisi, inizia ad allarmare ed il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, assicura di voler «studiare il declino della fertilità e le sue cause». Pur consapevoli della complessità del problema – e certi che il Ministro potrà avvalersi della consulenza di esperti ben più autorevoli – ci permettiamo, nella speranza di offrire un contributo utile e ricorrendo ad una sintesi estrema, di svolgere alcune considerazioni di carattere generale rispetto ad un argomento decisivo per il futuro anche se sovente affrontato con una superficialità che impedisce di spingersi oltre ad una mera lettura dei dati delle statistiche. La prima considerazione è che non esiste un rapporto causale fra crisi economica ed inverno demografico: molti lo credono, ma si tratta di un legame valido solo indirettamente. Se cioè nascono sempre meno bambini è anche in conseguenza della recessione economica, ma il precariato e l’impoverimento – per quanto evidenti e purtroppo drammatici – non bastano a descrivere lo scenario attuale.
Lo mostra in modo chiaro l’esempio della Germania che, pur essendo interessata dalla crisi in misura decisamente più leggera rispetto all’Italia, come Paese sconta una denatalità ancora più grave: 8,4 bebè ogni mille abitanti per il 2012, perfino peggio degli 8,5 registrati da noi. Se si vuole spiegare la denatalità, insomma, la crisi non basta. E non bastano neppure – seconda considerazione – elementi quali l’occupazione femminile o gli asili nido. Lo spiega bene lo statistico Roberto Volpi quando ricorda il sorprendente caso dell’«Emilia Romagna, già dalla fine degli anni Sessanta all’avanguardia fra tutte le regioni italiane con un indice di posti-nido ogni cento bambini migliore di quello europeo, il cento per cento di posti nelle scuole materne e un’occupazione femminile di livello europeo». Ebbene, nel pieno degli anni Novanta, dall’alto di questi record, in Emilia Romagna si è assistito – continua Volpi – «al precipitare delle nascite di anno in anno fino all’inconsistenza di 0,9 figli per donne […] record nel mondo ancora ineguagliato» (Il Foglio, 28/10/2010, p. III). Né la crisi in particolare né, in generale, la dimensione economica bastano a spiegare la stagnazione riproduttiva europea.
Il discorso sulle origini delle denatalità diventa invece più lineare – terza considerazione – se si esamina la crisi del matrimonio, che non è stata meno drammatica, anzi, di quella delle culle vuote: fra il 1970 ed il 2009 nel Regno Unito sono passati da 8,5 matrimoni ogni 1000 abitanti a 4,4, in Francia dai 7,8 ai 4,0, in Germania dai 7,4 ai 4,6, in Italia dai 7,3 ai 3,6. Non è dunque ragionevole ipotizzare che nascono meno figli anche perché ci si sposa meno e ci si sposa meno perché manca la fiducia nell’istituto e, prima ancora, quella nel futuro che l’unione indissolubile sigilla? Il problema delle “culle vuote” – certamente cronicizzato dal divorzio e dalla contraccezione – non potrebbe essere dunque anzitutto di origine antropologica e spirituale? Ci rendiamo conto che oggi la dimensione religiosa appaia poco interessante, ma se ci fermassimo «al tabagismo, a fattori ambientali, a malattie professionali e non», come detto dal Ministro, scopriremmo qualcosa in più solo sull’infertilità; infertilità che però, come l’economia, spiega solo in parte l’inverno demografico. Senza dimenticare che alla denatalità europea concorre anche l’aborto volontario che, praticato in Europa una volta ogni 11 secondi, restringe di molto il numero dei nati. Ma questo, come la crisi religiosa, è un altro tema proibito.
Giuliano Guzzo
Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon
Pingback: Le vere cause della denatalità | Infodirilievo
Pingback: Culle vuote? Non è solo un problema economico e di asili. Perché nessuno affronta i “temi proibiti”? | Delusi dal Bamboo News Sharing
Pingback: Denatalità: non basta la crisi a spiegarla - Notizie Pro Vita
caro giuliano
hai perfettamente ragione a dire che la crisi economica, pur con tutta la sua pesantezza, non basta a spiegare il fenomeno delle culle vuote; fai bene a citare ciò che avviene in germania. però nemmeno la trasformazione dei simboli, degli istituti e dei valori della società può altrettanto bastare a spiegare questo fenomeno: ad esempio in francia, paese in cui sono nati e sviluppati (dal ’68 in avanti) il femminismo, la contestazione e la rivoluzione dei costumi soprattutto sessuali, è nettamente tutt’oggi il paese con il maggior tasso di fertilità tra i grandi paesi euopei (vd eurostat http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/submitViewTableAction.do).
ciò non toglie caro giuliano che manca assolutamente consapevolezza del fatto che il problema n. 1 del popolo italiano e dell’italia è la sua crisi demografica: tutto il resto, disoccupazione, debito pubblico, etc… sono problemi di secondaria importanza….il popolo italiano sta invecchiando a una velkocità impressionante; il numero dei neonati scende continuamente; gli immigrati stranieri non crwscono più e in certe regioni stanno diminuendo…..
ILPOPOLO ITALIANO SI STA SUICIDANDO: QUALCUNO LO HA CAPITO???????
ti prego, continua scrivere nel tuo sito di questo tumore che ci sta divorando.
se vuoi contattami ho molto altro materiale da esporti.
marco
Il commento che mi precede parla dell’andamento demografico della.Francia, che come tutti sanno é il paese più fecondo con il tasso di 2,1 figli per donna. Io credo che lì i livelli di fecondità siano elevati grazie ai mlioni di maghrebini e subsahariani che popolano il paese – molti dei quali naturalizzati per ius soli – il cui tasso di riproduzione é il doppio, se non il triplo, di quello dei francesi di ceppo europeo, che hanno valori simili o vicini a quelli nostri, ma é chiaro che l’INSEE nega questo dato. Dunque non invidio affatto l’elevata natalità francese, se a questa contribuiscono arabi e africani.
Semmai dovremmo prendere come riferimento l’Irlanda, che é un paese cattolico come Italia e Francia, non ha molti immigrati sul proprio territorio, e il suo tasso di fecondità é superiore anche a quello francese.
Quindi il problema, più che la denatalità dell’Italia in generale, é quello della denatalità della popolazione autoctona, cioè di noi italiani. Se noi italiani ci estinguiamo può il nostro paese definirsi in futuro ancora Italia?
Comunque, il problema della crisi economica c’é ma non è la causa della nostra crisi demografica, visto che questa dura da 35 anni, guardacaso dopo la legalizzazione dell’aborto nel 1978 con la famigerata legge 194, che ha trasformato la pratica degli aborti clandestini non solo come legale, ma da fenomeno circoscritto a fenomeno di massa. É come se si legalizzasse l’uso della cocaina, in cui é chiaro che così facendo aumentano i tossicodipendenti.
C’è innanzitutto un problema di crisi valoriale della nostra società, avviatasi col Sessantotto, e che oggi é spaventosa, e poi vi é la responsabilità dello stato italiano che col suo sistema fiscale vessatorio, non mette nelle condizioni le coppie di generare in maniera spensierata quanti figli vogliono, ma anzi di costringere chi vuole una discendenza numerosa ad avere un solo figlio o al massimo due.
Ognuno é libero di mettere al mondo quanti figli vuole, sia di generarne uno solo o di generarne 10, il problema é che ai primi gli si consente (giustamente) di fare così, invece ai secondi gli si impedisce (ingiustamente) di fare così, e se lo fanno vengono condannati alla miseria, ed é una vergogna che non é degna di un paese civile.
Ma perché tutti questi allarmismi ? Se la popolazione italiana si riduce cosa c’è di male ? Scusate ma quanto eravamo solo 20 o 40 milioni si stava tanto male ? Infine se un figlio lo fa solo chi veramente lo desidera non è meglio piuttosto che mettere al mondo degli infelici non desiderati ma figli del caso ?
Quasi un anno dopo vorrei, se mi è permesso, criticare favorevolmente il tuo intervento, in base a questi fatti:
1) la popolazione dell’Italia è sempre andata crescendo, mai diminuendo
2) anche secondo gli ultimi dati è ancora in crescita, non in calo. Inoltre attorno al 1890, in un periodo di forte flusso emigratorio, gli italiani erano la metà di oggi, e non mi risulta che allora si paventasse il problema della sottopopolazione.
Vanno inoltre ricordati i problemi del consumo del territorio, del dissesto idro-geologico, della depauperazione dei mari, del deficit energetico, della cementificazione delle coste ecc.
Infine, se la base della piramide demografica dovesse riallargarsi, il problema del finanziamento delle pensioni sarebbe risolto per il momento ma si riproporrebbe, aggravato, alle prossima generazioni.
Pingback: Le vere cause della denatalità - NonLoSai.it
Tra le cause della natalità c’è anche la medicina difensivistica. Ogni anno decine di migliaia di bambini, perfettamente sani, vengono abortiti, perché sospettati di non esserlo, solo al fine di cautelarsi dal rischio naturale. Posto qui il video della morte di Gabriella Cipolletta, la ragazza morta per intervento di aborto, a cui si sottopose per un cura con antimicotici senza sapere di essere incinta
http://www.youtube.com/watch?v=U-Qm384NabE&sns=em e per contraltare la testimonianza di Carla, pure indirizzata all’aborto dal suo ginecologo per antimicotici, assunti senza sapere di essere incinta, e salvata dal Telefono Rosso
http://www.gravidanzafelice.com/nuovo/2011/07/08/fluconazolo-senza-sapere-di-essere-gia-in-gravidanza-tranquillizzata-dal-telefono-rosso/
Concordo pienamente sulla medicina! Ma secondo me dipende dove e in quale struttura sanitaria ti trovi. Dipende dal equipe medico prontezza e professionalità. Io ho l’esperienza con la clinica estera del prof Feskov e sarò sincera sono ottimi specialisti nel proprio campo.