Erano tutti in trincea armati e affamati, faceva freddo e ciascuno aveva la piena consapevolezza di poter morire presto. Eppure sul fronte occidentale, fra Francia e Belgio, la notte di Natale 1914 – dunque a Guerra Mondiale iniziata – accadde qualcosa. Qualcosa di surreale e commovente, incredibile e bellissimo: ci fu una tregua. I due eserciti, quello inglese e quello tedesco, non solo deposero le armi ma uscirono a poco a poco allo scoperto per condividere assieme il giorno di Natale. Con divise ed obbiettivi militari opposti, ma il medesimo desiderio di fraternità.
«Ciò che è avvenuto – riferì un soldato inglese scrivendo alla sorella – è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei […] Quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi […] Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: ‘notte silente, notte santa’».
Oltre a cantare, i soldati dei due eserciti fumarono, scherzarono e si scambiarono doni. Secondo una suggestiva ricostruzione – che ha ispirato Joyeux Noël (2005), una bella pellicola di Christian Carion – in un’area del fronte sbucò un pallone da calcio e fra scozzesi e sassoni, nei metri che separavano le due trincee, venne organizzata perfino una partita che si concluse, pare, con la vittoria dei tedeschi per 3 a 2. Quell’evento, che gli storici sono soliti chiamare «la tregua di Natale», fu così spiazzante che gli alti ufficiali di entrambi gli schieramenti, impreparati a tanto e colti evidentemente di sorpresa, si adoperarono, occultandolo, per farlo dimenticare in fretta.
Infatti, benché il giorno dopo inglesi e tedeschi fossero rientrati nelle rispettive trincee obbedienti ai loro ruoli, nessuno doveva sapere l’accaduto: «la tregua di Natale» doveva essere dimenticata in fretta. Altrimenti l’idea che la Guerra fosse – e sia tutt’oggi – una follia benché talvolta lastricata di epici atti di eroismo, si sarebbe diffusa. Il caso ha però voluto che, grazie agli archivi militari, a lettere, diari e perfino a immagini fotografiche, la memoria della «tregua di Natale» non solo non si sia offuscata, ma sia riemersa dal passato. Come una storia incredibile ma vera; come un miracolo; come una prova della meraviglia che la nascita di Gesù, se sentita veramente, può a sua volta far nascere.
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Molto bello. Ti segnalo un articolo sullo stesso argomento:
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?id=1856218&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Fratelli%20nel%201°%20anno%20di%20guerra
«La stessa condivisione della sofferenza avvicina i cuori, fa scomparire l’odio e fa nascere la simpatia tra persone diverse e perfino nemiche. Chi nega ciò non capisce nulla della psicologia umana.»
Allora erano i tempi che il cristianesimo era molto sentito, quindi anche in tempo di guerra il pensiero era spesso rivolto a ns. Signore Gesù Cristo. Era Lui soprattutto la ns. forza interiore per andare avanti sopportando con pazienza tutto quanto ci arrivava di brutto dalla vita. Oggi ci appoggiamo a mode a tendenze che si trasformano poi in cultura deviata, dimenticandoci che Dio è sommamente misericordioso e pronto a ascoltarci e aiutarci, In breve oggi nel mondo l’ateismo va sempre più espandendosi, purtroppo.