Ieri è ricorsa la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra ogni anno il 20 novembre, data in cui, nel 1989, venne approvata la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Con l’occasione si è tornati giustamente a riflettere sulle condizioni, spesso critiche, nelle quali ancora oggi molti bambini si trovano a vivere. Ci si è però dimenticati – anche se la cosa purtroppo non sorprende – di estendere l’attenzione alla categoria di bambini maggiormente umiliati nella loro dignità di esseri umani, vale a dire i bambini non nati. Si è cioè parlato del bambino al quale non è assicurato il diritto all’istruzione, all’educazione, a crescere in un ambiente familiare adeguato, mentre del bambino al quale viene impedito di nascere si è preferito tacere.
Naturalmente la dimenticanza non è causale bensì funzionale alla censura sistematica che avvolge il tema dell’aborto procurato e della fecondazione extracorporea, due pratiche consentite dalla quasi totalità delle legislazioni considerate evolute e che cagionano, nell’indifferenza generale, il sacrificio di svariate decine di milioni di bambini all’anno in tutto il pianeta. Si perpetua così l’assurdo strabismo per cui è sacrosanto occuparsi del bambino solo una volta nato (meglio ancora se nato sano) mentre a quello non nato – benché sia qualcuno che, nel grembo materno, ha già sviluppato una vita relazionale (Neuroendocrinology Letters. 2001; 22:295–304) fatta di ritmi giorno-notte (Semin Perinatol. 2001;25(6):363-70), di riconoscimento dei profumi (Clin Perinatol. 2004;31(2):261-85) e di memoria (Acta Paediatr Suppl. 1996;416:16-20; Neuroreport.2005;16(1):81-4) – è consigliabile non prestare troppa attenzione.
Altrimenti si corre il rischio di passare come coloro che non si sono rassegnati alla negazione del diritto alla vita. Come coloro che vengono apostrofati quali medievali anche se la depenalizzazione dell’aborto volontario è stata anzitutto idea novecentesca, per la precisione nazionalsocialista e comunista. Come coloro che, senza rinunciare a mezzi di protesta pacifici, non si daranno pace finché la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza non sarà più quella ricorrenza un po’ amara e molto ipocrita che, purtroppo, continua ad essere.

Purtroppo è come dire allo stato in cui siamo, ormai non si torna più indietro. Adesso il mono va così e bisogna accettarlo così come sta girando ora. A questo punto nessuno se la sente più di predicare che l’aborto è uccidere il bambino che si ha in grembo, è accettato dalle Istituzione ,va bene così, si può fare e lo si fa. Certo è sbagliato rassegnarsi a questo stato di cose per la Chiesa i cattolici, ma quale è il rimedio? A chi compete dia una risposta.
Non credo sia sbagliato accettare Tito questo ‘per la Chiesa e per i cattolici’, ma per chiunque abbia una coscienza ben formata e la capacita di ragionare senza pregiudizi. La battaglia per la vita non conosce religione.
Detto questo, io stessa spesso mi faccio prendere dallo sconforto ma penso che anche un solo bambino in piu sottratto alla morte, una sola madre che dice si al proprio figlio invece che dire no, è una vittoria inestimabile.
L’ha ribloggato su Busecae ha commentato:
Il tema dell’aborto e della soppressione di una vita nascente è sempre fonte di scandalo e di reazioni viscerali, perché letteralmente si parla del corpo delle persone.
Qui Giuliano ci propone alcuni studi scientifici che lasciano supporre che il bambino ancora prima di nascere sia già una persona, con emozioni, memoria e l’emergere dell’autocoscienza e dell’intelligenza.
Bazzicando su Tumblr mi intristisce profondamente leggere di tante e tante ragazze che parlano apertamente di “parassita” quando parlano di bimbi nel grembo materno.
Parlano di procreazione responsabile e snocciolano i dati statunitensi sui bambini negli orfanotrofi, nelle case famiglia eccetera, oppure si lanciano in anatemi sulla perdita della libertà che un figlio darebbe.
Io di figli ne ho e come io da piccolo ho avuto la fortuna di avere una mamma ed un papà che mi hanno voluto bene e mi hanno cresciuto, così anche io sento il desiderio di accogliere e volere il bene dei bimbi che ho la fortuna di accompagnare e fare crescere.
Sapete c’era un cretino che suggeriva di fare agli altri quello che vorreste sia fatto a voi: che i miei genitori mi desiderassero prima di concepirmi non ha molta importanza. Il gesto di amore è stato accogliermo dopo il concepimento.
A me pare che a queste ragazze che hanno orrore della maternità manchi la capacità di amare senza contraccambi. Piuttosto danno l’impressione di considerare il loro proprio stesso corpo come un oggetto. Ne parlano come di uno strumento da gestire, il più delle volte da usare per procurarsi piacere.
Certo fare l’amore dà piacere – non sarò certo io a darvi spiegazioni sulle relazioni tra piacere sessuale, evoluzione, successo della specie e via discorrendo. Ma considerare il corpo come una mera fonte di piacere è una mercificazione di sè stessi/e.
Se non hanno il desiderio di accogliere una vita nascente potrebbero iniziare con l’usare il cervello e riconoscere che se un bimbo è stato concepito nonostante abbiano usato anticoncezionali rispondere con un gesto di amore per chi non ha scelto di essere generato potrebbe essere un grande atto di bontà.
La capacità di dare la vita ad una persona è un superpotere meraviglioso che terrorizza queste ragazze. Hanno paura di sè stesse, hanno paura del proprio corpo.
La rabbia che hanno dentro, l’arrabiatura che stilla dai loro scritti delle votle mi fà rabbia, delle volte mi fà pena; dovrebbe invece suscitare compassione,