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A prescindere dall’esito delle urne, un fatto è certo: il centrodestra non perderà le elezioni. Non è detto che le vinca, tutt’altro. Però non le perderà e, in un certo senso, si può dire le abbia già vinte. Perché? Semplice: solo una manciata di settimane fa – causa molteplici scandali estivi e non, protagonisti i vari Trota e Fiorito –  era dato per defunto, scavalcato nei sondaggi pure da Grillo, e invece ora sembra potersi contendere la possibilità di un testa a testa col centrosinistra. Una rimonta di consenso incredibile, ma con cause ben definite. Quattro almeno, due delle quali esterne, ascrivibili cioè allo schieramento centrosinistra: Matteo Renzi e il caso Mps.

Se le primarie avessero premiato il sindaco di Firenze, infatti, alle elezioni non ci sarebbe stata storia. Solo io conosco decine di convinti elettori di centrodestra che si sono recati alle primarie altrui per sostenere Renzi: e non certo per sabotare il centrosinistra, bensì per sincera ammirazione nei confronti dell’enfant prodige della nostra politica che, non fosse stato inviso alla vecchia guardia del Pd, ora sarebbe già virtualmente premier. L’altro errore del centrosinistra, invece, è il caso Mps: le eventuali responsabilità politiche dello scandalo sono tutte da accertare, ma è evidente come Bersani ed i suoi, sin dall’inizio, avrebbero potuto affrontare in modo più lineare tutta la questione.

Venendo ai punti di forza del centrodestra, sono anch’essi due: il primo è Berlusconi e non tanto la sua inclinazione a “fare promesse” quanto, invece, la sua abilità comunicativa: ciò che lui propone – ha notato il sociologo Luca Ricolfi, non certo berlusconiano – lo sanno tutti, mentre invece i contenuti di Bersani e Monti, quali che siano, vengono sempre eclissati da voci su possibili alleanze che loro stessi, maldestramente, alimentano. La seconda trovata vincente dello schieramento guidato dal Cav è l’aver puntato tutto, da subito, sull’Imu sulla prima casa: in assoluto l’imposta più detestata, in assoluto quella su cui è più astuto insistere. Prova ne è che perfino il premier uscente, che l’ha voluta ed introdotta, ora parla di “rimodularla”.

Come finirà? Allo stato attuale è impossibile dirlo. Ciò che rileva, dicevamo all’inizio, è che per l’ennesima volta il centrosinistra rischia di perdere ciò che era già suo mentre al centrodestra, ancora una volta, può riuscire l’impresa di un testa a testa, che sarebbe il secondo successo dopo quello – ormai riconosciuto da chiunque – di una rimonta record. Anche se vincerà, Bersani avrà quindi poco ossigeno con la conseguente necessità di aprire a Monti, rischiando di ritrovarsi alla guida di una maggioranza impossibile. Nel frattempo, partendo da una base di consenso ripristinata, a destra potrebbero chiedere presto nuove elezioni che, stavolta, li vedrebbero favoriti. Per questo, anche se perderà, Berlusconi avrà comunque vinto.