Quali sono i contenuti del consenso informato che viene presentato alle coppie che ricorrono alla provetta? In che modo vengono osservate le disposizioni della Legge 40/2004, che obbliga ad informare «in maniera dettagliata» le coppie che accedono alle tecniche di fecondazione extracorporea «sui problemi bioetici e sui possibili effetti collaterali sanitari e psicologici conseguenti» (art. 6, comma 1) a queste tecniche? Lo possiamo vedere attraverso la lettura del modello di questo documento, o almeno di quello che viene utilizzato in provincia di Trento. Ne riportiamo il testo così come diffuso dall’Assessore alla Sanità:
«Siamo stati informati del fatto che tutte le procedure mediche, e quindi anche quelle della terapia per la sterilità, possono – nonostante la massima cura ed attenzione nella loro pratica – presentare complicazioni o effetti collaterali:
* Sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS): la stimolazione ovarica per la crescita follicolare necessita di una terapia ormonale a cui talvolta la paziente può reagire eccessivamente portando a una iperstimolazione delle ovaie stesse che determina, in casi estremi, raccolta di liquido in addome, dolori addominali anche intensi ed eventualmente alterazioni della coagulazione. Raramente può essere necessario il ricovero ospedaliero. Sono descritti, seppure eccezionali, anche quadri che possono implicare un pericolo per la vita.
* In casi molto rari la stimolazione ormonale può portare alla formazione di grosse cisti ovariche che possono rompersi e portare a sanguinamento intra-addominale o determinare una torsione dell’ovaio, evenienza che può rendere necessario un intervento chirurgico.
* La somministrazione di farmaci può portare talora a reazioni collaterali quali vampate di calore, cefalea, eruzioni cutanee, talvolta reazioni allergiche gravi in soggetti predisposti.
* Durante l’aspirazione follicolare ecoguidata possono raramente aversi complicazioni quali lesioni di vasi o di organi vicini (intestino, vescica) che possono talvolta rendere necessaria una terapia medica o un intervento chirurgico.
* Non si può escludere l’insorgenza di gravidanze multiple, gravidanze extrauterine o aborti. Malattie preesistenti possono aggravarsi, soprattutto in seguito a gravidanze multiple.
• Non si possono escludere malformazioni fetali, anche se i dati della letteratura confermano che il numero di malformazioni fetali registrate in seguito a tecniche di PMA è del tutto simile a quello riscontrato tra le gravidanze instauratesi per via naturale. Le gravidanze multiple, tuttavia, possono comportare lesioni fetali congenite dovute per lo più alla prematurità del parto» [1].
Ora, un’attenta lettura di questi tratti di consenso informato non può non rilevare diversi aspetti critici. A partire dall’espressione «del tutto simile», con riferimento al rischio di «malformazioni fetali registrate in seguito a tecniche di PMA» rispetto a quello dei bambini nati da gravidanze naturali; espressione quanto meno imprecisa e sconfessata perfino dall’Assessore alla Sanità della Provincia di Trento che, corrispondendo ad una interrogazione sul tema, ha precisato che tra i nati in seguito a tecniche di PMA, rispetto agli altri nati, si verifica un «leggero aumento di malformazioni» [2]. Non solo: vi sono numerosi riscontri scientifici che dimostrano come questo «aumento di malformazioni» tra i nati in seguito a tecniche di PMA vi sia.
Si pensi ad esempio al un recente studio nel quale – esaminando i dati relativi a 6.100 nascite avvenute in Australia meridionale a seguito di tecniche di procreazione assistita a 300.000 nascite avvenute per concepimento naturale – si è messo in luce come il rischio di malformazioni fetali con gravidanze naturali sia del 5,8% mentre i per bambini nati in seguito a procreazione assistita è dell’8,3% [3]. L’attendibilità di questo studio – ripreso anche da una rivista insospettabile di pregiudizi antiscientifici come il settimanale L’Espresso [4] – è tale per cui la domanda sorge spontanea: come mai alle coppie che ricorrono alle fecondazione extracorporea, per quanto riguarda il rischio di malformazioni fetali registrate in seguito a tecniche di PMA, viene detto che questo è «del tutto simile» a quello delle gravidanze naturali quando invece non è così? Mistero.
Nel modulo di consenso informato che abbiamo riportato, inoltre, non si fa il benché minimo accenno al rischio di parti prematuri, che pure – secondo quanto emerge dai dati forniti dall’Assessore alla Sanità trentino – sono percentualmente in crescita: nel 2007 rappresentavano il 6,3% dei parti conseguenti ai trattamenti eseguiti al centro per la fecondazione assistita attivo in provincia di Trento, mentre nel 2010 sono stati il 21,1%: più che triplicati [5].
Altrettanto singolare è inoltre l’assenza, nel documento che viene sottoposto alle coppie che ricorrono a tecniche di PMA, della benché minima indicazione circa i più alti tassi di mortalità per le donne che fanno ricorso alla fecondazione extracorporea rispetto alle altre. E dire che, anche in questo caso, si tratta di un dato emerso da studi assai attendibili [6].
Per far luce su queste curiose anomalie e sulle possibili omissioni nel modulo di consenso informato per la fecondazione extracorporea, il consigliere provinciale trentino Pino Morandini, lo scorso mese di luglio, ha presentato un’apposita interrogazione – la n. 4894/XIV a risposta scritta – che doveva trovare risposta entro l’1 settembre [7]. Ebbene, oggi siamo quasi a metà novembre ma tutto, stranamente, tace [8].
A questo punto, in attesa che l’interrogazione di Morandini abbia finalmente (!) una risposta – e senza voler insinuare nulla contro niente e nessuno -, l’interrogativo è: siamo sicuri che le coppie che accedono alle tecniche di fecondazione extracorporea vengano informate non già genericamente bensì «in maniera dettagliata» – così come prescrive la Legge – sui «problemi bioetici e sui possibili effetti collaterali sanitari e psicologici conseguenti» a queste tecniche? Il dubbio, almeno il dubbio, francamente viene.
[1] Questi tratti di consenso informato sono stati pubblicamente diffusi dall’Assessore alla Sanità della Provincia di Trento in risposta all’Interrogazione n. 2837/XIV a risposta scritta (primo firmatario cons. Pino Morandini) http://www.consiglio.provincia.tn.it/documenti_pdf/idap_253487.pdf;; [2] Prot. n.48774/A032/S128/MIB/CT; [3] Cfr. Davies M.J – Moore V.M. – Willson K.J. – Van Essen P. – Priest K. – Scott H.- Haan E.A. M.B. – Chan A. (2012) Reproductive Technologies and the Risk of Birth Defects. «The New England Journal of Medicine»; 366:1803-1813; [4] Cfr. Manacorda E. Quanto rischia il mio bambino. «L’Espresso», 7/6/2012, p.111; [5] Cfr. Prot. n. A032/S128/382852CT; [6] Cfr. Braat D.D.M. – Schutte J.M. – Bernardus T.M. – Mooij T.M. – Van Leeuwen F.E. (2010) Maternal death related to IVF in the Netherlands 1984–2008 «Human Reproduction» 25 (7): 1782-1786; [7] Cfr. http://www.consiglio.provincia.tn.it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto_trov.it.asp?app=idap&pagetype=trov&at_id=262114&blank=N&ZID=2518580; [8] Ibidem..

Interessantissimo! Per quanto riguarda la maternità surrogata, ho trovato una legge ucraina tradotta in italiano. Consiglio a tutti di leggerlo. https://maternita-surrogata-centro.it/maternita_surrogata.pdf