I Carabinieri possono finalmente tirare un sospiro di sollievo perché a breve cesseranno di essere i protagonisti delle barzellette; al loro posto, infatti, finiranno i dipendenti di Equitalia i quali, ultimamente, stanno collezionando papere da record. L’ultima riguarda un atto di pignoramento ad un operaio. Con due dettagli: il pignoramento crediti ammonta a circa 300 mila euro – 306.234,26 per l’esattezza – e l’operaio in questione, il serbo Novica Raijc, è purtroppo disoccupato e il suo ultimo lavoro in regola risale al 2009, allorquando fece il lavapiatti per 24 giorni; per il resto, se l’è dovuta cavare con lavori occasionali da muratore e, appunto, da operaio [1].
Naturalmente l’interessato non ha mancato di chiedere spiegazioni ad Equitalia per l’atto di pignoramento, ovviamente rivelatosi un errore. Ora, non è nostra intenzione crocifiggere nessuno né tanto meno chiedere la testa di qualche funzionario, però il fatto che simili episodi accadano – e meno raramente di quanto si potrebbe credere – fa sorgere qualche dubbio sulle direttive vampiresche che lo Stato attua talora arrivando, pur di riscuotere, a bussare a casa di un disoccupato. Certo, quello di cui abbiamo riferito è senz’altro un caso limite. Tuttavia è indicativo di un diffuso modus operandi. Anche perché lo Stato, come in questo caso, può sbagliare nel chiedere un sacco di soldi ad un disoccupato, ma non sbaglia mai nel versante opposto, e cioè erogando altrettanto danaro a famiglie in difficoltà. Chissà perché.
[1] Cfr. Mognon A. Equitalia chiede 300 mila euro a un disoccupato. «Il Giornale di Vicenza», 11/8/2012, p. 17
