
Volete davvero stupire qualcuno che vi sta a cuore? Per Natale fategli pure un regalo, certo; ma soprattutto accompagnatelo con un bigliettino. Prendete cioè carta e penna e formulategli gli auguri per iscritto ricordandogli l’amicizia, la gratitudine, l’amore, insomma il sentimento che provate: scegliete voi. Però fatelo. Perché forse nulla è più controcorrente – nei tempi dell’effimero digitale e dell’on line come stile di vita – del restituire un po’ di concretezza all’affetto che si prova. Non conta la bellezza della vostra calligrafia, bensì – in questo caso davvero – il pensiero. Anche perché, per semplice che sia il vostro scrivere, esso renderà comunque leggibile la cosa più preziosa: la cura con cui avete inteso rivolgere un pensiero, un augurio, un bene dichiarato in modo chiaro al di là di acronimi, sigle, mezze frasi, emoticon. In un’epoca di finzioni e fake news, il bigliettino documenta sempre l’autentico.
Si può infatti regalare qualcosa per strategia o per convenienza, per tornaconto o per pro forma. Ma quasi mai – a maggior ragione visto che lo si fa sempre meno – si scrive un bigliettino se non ci si crede. In questo senso, davvero la bustina e il foglietto bianco costituiscono un test: se qualcuno ve li offre insieme ad un regalo, beh, potete scommetterci, sul fatto che quel qualcuno vi voglia bene veramente. Non solo: vuole che voi ve lo ricordiate. In effetti, un altro punto di forza del bigliettino è questo: sfida il tempo. Può accadere che un regalo ricevuto vada smarrito o rotto, ma viceversa – piccolo, leggero e capace com’è di starsene dentro un libro o una rivista – un bigliettino può sopravvivere per anni, se non decenni. E riemergere, un domani, dalle acque del passato riferendo, splendidamente intatto, lo stesso messaggio del Natale di tanti anni prima. Diffidate dalle apparenze, un bigliettino è tutto fuorché solo un bigliettino.
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