
Ho profondo rispetto per tutti quei milioni di italiani che si sono recati alle urne per i cinque referendum dell’8 e 9 giugno. Fatico invece ad averne, politicamente parlando, per i promotori di questo appuntamento che – nonostante un’affluenza attorno al 30%, e quindi un fallimento netto – continuano a voler rigirare la frittata. «È crisi democratica» (Maurizio Landini, autonominatosi garante della Repubblica italiana); «14 milioni di elettori dicono no a questo governo» (Elly Schlein, e i restanti 36 milioni di cittadini aventi diritto al voto pensi che simpatizzino per te?), «Io penso che sia un grande risultato» (Francesco Boccia, figurarsi cos’è per lui un cattivo risultato).
Sorvolerei poi sui cervelloni subito precipitatisi a spiegarci che però nelle grandi città i laureati hanno votato di più (si fanno già del male da soli con queste assurde analisi, non serve infierire), mentre sorvolare diventa impossibile sulla raccolta firme appena indetta dal comitato Basta quorum!, gente che ha un leggerissimo problema con la Costituzione italiana, con la democrazia e con i propri connazionali ma, anziché espatriare, preferisce provare a fare danni qui. Da questo punto di vista, suggerisco un modo per dare subito la cittadinanza italiana a molti stranieri: assegnargliela all’istante togliendola, in cambio, ai promotori del referendum appena falliti e ai fenomeni del comitato Basta quorum! La proposta mi pare equa.
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