
Da vittoria accarezzata può solo derivare una sconfitta amarissima e certamente tale è, quella al Roland Garros per Jannik Sinner, battuto dopo 5 ore e 29 di tennis spettacolare dallo spagnolo Carlos Alcaraz, ufficialmente la sua bestia nera. Tuttavia, sarebbe miope fermarsi a questo pur indiscutibile dato di fatto. Perché se da una da vittoria accarezzata può solo derivare una sconfitta amarissima, anche da una sconfitta amarissima, a volte, può arrivare qualcosa di bello; e questo qualcosa, paradossalmente, è qualcuno. E sì, è proprio lui, lo sconfitto: Jannik Sinner.
Duellante su un terreno dove non esprime il meglio del suo potenziale, reduce da una leggendaria sfida con Novak Djokovic, circondato da un pubblico vergognoso – e ciò nonostante più volte vicino alla vittoria (quei tre match point a me fanno male quasi come il rigore di Baggio a Usa ’94, figurarsi a lui, che difatti ha già ammesso: «Non dormirò molto stanotte») -, il numero uno al mondo ha perso il trofeo, vero. Ma non la compostezza, non la classe, non la signorilità. Perciò nel ranking che conta resti insuperabile Jannik. E stanotte provaci, a chiudere occhio. Gli dèi del tennis ti sorridono.
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